Curon è una nuova serie italiana targata Netflix. Regia di  Fabio Mollo,  (ha diretto gli episodi 1-4), insieme a Lyda Patitucci (che ha diretto gli episodi 5,6,7). La sceneggiatura è stata curata da Ezio Abbate insieme agli autori Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano.

Le atmosfere e la fotografia sono chiaramente dalle tinte dark, il genere è palesemente soprannaturale/horror e si avverte che richiamano una sceneggiatura curata e colma di mistero e leggende. Il luogo è immerso in un paesaggio scarsamente popolato, dove boschi e acque limpide sono i primi protagonisti. La nuova serie si ispira alla suggestiva città di Curon, in provincia di Bolzano in Trentino Alto Adige. Qui esiste un paesino nascosto dalle acque del lago Resia, spunta in superficie soltanto il campanile della chiesa di Santa Caterina.

Cenni storici

Si decise  di sfruttare i tre laghi della zona per la produzione di energia idroelettrica: alla fine della guerra, nel 1946 si portarono avanti i lavori poi terminati tre anni dopo. La costruzione di una grande diga unificò i primi due precedenti laghi e sommerse quello che era il comune di Curon Venosta. Il paese venne ricostruito in seguito. Ci furono delle grandi proteste tra gli abitanti del luogo, spaccando il paese in due fazioni. Una parte si sentiva italiana, un’altra Sud tirolese, legati alle tradizioni e alla lingua austriaca. Da quel momento prese piede la leggenda che fa da traino alla serie televisiva.

La leggenda di Curon

Si dice che in certe notti dell’anno, sopratutto d’inverno sia possibile sentire le campane suonare, nonostante siano state rimosse nel 1950, prima della formazione del lago. Per chi dovesse udirle sarebbe un vero e proprio presagio di follia e morte.

Trama

Mauro e Daria, giungono in Val Venosta con la madre Anna, originaria di Curon. Diventata madre a 17 anni, Anna è una donna in fuga dal dolore, che vuole ricostruirsi una vita lontana dall’ex marito, Pietro. Cerca rifugio proprio nel suo paese natale: non sa, però, che quello è il posto peggiore in cui fuggire dagli incubi, suo padre Thomas la accoglie male ordinandole di tornare a Milano al più presto.

I personaggi

La serie si apre con un flashback del passato non molto felice, vediamo la giovane Anna di diversi anni prima, vivere una tragedia familiare che si consuma sotto i suoi occhi: sua madre suicida.

Anna (Valeria Bilello) è la madre single che si sobbarca il peso del presente e del passato dalle tinte fosche e malinconiche.  Thomas (Luca Lionello), il nonno è un uomo anziano, burbero e barbuto, che mi ha ricordato subito la figura del vecchio eremita, tanto ricorrente nelle storie più note. Anna una volta cresciuta,

Poi ci sono i figli: Daria (Margherita Morchio), la gemella irruente, maschiaccio e irriverente che ovviamente ha forti contrasti con la madre. Una ragazza senza paura e pronta a dire quel che pensa, al contrario del gemello Mauro (Federico Russo), introverso e audioleso, intelligente, ma insicuro e molto attaccato a sua madre.

Conosciamo altri personaggi dall’ex di Anna, o meglio il primo amore di gioventù, Albert (Alessandro Tedeschi) che ha a sua volta due figli della stessa età dei gemelli: Giulio (Giulio Brizzi) spaccone e sportivo, che spaccia e bullizza chiunque, poi la sorella Miky (Juju Di Domenico), la biondina con cui tutti vogliono uscire.

Lucas (Luca Castellano) anche lui un ragazzo introverso  anzi represso, che non ha il coraggio di rivelare i propri sentimenti alla sua migliore amica Miky.

Infine la madre di Giulio e Miky e moglie di Albert, Klara (Anna Ferzetti) una donna debole, sottomessa al marito, insegnante della scuola.

Ogni personaggio ha la sua complessità benché possano sembrare stereotipati, funzionano tutti in armonia con le trame di tutti gli episodi.

Recensione

Questa io la definirei la Stranger Things italiana. Benché non vi siano personaggi ultrapotente, e di ultraterreno ci siano solo i cattivi. Una storia soprannaturale sì, ma che mostra un profondo lato introspettivo. Rivela la natura dell’essere umano e l’eterna lotta tra bene e male che alberga dentro ognuno di noi. Questo genera confusione e conflitto in alcuni generando così il doppione cattivo, l’ombra il doppelganger, creatura nota dell’immaginario fantastico dell’occidente. Devo dire che mi ha appassionata questa dualità della trama che anche se orientata su temi horror, resta attuale come un thriller psicologico made in italy.

In definitiva la nuova serie Netflix è stata per me una rivelazione piacevole. Con una bella fotografia, una colonna sonora orecchiabile, gli interpreti discretamente bravi, forse un migliore sonoro con un doppiaggio meglio ridefinito sarebbe stato davvero ideale. Ma ok, non si può avere tutto.

Pare inoltre che grazie a questa nuova serie televisiva, ci sarà un incremento nelle visite turiste alla cittadina misteriosa.

Il finale aperto assicura almeno una seconda stagione. Staremo a vedere. Per il momento, a mio parere è questo: pollici verso l’alto per Curon, spero piaccia anche a voi.

 

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