Titolo: Pestilentia

Autore: Stefano Mancini

Casa Editrice: Astro Edizioni

Genere: dark fantasy

Trama

Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere liberato. È l’inizio della fine.

Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti.

Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza. Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico appartenente alla razza dei gha’unt.

Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo all’oblio.

Recensione

“… i morti abbondavano. E il tanfo era insopportabile. Gli sembrò di riconoscere individui di tutte le età spogliati di ogni avere e di ogni indumento. I corpi, nudi e simili a cataste di carne frollata, mostravano il rossore dei bubboni e quello delle pustole.”

È la morte che viene descritta in tutta la sua micidiale crudezza. Oscura, sporca, umida e fredda, striscia nel mondo creato dall’autore, impadronendosi di ogni cosa. I morti paiono più dei vivi, e i vivi sono sul precipizio del baratro, già cadaveri ambulanti. Tutti rischiano di ammalarsi, la carestia avanza e la violenza dimora tra le strade infangate.

Pestilentia di Stefano Mancini zombie graffio

Foto di Telsche da Pixabay

È in questa tana della morte che si svolge la storia della ladra Shree, del giovane e timido Gleb, dell’impavido e tormentato cavaliere Eckhard, di padre Oberon e della magnificente Chiesa di Nergal, a cui il mondo intero deve la sopravvivenza.

Ricca e prosperosa, la Chiesa tiene a bada il popolo, macilento e affamato, solo con la futile promessa di essere scelti per entrare nelle grazie del Dio, il quale è l’unico a poter concedere la guarigione ai contagiati. Proprio quella stessa Chiesa che con tanto livore punta il dito contro i gha’unt, una razza sull’orlo dell’estinzione, a cui viene conferita tutta la colpa della diffusione della pestilenza. La stessa razza che vive ai margini, i cui componenti vengono tenuti come schiavi e garzoni.

È un mondo rovinato quello che vi attende tra queste pagine, un mondo che ha buttato via ogni speranza, che si mostra freddo e inospitale.

L’autore ha una grande capacità descrittiva, che spinge il lettore a immergersi nei suoi panorami cupi e senz’anima, nelle sue sanguinarie scene d’azione. Una descrizione appropriata di come potrebbe davvero presentarsi il mondo, se scoppiasse un’epidemia di tale portata, con la gente che diventa carnefice di se stessa, che perde ogni senso del limite quando sa che la morte è solo a pochi passi di distanza. E tra massacri, fughe nella foresta e intrighi di potere, tutto sembra perduto.

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