Quanto potrebbe resistere un uomo, se il destino decidesse di privarlo delle persone più care che ha al mondo? E, se ancora non bastasse,  il fato lo privasse persino del suo unico figlio, appena ritrovato?

Dopo aver perso suo figlio nel piano delle ombre, Antares Morningstar recupera la sua vera identità mettendosi alla ricerca degli amici di un tempo. Ricongiuntosi ad essi, spiegherà loro quello che è il suo ambizioso progetto, raggiungere la fonte del potere degli dei così da poter riportare in vita Altair e i suoi compagni. Ma sfidare gli dei non è cosa semplice. Oltretutto, un vecchio nemico che non aveva mai creduto alla sua morte è disposto a tutto pur di ripagare il suo vecchio rancore.

ca[1]Siamo brevi questa volta a proposito della trama, non perché non sia interessante, al contrario: è talmente ricca di sorprese che svelarvi troppo sarebbe un po’ come rovinarvi il piacere della lettura. Per chi se li fosse dimenticati, rivedremo in quest’ultimo volume, oltre ad Antares (ovviamente, per cui il titolo parla da solo), anche i sopravvissuti del primo capitolo, Marlon, Hunter ed Angel, tutti così differenti da quelli che erano stati in gioventù eppure allo stesso tempo così simili. Gli anni sono passati e molti hanno visto cadere le loro aspettative come castelli di sabbia.

C’è da dire che questo, almeno dal mio punto di vista, è il migliore fra i capitoli della trilogia. Forse anche perché il numero dei personaggi femminili è minore, e comunque le scene romance sono ridotte rispetto ai capitoli precedenti. Sicuramente è più introspettivo ecosa che, personalmente, fa valutare molto positivamente un’opera. Piacevole è anche rivedere i vecchi personaggi a cui qualcuno poteva essersi affezionato e notare come il tempo abbia agito su di loro. A parte questo, come già detto, la trama è ricca di sorprese, e oltre ai vecchi di personaggi ce ne saranno anche di nuovi. Eventi inaspettati e imprese alquanto ardue contro cui i protagonisti dovranno confrontarsi.
Il finale non poteva essere diverso da quello proposto: non vi dirò se è un lieto fine o meno, a voi il piacere di scoprirlo. Per quanto mi riguarda lo ritengo l’unico possibile, quello che meglio si adatta a tutti gli avvenimenti passato anche dei capitoli precedenti.

 

Come opera di lancio, dunque, La Chiamata del Destino si sviscera bene. Lari ha saputo creare il suo mondo, distribuire i suoi protagonisti alternandoli nel corso degli anni eppure senza mai dimenticarsi di nessuno di loro. Ognuno gioca la sua parte, ognuno ha il suo ruolo nella storia, i suoi dilemmi interiori da affrontare. Sicuramente è un fantasy per un pubblico giovane, che però rispecchia tutte le caratteristiche dell’avventura, appunto. Ha il suo schema di valori, e anche di controvalori se vogliamo dirlo, per quanto riguarda il gruppo dei cattivi. Ha i suoi insegnamenti, anche quelli.
Sicuramente l’amicizia è il sentimento che viene maggiormente messo in rilievo nel corso dell’opera o meglio dell’intera trilogia.

E detto questo abbiamo concluso conquanto c’era di relativo alla prima trilogia di Simone.  Il prossimo di cui andremo trattare sarà la saga di Nameless, anche queste giusta recentemente a conclusione, almeno nella prima parte 😉

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.