Questa volta ospite delle raccolta Storie da Incubo è Neil Gaiman, sì proprio lui, con il racconto Chi Nutre e Chi Mangia. Il racconto, come leggeremo più avanti dalle stesse dichiarazioni di Gaiman, nacque in origine come opera a fumetti, ma non ebbe molto successo. E quindi vennne poi translata così come la potete leggere all’interno di questo volume.

Chi Nutre e Chi Mangia – Trama

A tarda notte un uomo, entrato all’interno di un locale per rifocillarsi, incontra quella che fu una sua vecchia conoscenza. Tuttavia l’aspetto di questo strano conoscente non ha più molto di quello che egli fu un tempo tanto che a stento ilprotagonista riesce a riconoscerlo. Eddie Barrow, questo è il suo nome, comincia così a raccontargli la sua storia.

Recensione

 L’io narrante di questo racconto non ha un nome. Questo non è certo una novità nel mondo della letteratura e ceto da la possibilità al lettore di immaginare il narratore come se fosse una sua qualche conoscenza o qualcuno che stia esponendo una confidenza. Del resto egli stesso racconta una storia che a sua volta gli è stata raccontata.

Eddie Borrow, l’amico che racconta al protagonista la sua storia in una sorta di metanarrazione, è anche la vittima della vicenda stessa. Già dal primo momento si percepisce in lui qualcosa di anomalo, qualcosa che  rende il prersonaggio strano creando una sorta di soggezione nei suoi confronti. Non se ne capisce bene il perché. Sarà l’aspetto emaciato, sofferente. La voce quasi percepibile nel tasto in un tono grave di chi ha perso ogni speranza. Una sorta di rassegnazione a un destino che mano mano che la storia si scioglie va a delinearsi fino alla tetra conclusione che non arriva dalle sue parole, ma è pienamente intuibile sia dal protagonista che dal lettore.

La vecchia Signorina Corvier, anche lei, da subito un senso di strana inquetudine. Eppure potrebbe apparire come la più gentile delle persone con il suo non voler “essere di peso a nessuno”, ma anche queste parole possono apparire con uno strano suono.

Il racconto, seppur breve, riesce a mantenere salda la tensione e il lettore segue ogni parola in attesa di quello che sarà l’evendo chiave che spiegherà la situazione iniziale. Ma del resto Gaiman sa il fatto suo e non c’è davvero molto altro da aggiungere.

Onestamente la storia mi è piaciuta molto, così come è stato di particolare interesse il finale e la svolta che si lascia intendere anche riguardo la Signorina Corvier, la cui natura però rimane sconosciuta (approfondimento, con qualche spoiler dopo la dischiarazione di Gaiman).

La Dichiarazione di Gaiman

Questa storia è iniziata come un sogno fatto nel 1984 quando vivevo a Edgware, nella parte nord di Londra. Nel  sogno, ero sia me stesso che l’uomo protagonista. Di solito, i sogni non  diventano racconti o romanzi, ma questo ha continuato a tormentarmi,  così verso il 1990 l’ho trasformato in una storia a fumetti, disegnata da  Mark Buckingham. Non l’hanno letta in molti, e la stampa era così scura  che quasi non si capiva nulla di quello che succedeva. 

Quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto per questa  antologia, me ne sono ricordato, e mi ha affascinato l’idea di prendere  una storia horror che avevo scritto come sceneggiatura di un fumetto e  trasformarla in un racconto. È venuta fuori una cosa strana, una specie di  collaborazione tra un me stesso trentenne e un me stesso  quarantunenne, ma ero curioso di scoprire quanto sarebbe stato difficile  trasformare un fumetto in un racconto.

Miss Corvier viva, morta o qualcos’altro?

 

ALLARME SPOILER
Per trattare meglio la figura della Signora Corvier abbiamo la necessità di svelare alcuni fatti rilevanti della vicenda. Pertanto la parte successiva conterrà degli spoiler. Se non volete rischiare anticipazioni vi consigliamo di fermarvi qui.

In realtà questo racconto non viene svelata la natura vera e propria della donna. Tutto quello che ci viene lasciato sono una serie di indizio. Si tratta sicuramente di una creatura molto vecchia e sappiamo per certo che abbia bisogno di carne “fresca e viva” per poter sopravvivere.  Non necessariamente umana, perché come vediamo in una scena ella cattura il povero gatto Thompson e lo divora lentamente mantenendolo in vita. Destino simile toccherà a Borrow dopo che questi ha ucciso la bestia vedendolo in quello stato di sofferenza. La donna sembra anche in grado di mantenere vivo il corpo nel mentre che lo divora, quindi potremo dedurre che possa essere una sorta di strega o più nello specifico una negromante.

Inoltre è necessario notare un altro elemento di non poco conto. La carne di Borrow, quindi un essere umano, riesce addirittura a far ringiovanire la donna che appare alla fine del racconto quasi come una trentenne. D’altra parte il cannibalismo non è certo una pratica sconosciuta al mondo della religione.  Nei miti greci, per parlare di quelli più celebri, non sono rari i casi di dei che divorano i propri figli, ma anche di uomini o donne (vediamo Medea o Licaone). Tuttavia ci sono stati anche dei popoli che divoravano i propri nemici per acquisirne la forza e ancora altre che credevano che mangiando alcune parti del corpo dei loro avi, quando questi morivano, gli permettevano di continuare a vivere attraverso di loro. La Corvier, dunque, potrebbe rientrare nel primo di questi due casi, ma certo, anche questa è solo un’ipotesi.

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.