Pronti per una nuova intervista abbiamo invitato sul nostro portale Andrea de Angelis autore della saga de Gli Spiriti Selvaggi di cui abbiamo recensito il primo libro La leggenda dei cavalieri di Asha. Come già annunciato nella nostra recensione abbiamo molte domande da porre ad Andrea, per cui eccoci pronti per questa nuova avventura.

Intanto benvenuto Andrea e grazie di essere qui con noi. Puoi intanto fare una breve presentazione per i nostri lettori?

Sono uno scrittore, illustratore e grafico multimediale. Vale a dire che scrivo, ma disegno anche e compongo, programmo… e un sacco di altre cose. Sono anche docente di informatica. I romanzi de Gli Spiriti Selvaggi sono un po’ l’espressione di tutto questo.

Ho visto che sei un artista molto poliedrico, da dove nascono queste passioni?

Ho sempre avuto la passione per lo scrivere e l’esigenza di esprimermi. Sfociando quasi nel multipotenziale e nell’ipercreatività, ho studiato Arte al Liceo Artistico, ma ho anche cercato di approfondire tutte le altre Arti che potevo approfondire. È una sorta di richiamo, per capirsi, molto primitivo e primordiale; l’Arte chiama e chiede di essere espressa in un certo qual modo. Devi quindi imparare a padroneggiare quel modo, per esaudire la richiesta.

Come è nato il tuo amore per la scrittura?

Da piccolo leggevo molti libri, poi fumetti; scrivevo anche poesie e testi di canzoni. Anni fa, dopo essermi dedicato a pittura, musica e altre cose, ho ripreso a scrivere, raccontando di un mondo fantastico da cui sono poi scaturiti dei libri. Ho una passione per le cacce al tesoro e gli enigmi, ma lo scrivere mi ha portato ad immedesimarmi molto nei personaggi e in ciò che potevano provare o sentire. Nelle loro storie. Ad oggi potrei dire che scrivere è recitare, dire qualcosa che direbbe qualcuno in un dato momento, per un dato motivo, in una data circostanza.

La saga di cui ci siamo occupati non è alla sua prima pubblicazione. Come mai hai deciso di passare da un editore al self? Solitamente molti autori aspirano al contrario.

Ho avuto le mie esperienze. Mi rendo conto che non sia di facile comprensione, ma l’esigenza di esprimermi in vari modi mi ha fatto capire che, nonostante case editrici abbiano pubblicato i miei lavori e un agente letterario si sia anche proposto di rappresentarmi, forse avevo ancora bisogno di tempo per capire a cosa stavo lavorando. Forse tutto ciò richiede un impegno diverso del semplice scrivere libri. Chissà, magari in futuro riprenderò in considerazione l’idea di pubblicare con editore, al momento è la creatività a fare strada.

Come nasce il mondo degli spiriti selvaggi?

Da uno stile di vita. Ho praticato per molti anni gioco di ruolo dal vivo. Quello in cui combatti in piana e dormi in accampamento. Anche dalla passione per il fantasy, dai libri letti, dai film visti e dai videogiochi giocati. E dal voler descrivere un modo di vivere spartano e selvaggio che mi appartiene.

È stato difficile ricreare un’intera geografia? Ho trovato che i luoghi descritti sono molto accurati.

Ciò che appare nei libri e sul sito è la centesima parte di ciò che ho creato, nello studio ho pile di fogli e carte che ritraggono creature, studi di anatomia, paesaggi, architetture… è il risultato del percepire un mondo così tanto bello che quasi ci vorresti vivere. La parte più complessa è stata forse quella relativa proprio alla geografia, vale a dire al ricreare terre che fossero plausibili con montagne, deserti, pianure e relativi climi e luoghi abitati situati nei luoghi giusti (come si formano le catene montuose? Come si formano i deserti?) Ovviamente, trattandosi di continenti, anche le distanze vanno calcolate correttamente, per cui vanno comprese le dimensioni generali (ogni continente è grande pressappoco come la Finlandia, ad esempio) e, dato che la storia è un viaggio, quanto tempo si impiega per spostarsi a piedi o a cavallo da un punto ad un altro. Se la distanza la coprono degli eserciti, poi, il discorso cambia ancora.

Cosa ci dici invece delle varie razze? Come mai hai deciso di creare dei popoli tutti tuoi? È stato difficile?

Pur essendo cresciuto a pane e Signore degli Anelli ed essendo un grande fan del lavoro fatto da Tolkien sulla mitologia norrena, al momento di scrivere non me la sono sentita di fare qualcosa di “già fatto.” Beethoven, se avesse avuto un allievo, non avrebbe voluto un altro Beethoven, ma avrebbe probabilmente preferito che tirasse fuori qualcosa di suo, per capirci. Volevo scrivere di qualcosa di nuovo, che non fosse inflazionato. Scelta rischiosa, ma se proprio mi ci devo mettere, allora forse così ha senso.

E arriviamo al punto forse più complesso: le lingue. Quale è stato il processo dietro la creazione di questi linguaggi?

Nei libri si parla di culture millenarie. Per ogni specie e razza ci sono linguaggi antichi e moderni. Gli scritti presenti nel libro sono stati redatti in lingue antiche, ad esempio. Non ho potuto inserire le norme grammaticali perché in un romanzo sarebbe stato forse troppo fuori luogo, lo farò forse in un libro a parte. Ho però creato degli alfabeti per le lingue presenti nelle Terre di Asha, anche per quelle moderne. Ho disegnato i caratteri e, con un programma apposito, creato dei font per poter scrivere in quella lingua da tastiera.

Avrei una domanda su un punto che mi ha lasciata un po’ confusa. Valain, l’ancestro, è fisicamente cieco. Comprendiamo durante l’opera che utilizza la magia per vedere eppure non riesco a comprendere perché in alcune scene sembra avere una visibilità comune (esempio ha bisogno di una fonte luminosa per poter vedere), non dovrebbe essere sufficiente la magia?

Grazie per la domanda. Nel libro si fa riferimento ad un fuoco incantato che usa per vedere. Vale a dire, non si tratta di fuoco normale, ma di un fuoco magico la cui luce giunge in aiuto anche agli occhi di chi non vede. Non è un incantesimo alla portata di tutti, ma un trucco che un vecchio Ancestro come lui ha dovuto imparare. In un certo senso, il fatto che la guida del gruppo sia cieca, significa anche che non sempre si debbano usare gli occhi per guardare e capire o per imboccare il giusto sentiero.

Quale è il tuo personaggio preferito della saga? E quale quello con cui ti identifichi di più?

Mohegan è un siderio, dal carattere duro, abituato a sopravvivere, che dovrà imparare invece a ritrovare la sua umanità, se ancora ne ha una. Nival è il giovane coraggioso, che sente la necessità di imporre gli ideali in cui crede, di battersi di fronte a ciò che non ritiene giusto. Shayra è la ragazza che dal nulla si deve mettere in gioco e dimostrare di cosa è capace. Credo ci sia qualcosa di me in tutti i personaggi, ma se dovessi dire, sarei probabilmente uno Spirito Selvaggio di quelli che raccontano storie nelle locande la sera, o addirittura un cantore e basta.

Quale invece è stato il più difficile da scrivere?

Tutti. Perché un conto è raccontare delle vicende, un conto è mettersi nei panni di personaggi che hanno avuto storie e vicissitudini difficili, in un mondo in cui la sopravvivenza non è da dare per scontata. Ogni personaggio ha una storia che lo ha formato e deviato, e, nei libri seguenti, dovrà prendere delle scelte che lo porteranno a crescere, in modi in cui nessuno di loro sospetta.

Pensi che ci sia ancora spazio per il fantasy oggi?

Spero di sì. Perché è un genere che da molto spazio narrativo e che, a mio parere, è bello utilizzare per mandare messaggi e per veicolare e sensibilizzare anche verso temi moderni e attuali, come integrazione, multietnicità ecc.

Hai mai valutato, come scrittore, altri generi letterari?

Sì. Ho collaborato con registi scrivendo soggetti per film e telefilm thriller, horror e di fantascienza, sono gli altri generi che mi piacciono.

E come lettore, invece, che lettore sei?

Leggo i generi di cui mi piace scrivere. Ho letto e leggo ancora fumetti indipendenti americani. Vado da Nicholas Evans a Tolkien, passando per Micheal Chricton e Stephen King. Ma passando anche per tanti altri autori fantasy. Ho un debole per le cacce al tesoro, qualsiasi sia il genere.

Se dovessi consigliare un solo libro non tuo quale sarebbe?

Ne avrei molti da consigliare, ma, dovendo dirne uno, guardatene qualcuno di quelli scritti e illustrati da James Gourney. Non ci sono parole per descriverli.

Grazie di essere stato con noi. Vuoi lasciare un saluto e un ultimo messaggio ai nostri lettori?

Mi farebbe piacere se aveste voglia di addentrarvi nelle Terre di Asha, dove la diversità, l’imprevedibilità evolutiva e la multiculturalità sono un’evidenza. Si tratta del frutto di molti anni di lavoro e, in un certo senso, tende a ricordarci quanto sia unico e irripetibile ciò che siamo e tutto ciò che ci circonda.
Se possibile, vorrei invitarvi anche partecipare al gruppo Gli Spiriti Selvaggi – Le Pagine Perdute. Se il lavoro fatto con i libri e ciò che li circonda non ha precedenti, quello che si fa nel gruppo, come spiegato dal video introduttivo… bé, guardare per credere.

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.