Dopo aver recensito Collezione Privata e Un carillon senza cuore, ci sembrava quasi d’obbligo intervistare Eveline Durand sul nostro portale. Eveline, e anche la sua casa editrice Delrai sono stati gentilissimi a rispondere subito alla nostra richiesta.

Buongiorno Eveline,
benvenuta sul nostro portale informativo. È un vero piacere averti qui per questa intervista in merito al tuo libro Collezione privata. Ecco le nostre domande per te.

Una storia steampunk, la tua, ma anche con elementi romance, fantasy, soprannaturali e gialli: è stato complicato creare il connubio perfetto tra questi diversi generi?

Ciao e grazie a Vampire’s Tears per avermi dedicato questo spazio.

In effetti, la prima stesura di Collezione privata includeva solo la storia d’amore tra Julian, cinico collezionista, e Stila, la sua musa ibernata. Partendo da questa idea, negli anni, ho sviluppato i personaggi secondari e le diverse sotto-trame, che hanno preso vita insieme alle creature del castello di Enoch. Possiamo dire che l’evoluzione in un genere ibrido è avvenuta gradualmente. La parte più difficile, per me, è stata la parte del mistero legato al professor Winthorpe. Un giallo è come un’operazione matematica: ogni incognita deve avere la sua soluzione.

Da cosa nasce il tuo amore per lo steampunk?

Sicuramente la mia passione per il genere è nata dai libri di Jules Verne e H.G. Wells. Al tempo stesso, ho sviluppato un amore incondizionato per l’epoca vittoriana, strettamente collegata all’ambientazione steampunk. Il fatto di essere una cosplayer e dunque di avere l’occasione di potermi trasformare nei miei personaggi preferiti, ha dato una mano.

Tra i numerosi personaggi che costellano la vicenda, ho provato immediata simpatia per la giovane Delia. La sua passione per la scrittura si ispira alla tua passione per la scrittura? È forse lei il personaggio che più ti somiglia?

Hai proprio colto nel segno. Delia è la piccola me, la ragazzina che girava con un quaderno sotto il braccio nei primi anni Novanta e trascorreva il tempo libero a costruire i suoi mondi. Ho iniziato, come lei, a scrivere racconti dell’orrore e poesie degne del più cupo decadentismo. Scrivere Anima di stagno, il seguito di Collezione privata, sviluppando la storia di Delia, per me è stato a dir poco catartico.

Passiamo a Julian, il protagonista principale della storia. Un uomo tormentato dal passato che riesce a trovare pace solo grazie al vero amore. Volevi forse comunicare ai lettori che talvolta l’amore ci salva anche da noi stessi?

Anche questa volta sei riuscita a capire il mio messaggio. Secondo me, una storia senza una qualche evoluzione del protagonista non è un buon romanzo. La crescita di Julian è lenta e non indolore. La storia di questo uomo di trentaquattro anni suonati ci lascia uno spiraglio di speranza, ci fa capire che non è mai troppo tardi per redimersi, imparare ad amare e trasformare il proprio destino. L’amore ci salva, sempre.

E Isaak? Ti sei forse ispirata a qualcuno di reale per il suo carattere gentile e saggio?

Isaak è uno dei personaggi a cui sono più legata. Infatti, il suo aspetto è molto simile a quello del mio amabile e ironico papà; in più ho voluto infondergli quel tocco di premura, umanità e rigore che ogni uomo saggio dovrebbe avere.

Ho trovato davvero interessante la particolare struttura del circo itinerante, un dettaglio geniale. Perché hai scelto di inserire proprio l’attività circense?

Da sempre sognavo di poter raccontare le vicende di un edificio in grado di spostarsi con le proprie “zampe”, un po’ come Il castello errante di Howl (ho voluto omaggiare in qualche modo questo bellissimo libro). Il gruppo di artisti di Viggo Van de Kamp mi ricorda un po’ la compagnia de Il viaggio del Capitan Fracassa, con le proprie regole, ma mantenendo uno spirito libero e cameratesco. Rispetto e ammiro queste culture; io stessa, cresciuta a Madrid, ho conosciuto molti gitani e la loro umanità e l’attaccamento alla famiglia mi ha davvero colpito.

Durante la stesura del libro, c’è stato un momento in cui ti sei trovata in difficoltà? In cui le idee non sembravano arrivare o ciò che avevi scritto non ti convinceva?

Sì, ovviamente. Il mistero che avvolge l’incidente con il mostruoso levopode mi ha fatto dannare non poco. Molte volte non tornava l’intreccio, i difetti dei generatori mi sembravano poco credibili e gli alibi dei personaggi facevano acqua dappertutto. Mi ha aiutato il fatto che, insieme alla mia associazione, siamo impegnati a mettere in scena cene con delitto in giro per la Toscana. Scoprire sul campo che ogni delitto deve avere una trama perfetta, mi è stato molto di aiuto.

Collezione privata non è il tuo primo libro, dunque potremmo considerarti ormai un’esperta della pubblicazione. Hai qualche consiglio da offrire a una scrittrice/uno scrittore alle prime armi?

Certo! Posso darne solo perché ho acquisito una certa “anzianità” anagrafica, più che altro. I miei consigli possono sembrare ovvi, ma comunque basta metterli in pratica nel modo giusto per ottenere buoni risultati.

Scrivete quello che vorreste leggere e spogliatevi dell’orgoglio dell’autore quando analizzate la vostra opera.

Soffermatevi su ogni dialogo che avete composto, e non leggetelo, ma ditelo. Un po’ come si fa con un copione.

Ogni traccia, ogni passo e descrizione, ciascun dettaglio deve avere una funzione nella vostra storia. Tutto il resto è superfluo, toglietelo.

Per concludere, hai già qualche nuova idea in fase di sviluppo, il prossimo libro nel cassetto?

Una marea di romanzi, direi! Di sicuro sto pensando ad Anima di stagno, il seguito di Collezione privata, ma ci sono anche alcuni romance contemporanei che sono pronti per entrare in gioco. White Colors, per esempio, parla di un ragazzo albino che fa fatica ad accettare la sua condizione e trova la sua anima gemella online. Mi piace sperimentare diversi generi, così non mi annoio mai e imparo nuove cose. Mai smettere di imparare!

Grazie Eveline per la tua disponibilità. Ogni scrittore ha sempre emozioni da regalare ai lettori, anche nel corso di una semplice intervista.

Vi sono davvero grata per questa opportunità. È stato bello aprirmi e raccontare un po’ di me. Alla prossima!
Eve

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