Il Caso Galli è un romanzo di Francesco Accardo classificato come un giallo dai caratteri soprannaturali. La misteriosa scomparsa di una ragazza porterà alcuni amici di vecchia data a ritrovarsi insieme in un luogo che sembra in qualche modo dimenticato perfino da Dio.

Il Caso Galli – Trama

Il Caso Galli di Francesco Accardo
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In un piccolo paesino a ridosso delle Alpi tra Italia e Francia scompare Roberta Galli, una ragazza poco più che ventenne. Le autorità liquidano la cosa come una semplice fuga da casa, ma qualcosa non quadra. Le indagini vengono interrotte e su tutta la questione cala un insolito silenzio.

L’investigatore Giuseppe Quirico e i suoi amici vengono assoldati per far luce sul caso, ma scopriranno a loro spese che dietro la sparizione c’è un segreto terribile e inconfessabile.

Tra leggende, superstizioni, strani avvenimenti e un passato oscuro, nel piccolo paese di Pietraporzio i protagonisti dovranno districarsi tra sotterfugi ed enigmi diabolici. Quello che all’inizio sembra un semplice caso di routine diventerà un’intricata matassa da sciogliere e presto gli estranei che volevano investigare inosservati saranno al centro delle attenzioni.

Riusciranno a risolvere il Caso Galli? O forse anche loro spariranno nel nulla?

Recensione

Prima di passare alla recensione vera e propria trovo necessario fare una premessa. Solitamente cerco di evitare di trattare di libri verso i quali non riesco a nutrire un certo… come possiamo chiamarlo? Feeling. Tuttavia, nel caso specifico, facendo parte di un review party, il tirarmi indietro non mi sembrava affatto rispettoso sia nei confronti di chi ha organizzato l’evento, sia dell’autore stesso che ha offerto la sua opera.

Lo stile ne Il Caso Galli

Il primo grosso problema del romanzo si presenta dal punto di vista della scrittura. Il testo presenta diversi errori di grammatica oltre che di sintassi. E, se i primi si possono anche imputare a una svista o ad errori di battitura, per i secondi sarebbe stato il caso di prestare davvero una maggiore attenzione.

Sono presenti nel corpo del romanzo dei “dialettismi” che se in un dialogo possono per me anche passare, nella parte narrata portano a storcere il naso.  Vi sono frequenti ripetizioni delle stesse parole e delle stesse espressioni in frasi consecutive. In particolare, quello che mi ha fatto pensare a un uso della lingua in termini di dialetto è stata proprio la costruzione del complemento di termine dove al pronome complemento viene poi associato il nome della persona a cui è rivolta l’azione. Per fare un esempio pratico, perché la forma come detto si ripete più volte all’interno del romanzo possiamo riassumere il tutto con l’espressione

gli disse a “Tizio”

 

E davvero, avrei potuto anche soprassedere se fosse stata un’espressione sfuggita una tanto, ma il reiterare continuo di questa forma scorretta, mi ha dato seri problemi nel corso della lettura, tanto che davvero ho impiegato molto a portare a termine il romanzo. Ovviamente, col rischio di essere io questa volta a ripetermi, tengo a precisare che non è il solo dei problemi a livello sintattico/grammaticale, ma solo quello che mi ha creato maggiore disagio. Niente comunque che un buon editor e magari un correttore di bozze non potrebbe mettere a posto.

I personaggi

Se l’idea di un team molto variegato può essere una buona base di partenza, anche qui purtroppo ci sono delle lacune.

Alla fine del romanzo l’autore specifica che molti dei personaggi e delle vicende sono nati intorno ad un “tavolo da gioco”. Beh, per chi per anni ha giocato di ruolo la cosa è apparsa abbastanza evidente. Un po’ per le caratteristiche di alcuni dei protagonisti, che presentano alcuni tratti stereotipati, un po’ per il modo di agire in determinate situazioni.

Gli investigatori spesso parlano con il linguaggio un po’ da film commedia, alcuni atteggiamenti di Emanuele sono alle volte eccessivi. Tuttavia quelli che ho trovato maggiormente penalizzati sono proprio George e Aris. Quest’ultimo, in particolare, non viene addirittura quasi mai chiamato con il proprio nome, nemmeno nel narrato, ma solo con il suo nomignolo “Guardami”. L’ho trovato un po’ offensivo, quasi il suo stesso autore volesse prendersi gioco di lui.

Valpurgis che?

Per quanto riguarda la Walpurgis Night, che abbiamo già nominato per quanto riguarda L’ospite di Dracula su questo portale, ci sono anche qui da fare alcune precisazioni.

Come ben sa chi conosce il nostro portale siamo dei grandi appassionati di temi esoterici e, per tale ragione, un paio di ricerche le avevamo fatte già a suo tempo per quanto riguarda certi eventi.

anta Walburga - Juan de Roelas

Juan de Roelas, Public domain, attraverso Wikimedia Commons

Valpurga, tanto per cominciare, non è affatto una dea pagana, bensì una Santa cristiana nata a Wessex nel 710 d.C. anno più, anno meno. La celebrazione pagana alla quale si sovrappone la credenza cristiana è invece quella di Beltaine, dedicato tra l’altro al dio Belenu, uno degli otto sabba stagionali. In particolare quella che possiamo associare all’inizio dell’estate e che  si contrappone a Samhain che invece annuncia l’autunno. Il cristianesimo convertì poi questa festa nella celebrazione di Calendimaggio, dove appunto sono riconosciuti una serie di festeggiamenti che prevedono appunto i famosi falò che vengono anche descritti all’interno dell’opera.

Quindi, ricapitolando, la celebrazione pagana, Beltaine, si sovrappone alla santa cristiana Valpurga dando origine a una festività che è un po’ un misto fra le due cose.

C’è da dire comunque, a difesa dell’autore, che alla Walpurgis Night vengono spesso associati eventi esoterici che possono essere un richiamo all’anima dei defunti che non riescono a trovare pace e alle tradizioni affini agli spiriti dei non-morti, così come fa Stoker nell’opera citata poco sopra appunto.

Infine, la demonizzazione della cultura pagana da parte del cristianesimo ha certamente determinato una demonizzazione della Notte di Valpurga, che va a trovare forza anche in alcune dottrine assimilabili al Satanismo e, per giunta, al Satanismo stesso. Tuttavia, trovo comunque un grave errore far passare la santa come una dea cosa che in effetti ella non è.  L’elemento ti base poteva essere interessante, ma andava giocato un pochino meglio.

E quindi? Per concludere

Per concludere l’opera potrebbe avere sicuramente un potenziale, però, a mio dire andrebbe un tantino rivista e sistemata in alcuni punti. Un po’ di studio e un po’ di lavoro potrebbe far sì che ne venga fuori una buona opera, tuttavia, vi sono alcune lacune da risolvere.

Chiaramente, questa è quella che possiamo definire come la nostra opinione e quelli che, in teoria sarebbero i nostri consigli nella consapevolezza di non essere certo un autorità massima, ma con la modestia di poter almeno dare un apporto costruttivo.

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.