In una piccola collezione di storie popolari, Giacomo Scotti ha pubblicato per Infinito Edizioni Favole e miti degli Zingari dei Balcani, aprendo per noi uno spiraglio di conoscenza su questa popolazione nomade troppo spesso ignorata.

Oltre i pregiudizi

Favole e miti degli zingari dei Balcani di Giacomo Scotti

Favole e miti degli zingari dei Balcani di Giacomo Scotti
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In questa recensione mi accingo a parlare di un argomento un po’ delicato. Credo che, nel corso della Storia e al giorno d’oggi, quella dei Rom sia una tra le popolazioni più discriminate. Anche chi si sforza di mantenere una mentalità aperta, anche chi disprezza sottolineare le disuguaglianze, avrà, anche più di una volta nella sua vita, pronunciato o pensato frasi poco civili riguardo queste popolazioni.

Come evidenzia Saška Jovanović nella prefazione di questo libro, a causa della loro cultura orale e della loro naturale riservatezza, c’è molta ignoranza riguardo i Rom. Senza sapere davvero chi sono, ci facciamo contagiare dalla paura e dispensiamo odio basandoci su quelli che si potrebbero considerare fatti reali, sì, ma a cui scegliamo con ostinazione e pregiudizio di non concedere il beneficio del dubbio. È la società stessa a rifiutare queste persone, e questo ci permette di non avere rimorsi di coscienza, ci fa sentire giusti nel nostro disprezzo.

La mia speranza, attraverso questa recensione, è che decidiate anche voi di provare a leggere i loro miti, le loro favole, cercando un contatto che vada oltre i pregiudizi e che mostri le vite bloccate dall’altra parte della barricata delle nostre discriminazioni.

L’autore

Giacomo Scotti, nato in provincia di Napoli nel 1928, vagabondo come giornalista nei Balcani da settant’anni, ha alle spalle la pubblicazione di più di 100 opere in italiano e croato-serbo, alcune tradotte in diverse lingue. Molti dei racconti che ha tradotto, sono usciti dalla bocca dei Romi, gli uomini color del rame che noi chiamiamo Zingari. Portavoce della loro cultura, a cui è riuscito a dare una delle prime testimonianze in forma scritta, ha pubblicato nel corso degli anni molti libri a loro dedicati. Ecco alcuni titoli più significativi: Zingaro, chi sei? (1978), I figli del vento. La vita dei Romi, gli uomini color del rame (2004).

Recensione

Favole e miti degli zingari dei Balcani di Giacomo Scotti

Favole e miti degli zingari dei Balcani di Giacomo Scotti

In sole 119 pagine, Giacomo Scotti ha raccolto per noi 28 storie, tra miti, leggende e favole, per la maggior parte raccontate da Zingari provenienti dalla ex Jugoslavia e sparsi ora nei Balcani. Comincia con alcuni miti riguardanti la creazione dell’uomo, prosegue con brevissime novelle tradizionali e termina con alcune fiabe.

All’interno di queste storie ho riscontrato una grande importanza per gli animali come parte della vita quotidiana; più di tutti forse il cavallo, ma ho incontrato anche alcuni cani parlanti, gatti, topi e serpenti. Due amici e un lupo e Il cavallo bianco sono quelle che mi hanno più colpita; sempre molto brevi, data la loro origine di racconti orali.

Ho apprezzato particolarmente La favola del Destino, che conferisce al caso la possibilità di nascere sotto una buona stella, per così dire, e avere dunque una vita fortunata, o nascere in un momento buio e dunque essere condannati a non raggiungere mai l’agiatezza. Tuttavia la condivisione, senza l’arroganza dell’orgoglio, si dimostra essere la chiave per aggirare la sfortuna.

la favola del destino Favole e miti degli zingari dei Balcani di Giacomo Scotti

Favole e miti degli zingari dei Balcani di Giacomo Scotti

Il ragazzo trasformato in talpa e La sorella senza cuore e l’uccello della notte, conservano una leggera patina di weird tales che ho gradito molto, mentre L’uomo e la sua vita mi ha colpito in quanto a saggezza e genialità.

Una lettura consigliata per chi desidera ampliare le sue conoscenze e approcciarsi per la prima volta al mondo nascosto della cultura Romanì. Per meglio comprendere la provenienza di ogni favola, vi suggerisco inoltre di leggere anche il Prologo scritto dall’autore.

Conclusioni

È ancora tanta la strada da fare per riuscire ad abbattere il velo di ignoranza che ci ricopre e galoppare verso la terra dell’inclusione. È molto difficile far coincidere due culture così estremamente differenti, ma forse è proprio riuscire ad andare oltre le diversità una delle qualità che ci rende più umani.

Per concludere, vi lascio uno spunto di riflessione con queste parole di De Andrè, tratte dalla postfazione di questo libro, scritta da Paolo Pignocchi:

I dizionari di psicologia definiscono il continuo spostarsi senza altra meta che non sia lo stesso movimento “dromomania”, attribuendole il significato di fuga dall’angoscia. Posso accettare la definizione se per angoscia si intende il timore della morte, ma ben venga questo popolo che la esorcizza con il suo eterno viaggio intorno al mondo. Senza armi. Certo, è vero, gli Zingari rubano. Neanche loro possono sottrarsi a quell’impulso di saccheggio che è nel DNA della razza umana. Però non mi è mai capitato di leggere o sentire di uno Zingaro che abbia rubato tramite banca.

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