In una comoda edizione tascabile, Ortica Editrice mette a disposizione per noi Il libro giapponese dei morti del monaco buddista Genshin che visse tra il 942 e il 1017 d.C.

Il libro giapponese dei morti – Trama

Il libro giapponese dei morti di Genshin

Il libro giapponese dei morti di Genshin
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Vermi dal becco duro come diamante che perforano la pelle, tritano le ossa e succhiano il midollo; dannati scarnificati, obbligati a ingurgitare il proprio sterco bollente, sospesi a reti arroventate e fatti a pezzi da lame affilate o schiacciati da intere montagne in movimento. Sono queste solo alcune delle conseguenze – e non delle peggiori – della reincarnazione nel mondo degli Inferi; monito ed invito al contempo ad abbracciare l’altra via, quella che conduce all’uscita dalla ruota del divenire, per poter accedere alla Terra Pura del Buddha Amida. Lì, i fiori di loto emettono luce e gli esseri celesti si sollazzano in piscine profumate; oro, diamanti e altri tesori inghirlandano i Bodhisattva che vi passeggiano gongolanti, immersi nella perfezione.

L’autore

Genshin è considerato uno dei più significativi rappresentanti giapponesi del Buddismo Mahāyāna. Con più di novanta scritti, è considerato il padre fondatore della corrente Eshin all’interno della scuola Tendai e patriarca della scuola della Terra Pura. Visse la sua vita seguendo strettamente le regole della dottrina buddista, professando la Legge quale unica via possibile per il raggiungimento della Terra Pura del grande Buddha Amida. Nel 1017, già malato da tempo, morì. Tuttavia ebbe ancora vita postuma, divenendo un modello da seguire per il personaggio dell’Abate di Yokawa nel celebre romanzo di Murasaki Shikibu, La storia di Genji.

Il Buddismo

Il Buddismo (o Buddhismo) è una delle religioni più antiche e diffuse al mondo. Con questo termine, si intende l’insieme di meditazioni, pratiche e tecniche spirituali, tradizioni e sistemi di pensiero nate dalle varie interpretazioni di questa dottrina.

Basato originariamente sugli insegnamenti dell’asceta indiano Siddhārta Gautama, pone le sue fondamenta sulle Quattro Nobili Verità: la Verità del dolore, la Verità dell’origine del dolore, la Verità della cessazione del dolore e la Verità della via che conduce alla cessazione del dolore.

Esistono diverse ramificazioni di questa religione. Nello specifico, la dottrina professata da Genshin – il Buddismo Mahāyāna – riconosce non solo la Terra Pura quale paradiso ultimo per raggiungere la beatitudine, e la grandezza della parola del Buddha Amida quale insegnamento divino, ma venera anche i Bodhisattva. Si tratta di esseri vicini all’Illuminazione che, pur avendo esaurito il ciclo delle loro esistenze terrene, scelgono di rinunciare al Nirvana, continuando così a reincarnarsi per dedicarsi ad aiutare altri esseri umani a raggiungerlo.

Recensione

La vita è dolore e il dolore si genera dall’attaccamento, il quale genera la vita che è dolore.

È così che inizia il capitolo della Porta uno – Inferno e Karma, che apre Il libro giapponese dei morti. Al centro della vita si pone il dolore, che è di per sé impuro, ed è quindi necessario estirparlo per riuscire a raggiungere la purezza illuminata che permette allo spirito di salire verso il Nirvana.

Il libro giapponese dei morti di GenshinAll’interno di questa opera, Genshin ci racconta quello che possiamo considerare l’Inferno buddista, basato sulla reincarnazione grazie alla quale l’anima del defunto deve espiare i suoi peccati karmici attraversando le pene del Mondo Impuro. Esso è diviso in sette parti: Gli Inferi, il Regno degli Spiriti Affamati, il Regno delle Bestie, il Regno dei Demoni in Collera, il Regno degli Esseri Umani, il Regno degli Esseri Divini.

Ognuno di questi reami trova il suo spazio all’interno di questo volume, dove vengono descritti in maniera molto dettagliata. Così peculiare da risultare raccapricciante, tanto che le penitenze cui il peccatore è sottoposto, sono state paragonate spesso all’Inferno di Dante.

Pur essendo due opere completamente differenti, scritte a secoli di distanza, condividono alcune esplicite somiglianze. Dante parte dall’Inferno per giungere al Paradiso, così come Genshin parte da Storie dall’Inferno per arrivare a La Beatitudine Perfetta.

Verso la perfezione

Il monaco non ha badato a giri di parole o similitudini per descrivere il Male dell’impurità e ciò che attende ogni peccatore nelle diverse divisioni dell’Inferno; tra sterco bollente, montagne di ferro, foreste di spade, fiamme nere, demoni, guardie infernali, vermi dal becco duro come diamante, cani e volpi fameliche, ha lasciato ben poco spazio all’immaginazione.

La descrizione del corpo umano, quale ricettacolo di impurità, è forse una delle più terribili, specialmente se siete facilmente impressionabili. Quale corpo di carne, non siamo altro che destinati a marcire, e dunque perché assecondare il desiderio, se siamo già a conoscenza di questa fine?

Il libro giapponese dei morti di GenshinDa contrappeso fungono le descrizioni magnifiche della Terra Pura, dove fiori di loto colorati spandono profumi deliziosi; tutto è armonioso, e placide piscine ricolme di Acque delle Otto Virtù hanno i fondali ricoperti da sabbie rare. Oro, agata e gemme preziose rivestono ogni cosa. Il Buddha Amida vi proteggerà con la sua luce divina e mai più dovrete soffrire il peso delle sofferenze terrestri.

Parere personale

È un libro a tratti un po’ complesso. Consiglio di leggerlo se siete già a conoscenza delle basi del Buddismo, o avete già letto qualcosa in merito. Per chi volesse iniziare ad approcciarsi a questa religione, per curiosità o interesse personale, suggerisco di non iniziare da questo volume. È meglio leggere prima qualcosa di più semplice, che fornisca un solido sostegno su cui poggiare questa lettura. O succederà anche a voi, com’è capitato a me, di sentirvi un po’ spaesati, nonostante ci siano utili riferimenti e spiegazioni a piè di pagina.

Il libro giapponese dei morti mi ha fatto riflettere sul senso della vita. Mi ha fatto capire quanto in realtà il Buddismo sia una disciplina severa, e allo stesso tempo pacifica. E mi ha fatto comprendere che forse ci circondiamo di troppe cose materiali; spesso dimentichiamo di curare il nostro spirito, l’unico vero bagaglio che ci sarà concesso portare nella vita oltre il velo.

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