Oggi abbiano un ospite sul nostro sito, si tratta di Matteo Grimaldi, autore de La Famiglia X che è con noi per parlarci del suo libro.

Ciao Matteo, innanzitutto benvenuto, puoi presentarti ai nostri lettori?

Grazie! Sono un aquilano dalle grandi speranze che infilo nei miei romanzi. Vivo a Firenze da quattro anni e oltre a scrivere lavoro in una libreria. Vado pazzo per le buone letture, la cioccolata e la mia pianta di aloe, con cui parlo tutti i giorni.

Puoi presentare il tuo libro “La famiglia X”?

La famiglia X è la storia di Michael, un ragazzo di 13 anni che viene tolto alla sua famiglia naturale e affidato a Davide ed Enea, una coppia di giovani papà. Michael dovrà affrontare il cambiamento improvviso al quale le vicissitudini lo hanno costretto, e lo farà in compagnia di persone speciali, molte delle quali prima sconosciute. Mi piace l’idea che la vita se è vero che talvolta ti mette nei guai, è anche vero che se ti concentri scopri le luci che ti offre, le persone che mancavano e che la vita te la cambiano. La famiglia X è considerato un romanzo per giovani lettori, ma io credo che debba essere letto anche e soprattutto dagli adulti.

Come è nata questa idea di scrivere una storia con una famiglia con due papà?

In rete mi sono imbattuto in una testimonianza, quella di due mamme che raccontavano l’affido che avevano avuto, di un ragazzino che inizialmente non ne voleva sapere niente di loro. L’affido è un rapporto particolare, perché, per definizione, prima o poi termina. Non è come l’adozione. Mi colpì la forza di queste due ragazze pronte a donare sapendo che questo loro rapporto prima o poi sarebbe stato interrotto. L’evoluzione imprevedibile dei sentimenti che, nei mesi, ha fatto di loro tre una famiglia indissolubile. E allora ho letto tanto, ho conosciuto famiglie omogenitoriali, mi sono confrontato con psicologi e professionisti che lavorano con i bambini e ho deciso che questa era la storia da raccontare.

Sei molto attento alle tematiche di genere?

Mi interessano le storie forti, le emozioni estreme, la rabbia e l’ingiustizia di alcune storture sociali e della legge. Non necessariamente di genere. E credo fortemente nel potere della letteratura di colmare i vuoti attraverso la propria voce.

Vuoi approfondire questo argomento?

Ci sarebbe da dire molto sulle famiglie omogenitoriali e sui diritti che andrebbero riconosciuti prima di tutto ai loro bambini. Quello che voglio sottolineare è l’importanza di parlarne. Lo faccio quotidianamente sulla mia pagina attirando l’odio di chi rema contro. Ma non mi stanco, perché i diritti devono essere intoccabili e devono essere per tutti.

Parlaci dello scandalo Facebook. È vero che il tuo libro è stato censurato? E perché pensi che ciò sia accaduto?

Sì, un bel giorno mi sveglio e mi ritrovo tutti i contenuti della mia pagina bloccati, in particolare quelli legati al mio romanzo che, a causa di una segnalazione multipla da parte di gruppi omofobi che poi ho individuato, era stato categorizzato da Facebook come “prodotto per adulti dai contenuti sessualmente espliciti”, una totale assurdità considerato che, come ripeto, si tratta di un romanzo per ragazzi. E, cosa secondo me ancor più grave, Facebook ne aveva anche bloccato la vendita.

Hai ricevuto molto supporto in merito alla vicenda?

Moltissimo e inimmaginabile. Migliaia di condivisioni della copertina da parte dei lettori e dagli addetti ai lavori. Se ne è occupata la stampa e le radio. E, come succede spesso, la censura ha provocato l’effetto opposto: una divulgazione solidale e di massa. Mi sono sentito abbracciato da migliaia di persone in un momento in cui, per un istante, mi ero sentito solo al mondo e impotente.

Pensi che ci siano molte persone al giorno d’oggi a cui una storia come la tua può dare, in un certo senso fastidio?

Purtroppo sì, e non credevo così tanti. Lo vedo quotidianamente sulla mia pagina. Ma loro non hanno letto il mio libro, non so nemmeno se un libro l’hanno letto mai. Sono comunque una minoranza rispetto ai lettori che amano La famiglia X e il tipo di storia che racconta, e se ne occupano quotidianamente, consigliandolo, aiutandolo ad arrivare lontano.

Oltre a essere uno scrittore sei anche un lettore? Quali sono i tuoi autori preferiti italiani e stranieri?

Ho sempre un libro con me, e questa domanda è difficilissima. Ho amato la lettura e le storie con Stephen King. Mi ricordo le mie estati a Caporciano, un piccolo paese vicino L’Aquila, ingabbiato nelle atmosfere inquietanti di borghi governati da equilibri e personaggi terribili. Sono cresciuto con De Carlo, Baricco, Isabella Santacroce, Benni, e poi ho scoperto i classici da grande, e sono felice che sia andata così. Cime tempestose, Anna Karenina, Delitto e castigo, e lo straordinario mondo de I miserabili, ma dovrei citarne tanti altri.

Vorrei anche consigliare David Leavitt, i cui romanzi sono specchi della realtà: non ho trovato nessuno come lui capace di raccontare le sensazioni peggiori che in tal caso purtroppo dobbiamo provare. Anzi, uno sì, Philip Roth, un gigante. Pastorale Americana mi ha frantumato il cuore, come la notizia della sua morte. In questo periodo leggo molta letteratura per ragazzi. Adesso sto leggendo Fuorigioco a Berlino di Christian Antonini, una storia di amicizia e calcio in una Berlino segnata dalle divisioni. A chi vuole immergersi in un mondo, quello dei libri per ragazzi, spesso considerato di serie b, e invece straordinario, faccio un altro grande nome: Marie-Aude Murail, praticamente tutti i libri.

Un libro non tuo che ti senti di consigliare.

Uno che non ho citato prima, che però è in cima alla mia lista da anni: Stoner di John Williams. Un capolavoro di delicatezza e semplicità, una storia comune raccontata con una scrittura straordinaria che consente alle emozioni del protagonista di emergere e lasciare il segno. Leggetelo tutti!

I libri hanno davvero il potere di aprire la mente?

Certo che sì, i libri hanno il potere che ha l’acqua con la pietra. Agiscono lentamente, indisturbati negli anni, trasformando la nostra mente in una scultura straordinaria. Chi legge ha una marcia in più, ma forse anche due o tre. E si vede.

Tre buone ragioni perché il tuo libro dovrebbe essere letto.

Perché è una storia sincera; perché Michael è uno di quei protagonisti con cui ho stretto un rapporto d’amicizia indissolubile, e che non riesco a lasciare andare; e per riflettere su un tema che riguarda tutti: i sentimenti e i diritti.

Condividi un piccolo estratto del tuo libro.

Ok, condivido il momento in cui Michael incontra per la prima volta Davide ed Enea, in compagnia di Clara e Franco, i due assistenti sociali.

Apro la porta dell’ufficio. Dentro ci sono due tipi che parlano con Clara. Aspetterò il mio turno, penso, chiedo scusa e faccio per richiuderla, ma Franco la tiene aperta con la mano sul vetro.

«Allora, com’è andato il rientro a scuola?» domanda Clara sorridendomi.

«Sei su dieci».
Potrei raccontare molto di più se non mi sentissi accerchiato. E quei due mi fissano.

«Loro sono Enea e Davide».

Davide ha la pelle scura e un cespuglio di riccioli neri sulla testa. Sembra un egiziano. Tiene l’altro per la giacca e lo tira verso di me. Mi stringe la mano e mi dice: «Piacere di conoscerti Michael».

Poi si scansa e lascia spazio all’altro che alla stretta di mano aggiunge un mezzo inchino goffo.

«Enea e Davide sono tornati a stare a Girone. Enea ci aveva vissuto fino ai diciott’anni, poi è venuto a lavorare in città. Davide ha ristrutturato la casa, è un architetto».

«E vedessi com’è bella» interviene lui.

Enea si volta di scatto come per rimproverarlo di aver interrotto Clara, e lui fa una faccia buffa di scuse.

«Enea è laureato in matematica e adesso lavora in una banca».

Enea, che strano nome per un matematico laureato. Più Albert, Isaac, Alan, o Pitagora direi, che ancora non capisco se è il nome, il cognome, oppure il nome d’arte.

«OK, ma io perché sono stato portato qui? Si sa qualcosa dei miei genitori?»

L’espressione di Clara si incupisce.

«La tua mamma e il tuo papà stanno bene, Michael. Stanno seguendo un percorso molto duro che li aiuterà a rimettersi in sesto, e devono concentrarsi soltanto su questo. Hanno bisogno di tempo».

«Potrei restare dalla signora Guerra».

«Noi siamo molto grati alla signora Guerra, ma vorremmo che tu non ti sentissi un ospite. Così abbiamo pensato a una soluzione. Enea e Davide sono una coppia. Sono venuti un giorno da noi e ci hanno raccontato di quanto sarebbero felici di occuparsi di qualcuno che vive un periodo di difficoltà. Noi pensiamo che potresti trovarti molto bene con loro».

«E cosa ve lo fa pensare?»

«Perché li abbiamo conosciuti, Michael. E ti chiediamo di provarci anche tu».

Grazie di essere stato con noi e di averci permesso di conoscere te e la tua opera. Vuoi lasciare un ultimo messaggio ai nostri lettori?

Intanto grazie per essere arrivati alla fine di questa intervista! E poi vorrei invitare tutti a provare sempre ad andare oltre ciò che appare, perché talvolta è proprio là che stanno le cose più sincere. Grazie per l’ospitalità e buone tante letture a tutti!

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.