Attenzione: questo articolo contiene spoiler.Tuttavia può essere un pratico approccio per chi vuole affacciarsi al mondo di Lovecraft e vuole prendere visione a grandi linee di quello che troverà all’interno. Vi consigliamo, in ogni caso, la lettura dell’opera originale

 

I racconti del Necronomicon. Ediz. integrale di Howard P. Lovecraft

I racconti del Necronomicon. Ediz. integrale di Howard P. Lovecraft
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La città senza nome, titolo originale The Nameless City, è il primo dei racconti che concerne il Necronomicon, scritto nel 1921. si tratta di quello, dunque, che con molta probabilità ha dato inizio all’intero ciclo dei racconti che ne sono seguiti che hanno dato il via all’intero fenomeno legato al mondo di Lovecraft.

Essendo un racconto non abbiamo a che fare un un testo di una lunghezza eccessiva, tuttavia l’atmosfera che si respira all’interno di esso di certo non è di poco conto. Già fin dalle prime righe si comprende una certa sensazione di disagio del protagonista di avventurarsi all’interno della città stessa, tanto che evita appunto di raggiungerla nelle ore notturne e si premura di abbandonarla prima del calare della tenebre il suo primo giorno.

Recensione

Tutto il racconto è basato su una serie di sensazioni che il protagonista esprime e che sono favorite, tra l’altro da una narrazione in prima persona. Tuttavia la scoperta di alcuni templi e la curiosità, o meglio ancora, la sete di conoscenza verso quella strana cultura e quello strano popolo appena scoperto all’interno delle raffigurazioni gli fa dimenticare i sui primi timori e così, nonostante il calare delle tenebre si avventura di quello che sembra essere il più grande e il più profondo di quei templi. La visione da questo punto in poi diventa quasi claustrofobica, perfino per il lettore. Si sente il peso di quegli ambienti che si fanno sempre più stretti e sempre più bassi fino a costringere il protagonista a strisciare in alcuni punti.

Eppure, tuttavia, mano a mano che cresce il senso di angoscia cresce anche la curiosità perché ogni traccia lasciata da quel popolo senza nome, quel popolo dalla bocca di coccodrillo, la fronte larga e le mani artigliate, basso e tozzo che tuttavia pare possedere una conoscenza superiore a quella degli Egizi, nonostante sia molto più antico.

Eppure, nonostante ciò, le ultime pitture presenti all’interno del tempio cominciano a mostrare un lento declino di questo popolo e un lato assai brutale fino all’immagine di un uomo straziato dalle creature stesse. E questo è il punto in cui il climax di angoscia presente nel racconto subisce una rapida impennata fino al culmine finale, che però non descriveremo qui, e che è quello che poi tormenterà gli incubi del protagonista fino alla fine dei suoi giorni.

È probabile che questo racconto, essendo il primo e come abbiamo già detto nella nostra introduzione non doveva essere rivolto alla pubblicazione, risulta come una sorta di esperimento che si ritrova ad essere più che ben riuscito, sotto molto punti di vista.

È breve, certo, ma si parla appunto di racconti e non di romanzi e in ogni caso anche in queste poche pagine Lovecraft riesce magnificamente nel suo intendo di creare un certo senso di oppressione all’interno della mente del lettore che è lì, con il protagonista e voce narrante, in quei cunicoli stretti e bui, con una sola torcia a indicare la via, su quella scala ripida e stretta di fronte alla meraviglia, allo stupore, all’orrore…

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.