• di tipo salutista: la persona sceglie di non mangiare cibi che ritiene insalubri per il proprio organismo, per gli ormoni di cui è imbottita la carne, per il contenuto di grassi, colesterolo, quello che volete all’interno di tali alimenti;
  • di tipo etico: e cioè non vuole avere sulla coscienza la morte e la sofferenza di altri animali (non tutti nascono vegetariani o vegani per cui è presumibile che alcuni di loro abbiano mangiato carne in passato) perché ha rispetto per la vita in tutte le sue forme.

Prendiamo adesso in esame il secondo caso, perché è quello che più ci riguarda da vicino. Sappiamo che il mondo è bello perché è vario, sappiamo che per cultura, formazione, esperienze, personalità, le persone fanno diverse scelte di vita o si ritrovano anche con un modus pensanti(?) che non le accomuna sempre le une alle altre.

Dunque ora facciamoci un paio di domande.

  • Sappiamo che una persona di origine musulmana non può bere alcolici e non può mangiare maiale, lo invitereste mai a mangiare la porchetta?
  • Sappiamo che nella religione induista le mucche sono considerate sacre, gli offrireste mai a mangiare del vitello?
  • Come vi sentireste se vi invitassero a mangiare il vostro cane o il vostro gatto?

walk-in-my-shoes-vegan-coniglio-mA questo punto del discorso, se siete persone intelligenti dovreste già aver capito perché scrivere sotto la foto del coniglio del vostro amico “Sai che buono al forno con le patate” no, non lo farà ridere, e postare in una pagina vegani delle costolette di agnello nel periodo di Pasqua non renderà il vostro pene più grosso o le vostre tette più sode (ironia) farà di voi delle persone simpatiche, intelligenti o quel che credete di essere.

Detto ciò, abbiamo detto e abbiamo ripetuto che il vegano/vegetariano considera allo stesso livello ogni forma di vita, quindi sì, anche il vostro pollo, il coniglio, il capretto, il vitello e via dicendo. Per un vegano/vegetatiano sono tutti cuccioli e un cucciolo è in qualche modo un bambino. Così, come, spero tutti, si indignano quando leggono di un bambino maltrattato, ucciso, abusato, così ad altre persone può dare fastidio sapere che c’è un cucciolo, da qualche parte sta soffrendo perché lui debba mettersi della carne nel piatto.

E lo ripeto, ancora una volta, non sto parlando del vostro piatto, ma del suo, di quella persona che ha un tale affetto verso tali creature da detestare questo tipo di pensiero. E ribadiamo ancora, qui non sta parlando di un mondo utopico, dove tutti sono vegani, dove non c’è la guerra, dove non c’è fame, non c’è malattia e dove tutti sono felici e saltellano per i campi, si sta parlando semplicemente di rispetto e del fatto che prima di dire qualcosa a qualcuno, chiunque esso sia e qualunque tipo di scelta abbia fatto, e di qualunque argomento si stia parlando, forse, e dico forse, sarebbe il caso di mettersi a contare fino a dieci e pensare, quanto, quelle nostre parole possano ferire l’altro, quanto quel nostro comportamento possa andare a toccare delle corde nell’animo dell’altro e nella sua sensibilità.

Un principio, che ripeto può essere applicato a diverse situazioni e diverse condizioni e oggi ha avuto origine da questa riflessione, ma che ripetiamo ancora, possiamo vedere in altri campi della vita. Camminiamo nelle scarpe degli altri. Pensiamo agli effetti delle nostre parole, proviamo a guardare il mondo da una prospettiva diversa, prima di dire qualunque cose. E impariamo, per una volta anche a chiedere scusa, quando, effettivamente, ci rendiamo conto di essere stati un po’ indelicati.

*1: ovviamente si specifica che il voi in senso generico e non è certo riferito a chi non ha comportamenti di questo genere

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.