Brave New World, adattamento televisivo sensazionale o una storia che lascia a bocca asciutta?

Questo articolo potrebbe contenere spoiler.

Trama

Brave New World è la nuova serie TV targata Peacock adattata dal libro dello stesso titolo di Aldous Huxley. Porta sul nostro schermo una società utopica che ha raggiunto la stabilità attraverso la messa al bando di monogamia, privacy, soldi, famiglia e infine la storia stessa. Quando due cittadini di New London – il luogo principale della storia – Bernard e Lenina, partono per una vacanza nelle Terre Selvagge, si ritroveranno coinvolti in una violenta ribellione. I due verranno salvati da John, che scappa con loro verso New London. Il suo arrivo, tuttavia, rischia di mettere a repentaglio l’ordine e l’armonia della città, lasciando così Bernard e Lenina ad affrontarne le conseguenze.

Nota bene

Prima di tutto vorrei precisare che non ho mai letto il libro originale da cui è tratta la storia e che ciò influenzerà nel bene o nel male l’andamento di questo articolo. Sì, lo so. Ma Chiara, come puoi non aver letto uno dei libri portanti del genere sci-fi?

In tutta sincerità, al mondo ci sono abbastanza libri che nessuno potrai mai leggerli tutti nel corso di una vita e per questo motivo ad un certo punto una persona si trova a dover fare una scelta, e nel mio caso questa scelta non è mai stata Brave New World.

Non che io pensi che questo libro non meriti di essere letto, al contrario, è sicuramente un pezzo letterario importantissimo ed infatti voglio precisare che la seguente recensione è solo ed esclusivamente un giudizio sulla serie TV.

Detto questo, cominciamo.

La società perfetta

Il concetto di base della serie, una società controllata per filo e per segno da un’entità tecnologica che monitora ogni passo e comportamento dei suoi cittadini, è sicuramente contemporaneo e arriva nel momento più adatto. In un mondo dove tutti appartengono a tutti e il sistema funziona soltanto se ognuno sta al suo posto – ed è felice di starci – la privacy e l’autonomia della persona sono concetti ormai arretrati, e l’unico modo per assicurarsi che questa enorme macchina non si rompa è “curare” l’infelicità.

I personaggi

I giocatori principali della serie sono quattro, anche se ci sono alcune parti del cast di supporto che hanno ruoli essenziali anche essendo decisamente sacrificabili.

La prima che incontriamo è Lenina (interpretata da Jessica Brown Findlay) una Beta – in questo universo tutti i ruoli sono gerarchici e contraddistinti dalle lettere greche per importanza – che sta cercando di sopprimere qualsiasi sentimento di scontentezza con il ruolo assegnatole. È lei che ci introduce ad un altra pedina fondamentale nella storia, l’Alfa Bernard (interpretato dal Viserys di Game of Thrones, Harry Lloyd), che nutre un segreto interesse per lei e che la rimprovera quando si rende conto che Lenina non sta proprio seguendo il suo ruolo alla perfezione.

Quando Bernard invita Lenina ad unirsi a lui per una vacanza verso le Terre Selvagge in cui le persone vivono ancora seguendo concetti antiquati come la monogamia e la considerazione dei sentimenti personali – in pratica un qualsiasi luogo sulla Terra nel 2020 – i due credono che il loro viaggio risolverà da una parte la scontentezza di Lenina e dall’altra sarà un’opportunità per Bernard di fare la sua mossa.

Quello che succede nelle Terre Selvagge, tuttavia, è molto diverso.

La ribellione

Il luogo viene trattato dalla popolazione di New London come poco più di un parco divertimenti per osservare e ridere delle usanze ridicole e antiquate dei suoi residenti che sono costretti a diventare fenomeni da baraccone per assicurarsi da vivere. Non è sorprendente, quindi, che la popolazione delle Terre Selvagge abbia deciso di ribellarsi e di riprendere la propria supremazia sul posto, impedendo a qualsiasi persona di New London il ritorno.

Per pura fortuna, Bernard e Lenina si ritroveranno nelle mani di John (Alden Ehrenreich che abbiamo già visto nel ruolo di Han Solo in Solo), un selvaggio che si è ritrovato nel mezzo della rivolta contro la sua volontà e che deciderà di usare i mezzi a sua disposizione per riportare Bernard e Lenina a New London e tentare di trovare una sorte migliore per sé stesso e per sua madre nella utopica città.

Il problema è che John è molto diverso da gli abitanti di New London, e quando sua madre muore durante il viaggio lasciandolo da solo in questo luogo sconosciuto, si rifiuta di assimilarsi in una società in cui nulla viene messo in discussione indipendentemente da quanto sia giusto e nessuno è in grado di provare sentimenti diversi dall’assuefazione e l’apatia.

Sarà lui inavvertitamente, insieme a CJack60 (interpretato da Joseph Morgan di The Vampire Diaries) – un Epsilon difettoso che proprio non riesce ad adattarsi al suo ruolo di servo per le classi superiori – a dare il via ad un cambiamento radicale e ad una violenta ribellione contro il sistema di New London.

Temi della storia

Come abbiamo già detto in precedenza, gli argomenti affrontati dalla serie sono molto contemporanei. Primo tra tutti troviamo la mancanza di privacy degli abitanti di New London, che sono così ossessionati da ciò che gli altri fanno e vedono in ogni singolo momento, da essere disposti a sacrificare la propria vita personale e intima al sistema. Ne consegue quindi un controllo assoluto sulle persone da parte di un’entità tecnologica che vuole eliminare qualsiasi minaccia a sé stessa.

Gli abitanti di New London sono poi totalmente privi di qualsiasi educazione emotiva, e per mantenere una facciata di serenità e contentezza in ogni momento che sono svegli, portano con sé piccoli tubi pieni di pillole per “curare” qualsiasi sentimento negativo.

Infine, in questo universo non esiste più l’autonomia corporea. Se tutti appartengono a tutti, ne consegue che il sesso è solo un’altra sensazione biologica priva di ogni significato simbolico e volta esclusivamente al piacere assoluto che la società incoraggia, rifituarlo agli altri è visto quindi come un disturbo all’ordine.

Tutti questi elementi vanno a rinforzare la gerarchia profondamente classista della società mostrata in cui le persone sono soltanto una cosa – contraddistinta dalla propria lettera – e il loro dovere è contribuire al bene della società a discapito dell’individualità e dei sentimenti personali.

Se anche solo una delle cose citate sopra vi sembra familiare, c’è un motivo.

Critica della società contemporanea

La serie vuole sicuramente contrapporre la società in cui viviamo a quelli che sono gli estremismi a cui molto spesso aspiriamo con assolutismo malsano, ma allo stesso tempo affronta gli argomenti di cui si fa carico in maniera piuttosto impacciata e inconclusiva.

Dimentica spesso il punto della storia che sta cercando di raccontare per dare spazio al sesso sfrenato che governa il suo universo come se fosse contemporaneamente un modo per ricordarci che se non fosse streaming non gli sarebbe permesso, e che in qualche modo il sesso sia da demonizzare. Prende una critica alla società moderna facilissima da fare e la accantona per poter espandere questo universo già esistente in qualcosa di molto più megalomane e forzatamente complicato per assicurarsi di poter mungere l’attenzione dello spettatore per altre chissà quante altre stagioni.

Le scene di nudità e sfrenatezza perdono quasi immediatamente d’impatto anche quando sono utilizzate per far capire i legami tra i personaggi, e diventano noiose prima della fine del secondo episodio, risultando nell’impressione che alla fin fine quello che i registi di Brave New World vogliono ottenere non è tanto prendere una posizione – per quanto discutibile o condivisibile – ed esprimerla con chiarezza, ma sono piuttosto preoccupati a farsi piacere e a fare l’occhiolino allo spettatore.

Da guardare?

Dire che la serie sia completamente da buttare, tuttavia, sarebbe una bugia. Sotto lo sfarzo dell’estetica e l’esasperazione del sesso come fattore di shock e titillazione, c’è una trama veramente interessante che potrebbe essere affrontata e rappresentata con enormi risultati.

La serie inoltre si conclude con l’enorme punto di domanda che segue la distruzione di quella che sembrava un’utopia ma era in realtà una gabbia, e c’è un grosso potenziale per approfondire gli argomenti introdotti fino ad ora e relazionarli a quelle che sono le difficoltà contemporanee della nostra società.

Il vero problema è questo: riuscirà Brave New World a non perdersi in piccolezze sensazionalistiche e a concentrarsi in maniera meno dispersiva sul messaggio che cerca di comunicare?

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