“Per ottenere le cose che per te hanno più valore, quelle che desideri di più, forse dovrai superare le prove più difficili”.

Un’estate con la Strega dell’Ovest fu il primo romanzo della scrittrice giapponese Kaho Nashiki. Divenuto presto un successo mondiale, racconta la storia di una nonna e una bambina.

Mai è una ragazzina molto sensibile e molto intelligente che però si rifiuta di andare a scuola, perché non riesce a sottostare a quelle strambe regole sociali che a volte si creano da sole, quelle regole di gruppo che allontanano invece di avvicinare.

È per questo motivo che va a trascorrere un mese in campagna, nella casa della nonna, una donna inglese trasferitasi in Giappone in giovane età. È questa signora che prova a insegnare a Mai come poter affrontare la vita.

Città e campagna

Troviamo dunque il grande divario che separa la vita di città dalla vita di campagna. La prima è dominata da un ritmo frenetico e dalla tecnologia che sembra intaccare anche il nostro spirito, che sembra fiaccarci sia fisicamente che spiritualmente; la seconda è scandita dalla natura, trova il suo equilibrio nelle faccende quotidiane ed è ammantata da pace e serenità. Il modo in cui l’autrice descrive le azioni quotidiane della nonna trasmette una sensazione di calma fuori dal comune, e in un attimo si finisce per bramare quella vita. Soprattutto quando a nostra volta ci sentiamo intrappolati nella frenesia delle città, e vorremmo poter crogiolarci nell’aria fresca, bearci della vista dei bambù giganti o assaporare anche noi una dolce marmellata di fragoline di bosco.

Mai sembra aver trovato in questo posto idilliaco, la purezza che rispecchia il suo animo, ma anche in campagna si può trovare facilmente il marciume che attanaglia la società moderna. Questo per spiegare che la vita di tutti i giorni è sempre dietro l’angolo, ad attenderci, e da essa non si può sfuggire. Proprio come Mai alla fine dovrà tornare a scuola e affrontare a testa alta quella situazione che le creava disagio, servendosi anche degli insegnamenti della nonna, quell’addestramento da strega volto a mantenere una vita sana e uno spirito attivo, acuto ma controllato.

La “massa” e la realtà

La nonna però è quasi restia a lasciare che lo spirito sensibile di Mai vaghi per il mondo; è consapevole di quanto la realtà possa mettere alla prova gli animi delicati come il suo, e spera di averle fornito gli strumenti necessari per cavarsela. Succede spesso nella società che le persone empatiche, con un più vivo contatto con la natura e i sentimenti, vengano schiacciate dalla prepotenza della “massa”, quell’organo di collettività che tende a inglobare cervelli, che promuove la standardizzazione delle idee invece di valorizzare la creatività e le caratteristiche individuali.

La storia è molto profonda, per questo ho scelto di esprimere i miei pensieri in un commento. Attraverso un ragionamento semplice e sottile, la nonna fa capire a Mai che a volte non è necessario costringersi a trovarsi in un determinato posto, soprattutto se quel posto non fa per noi. Scegliere di cambiare, di voler cercare un’altra strada, non dovrebbe essere considerata una debolezza; e allo stesso tempo, decidere di affrontare in solitudine un evento o un percorso di vita, non dovrebbe farci sentire vulnerabili come spesso accade.

A distanza di 26 anni dalla sua prima pubblicazione, questa storia è ancora molto attuale, anzi forse se possibile è ancora più attuale di quanto non lo fosse un tempo. Fa riflettere e allo stesso tempo dona un senso di pace che pochi libri sanno trasmettere. È semplice, puro, parla di vita, e anche di morte. Parla di crescita personale, parla di affrontare la vita per raggiungere i propri obiettivi. E se lungo la strada sentiamo la necessità di fermarci a riposare o scegliamo di cambiare percorso, non dobbiamo sentirci in colpa. Dopotutto, “Chi biasimerebbe un orso polare per aver scelto di vivere al Polo Nord anziché alle Hawaii?”

Una storia che vi rimarrà nel cuore, se solo saprete leggere in profondità.

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