Tempo fa abbiamo recensito i due capitoli di Vodka&Inferno, La Morte Fidanzata e Baciami Giuda, così oggi abbiamo invitato la loro autrice Penelope Delle Colonne sul nostro portale.

Buongiorno Penelope,
siamo liete di averti come ospite sul nostro portale informativo, insieme alla tua saga gotica Vodka&Inferno. Ecco le domande che abbiamo pensato per te.

Innanzitutto, complimenti Penelope, per aver creato una storia così avvincente. Raccontaci qualcosa di te. Sei superstiziosa? Pensi che nella vita di ognuno di noi ci debba essere un pizzico di oscura magia?

Ognuno di noi ha un altro dentro che cerca d’ignorare. Penelope Delle Colonne ha dentro di sé un’intera famiglia di morti vivi russi, lupi ululanti e qualcosa che è ancora un segreto. Ho paura delle 03:00 di notte, l’ora degli spiriti. Ho paura del buio. Ho paura anche di ciò che scrivo e forse per questo lo scrivo: catarsi. Cerco di liberarmi del male tramite la penna come gli antichi greci contenevano passioni, trasgressioni tramite il teatro. Catarsi. Rappresentare ciò che ci spaventa per liberarcene. Catarsi.

Da dove nasce l’ispirazione per Vodka&Inferno?

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Ho sempre amato la famiglia Addams e Rocky IV. Tolstoij e lo Schiaccianoci. La favola del popolo russo che da solo riesce a mettere alle corde le truppe di Napoleone. I romanzi familiari di Thomas Mann, non ho una bella famiglia, i Mickalov mi hanno adottato, hanno detto: prendi questo è il nostro sangue, trasformalo in inchiostro, scrivi di noi.

Hai scelto come ambientazione la Russia: è un Paese che hai visitato, o che ti piacerebbe visitare? È la cultura russa che ti affascina?

Ci amiamo ancora da lontano ma il viaggio di nozze sarà di sicuro a San Pietroburgo. Mi sposerò un Dicembre con indosso un colbacco bianco, un cappotto bianco dallo scollo di pelliccia (sintetica) e una gonna con strascico. Bisogna lasciare il segno.

I gatti hanno un’enorme importanza, per la famiglia Mickalov, sono i loro più fedeli compagni. Anche tu adori questi felini dagli occhi gialli?

Io sono la Madre dei Gatti.

All’interno dei tuoi libri troviamo tematiche d’una certa importanza, rappresentate da situazioni quasi sadiche e crudeli, che tuttavia fanno parte del nostro mondo più di quanto ci piaccia ammettere. Cosa ti ha spinto a sfidare la coscienza umana pur di svelare ciò di cui è capace l’uomo?

Se non fa male, se non sconvolge, se non obbliga a vestire abiti scomodi, se non conduce alla riflessione a che pro leggere un libro? Spreco di tempo, il tempo è importante.

I tuoi personaggi hanno il brutto vizio di rendersi detestabili, eppure continuano ad affascinarmi. Chi della famiglia Mickalov ti sta particolarmente a cuore?

Devono essere detestabili come siamo detestabili tutti noi per qualcuno. Non si può piacere a tutti, giusto? Diciamo che i miei figli di carta non si pongono il problema di piacere, tranne Viktor, o forse si pongono troppo il problema di piacere rendendosi insopportabili. Un errore che facciamo ogni giorni anche noi.
Amo tutti i Mickalov e gli Zvolk, a giorni alterni. Un giorno mi sento più Boris e un altro più Karina. Se devo proprio scegliere, Foma mi sembra il più equilibrato.

C’è un personaggio che è stato più difficile costruire, i cui meccanismi interiori hanno rischiato di sfuggirti di mano?

Tutti mi sono sfuggiti di mano. Ho dovuto tirare il guinzaglio tantissime volte per contenere la loro esuberanza feroce. Credo nel primo volume Yuri, mettermi nei suoi panni è stato complicato. Nel secondo Dimitrij.

Se dovessi descrivere con un’unica frase Vodka&Inferno, quale sarebbe?

Coactus volui sed volui (volli perché costretto ma volli)

La conclusione del secondo volume della saga mi ha lasciato molto sulle spine: stai già lavorando al prossimo capitolo della storia? Hai idea di quando verrà alla luce?

I miei figli di carta, come amo chiamare i miei personaggi, hanno vita propria. Non devo far altro che scrivere ciò che vedo. Sono una biografa incaricata di riportare quello che loro vogliono sia riportato. Il vodka3 esiste già da qualche parte, devo solo buttarlo su carta. Si chiamerà Dark Arcadia, tratterà il tema della disabilità mentale e fisica.

Per concludere, come hai capito che la scrittura era la tua strada? Cosa ti sentiresti di consigliare a uno scrittore alle prime armi?

Non so ancora se sarà la mia strada. Non sarò io a deciderlo ma i lettori e chi mi darà la possibilità di far conoscere ciò che scrivo.

Grazie, Penelope, per aver accettato di prendere parte a questa chiacchierata. Che la Luna vegli su di noi, che la Notte ci sorrida, e che lo sguardo rosso dei Mickalov non ci scelga mai come prede.

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