La Cerimonia di Laird Samuel Barron, edito da Edizioni Hypnos nel 2015 nella Collana Modern Weird  e tradotto da Andrea Bonazzi, è un libro di genere weird-horror come ben si può intuire dalla sinistra copertina recante una figura taurina che culla un neonato e che si riflette specularmente nella seconda parte del foglio.

Il suo autore Laird Samuel Barron è nato a Palmer in Alaska nel 1970. Fra i suoi lavori troviamo i generi horror, noir e dark fantasy. Egli ha pubblicato le opere poetiche principalmente su alcune riviste online, diventando in seguito caporedattore del Melic Review. Il suo debutto nella scrittura professionale è avvenuto nel 2001, ma The Imago Sequence & Other Stories sono state pubblicate soltanto nel 2007 dalla Night Shade Books.

Mysterium Tremendum ha vinto uno Shirley Jackson Award 2010 per la migliore novella. Il suo secondo romanzo, The Croning ovvero in italiano La Cerimonia, è stato pubblicato nel 2012 da Night Shade Books.

La Cerimonia – Trama

La cerimonia di Laird Barron

La cerimonia di Laird Barron
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Ci sono strane cose che sopravvivono ai margini della nostra stessa esistenza, che ci seguono al limite della nostra percezione, ci osservano dal buio che incombe oltre il calare della notte, solo un passo al di là del confortante calore delle luci. Neri portenti, strani culti, e cose anche peggiori attendono nell’ombra. I Figli dell’Antica Sanguisuga sono fra noi da tempo immemorabile, dall’alba dell’umanità ci accompagnano…

Donald Miller, geologo e accademico oggi ormai ottuagenario, da una vita cammina sul ciglio d’un abisso, tra i vuoti di memoria che gli oscurano la mente e certi improvvisi lampi d’inquietanti ricordi, che a tratti lo risvegliano a una realtà sinistra celata appena sotto il tenue velo d’amnesia, la sottile cortina della quotidianità. Sparsi frammenti, ora destinati a convergere verso una rivelazione sconvolgente, ciò che l’Oscurità, l’abisso oltre le stelle, ha infine per noi in serbo.

Recensione

“Ci sono cose spaventose, stalliere.
Il tempo è un anello.
Il mio nome non salverà te o tua sorella.
Noi che strisciamo nelle tenebre ti amiamo…”

Il libro si apre narrando una favola dai toni oscuri con tanto di re e regina, di spie e amanti. Ci si rende subito conto però che di favola ci sia ben poco a partire dall’inquietante entrata in scena di una figura chiamata “Il Nano” il cui nome determinerà la sorte dell’erede al trono. Dal secondo capitolo in poi si lascia (apparentemente) quella terra di portenti per fare la conoscenza del geologo Donald Miller e della sua enigmatica moglie l’antropologa Michelle Mock.

Il mistero sorge dopo la scomparsa di Michelle durante una vacanza in Messico e si crea un climax crescente di suspense che ci riporterà al capitolo iniziale solo nelle ultime pagine. Si parla di un sanguinoso e balzano culto denominato I Figli dell’Antica Sanguisuga che si alimentano nei secoli con sacrifici umani.

Le tenebre sono il teatro delle loro mosse, gli alberi i loro nascondigli i soldi il loro lascia passare. Un matrimonio fatto di alti e bassi, una moglie troppo indipendente e un marito-ombra affetto da una perdita di memoria sempre più accentuata.

Un libro che mette i brividi sin dalle prime pagine, che rallenta di poco il ritmo nella parte centrale per poi farti risalire sulle montagne russe della paura. Un misto di generi sapientemente miscelati, non viene detto troppo e questo accanisce il lettore curioso di saperne di più su queste creature partorite sulla Terra e risucchiate in un vortice oscuro.

Orrore cosmico e influenze lovecraftiane

Leggendo Barron è d’uopo un paragone con le atmosfere del Solitario di Providence. Ne La Cerimonia, come nei racconti di Lovecraft, gli esseri umani, non sono più i padroni indiscussi dell’universo bensì, una piccola specie arrogante che crede di avere un ruolo cruciale nelle dinamiche cosmiche, ma che viene soggiogata da forze delle quali ignora perfino l’esistenza.

L’orrore cosmico di Barron porta gli abitatori delle tenebre a sfruttare determinati soggetti che hanno deciso di affiliarsi in generazioni precedenti. La colpa dei padri ricade sui figli e neppure i gemelli Kurt e Holly, figli di Don e Michelle saranno immuni dal loro rio destino.

La donna ha un ruolo negativo, si traveste dai panni della studiosa seducente quando in realtà è una megera. Michelle è proprio la degna discendente delle terribili donne Mock, non fa che mentire a suo marito pur di servire le sue divinità, le scene carnali, non sono atti d’amore bensì un alimentarsi delle energie del partner che subisce una sorte molto simile a quella di un fuco. Tutto ruota intorno a Michelle, che appare e scompare nella trama lasciando il Mugnaio in balia di ricordi molto simili a un trip.

L’eterno ritorno dell’uguale

Barron con il suo libro ci parla dell’eterno ritorno dell’uguale, teoria filosofica di Friedrich Nietzsche che si ritrova genericamente nelle concezioni del tempo ciclico, come quella stoica, secondo la quale l’universo rinasce e ri-muore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso.

Nel volume in esame i personaggi ritornano (c’è sempre un Miller e una Mock), i rituali ritornano e anche i luoghi che ospitano l’Oscurità. Il simbolo dei Figli dell’Antica Sanguisuga è una specie di anello spezzato che ricorda tanto l’Uroboro un serpente che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine. Sembra fermo, ma in realtà è in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera sé stesso, l’energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose.

Il deforme

Barron usa la deformità per generare disprezzo affibbiandola ai villains della storia. Il Nano e i Senza Membra sono i seguaci dell’abominevole culto che cercano di vestirsi di abiti umani per confondersi nella mischia. Per certi versi noto l’influenza weird di David Lynch, come nella Loggia Nera di Twin Peaks ci sono il nano e il gigante, qui c’è un essere piccolo e potente e altri storpi.

Credo che la scelta sia fatta per avere un impatto psicologico maggiore, una cicatrice, una macchia hanno sempre aiutato gli scrittori dell’orrore a dare più carattere agli attori delle loro narrazioni. È come se si attivasse un interruttore del raccapricciante stimolando il gusto che certi hanno per il macabro e il perturbante.

I prodotti di questo universo malato che cerca di fagocitare il nostro sono terrorizzati dalla luce, perché le tenebre offrono un riparo per godere dei loro assassini crogiolandosi in un concentrato di follia. Il passaggio da un mondo ad un altro li lascia malformati sotto l’influsso di sbalzi temporali e di condizioni atmosferiche differenti.

Amor vincit omnia? – Considerazioni Finali

Le tenebre possono sconfiggere l’amore è questo che ci lascia Barron. Per quanto Don si sforzi di amare Michelle e di far vincere il suo amore per la famiglia a costo di dare la sua vita e la sua sanità mentale l’autore conferisce all’opera un retrogusto amaro, un’ineluttabilità delle cose difficile da accettare. L’uomo è impotente davanti a certi orrori e lo scotto da pagare per avere accesso ad una piccola parte di quelle nefande informazioni è perire o essere condannati ad un inferno eterno. Un libro intrigante, che fa venire i brividi ad ogni pagina e che spinge a leggere questo genere ovvero il Modern Weird tornato in auge solo da pochi anni grazie alle sapienti menti di scrittori come Barron.

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