Qualche giorno fa abbiamo recensito La Bellezza del Vuoto di Giulia Caligola. Come nostra abitudine abbiamo contattato immeditamente l’autrice per chiedere se fosse interessata a rilasciare un’intervista al nostro portale e lei prontamente ha accettato. È dunque qui con noi oggi comenostra ospite per rispondere a qualche piccola curiosità.

Buongiorno Giulia,
siamo molto liete di ospitarti sul nostro portare informativo insieme al tuo libro La Bellezza del Vuoto. Ecco le domande pensate per te.

Ciao Giulia, raccontaci qualcosa di te. Quali sono le tue passioni? Qual è il tuo più grande sogno?

Ciao, piacere! Beh, non sono altro che una ragazza come tante, classe ’93, probabilmente con più passioni e hobby che anni vissuti.

Adoro ovviamente la letteratura, ma anche il cinema, i videogame, l’arte, la fotografia… Di recente ho deciso di mettere a frutto tutte queste passioni che perseguo da anni, pubblicando i libri scritti e avviando la mia attività da grafica freelancer: per quest’ultima rimango appunto nel campo editoriale e faccio copertine per libri, mappe fantasy, schede personaggi… in generale tutto ciò che può servire agli altri autori indipendenti dal punto di vista grafico. Anche se in realtà come percorso di studi ho fatto qualcosa di diverso, sono infatti laureata in Giurisprudenza. Ma credo che la mia caratteristica principale sia proprio questa: ho gusti varissimi, voglio imparare di tutto ed essere adattabile, anche se a volte significa cambiare completamente strada (che sia difetto o pregio lo lascio decidere a voi!).

La Bellezza del Vuoto è stato il tuo romanzo d’esordio in quanto autrice indipendente. Perché hai scelto il self-publishing?

La Bellezza del Vuoto di Giulia Calligola

La Bellezza del Vuoto di Giulia Calligola
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In realtà, è stata una concomitanza di fattori. Innanzitutto, da tempo volevo sperimentare questa strada, e credo dipenda anche molto dal mio carattere: lavoro bene da sola (con gli opportuni aiuti professionali, ovviamente, ma mi piace avere il controllo del timone), e in generale mi piace poter aver piena gestione del progetto; anche per quelle piccole cose su cui le case editrici hanno invece l’ultima parola nella pubblicazione classica, come la parte grafica, dato che come dicevo è il mio lavoro. Oltre a questo, credo semplicemente che si sia presentata l’opera giusta al momento giusto. Volevo fare qualcosa di completamente mio. Volevo anche iniziare a essere più attiva online, quindi semplicemente ho colto la palla al balzo.

Ho pubblicato il romanzo prima su Wattpad, per farlo leggere gratuitamente e avere i primi riscontri, e infine sono finalmente approdata sull’autopubblicazione, che era la meta finale. Ora posso dire di essere soddisfattissima della scelta! La pubblicazione self sta crescendo ed inizia a essere presa più seriamente, sia dagli autori che dal pubblico, e credo ci sia un buon futuro davanti a noi. Sicuramente sono ancora aperta alla pubblicazione tradizionale, non è affatto un addio. Ma per alcune opere, fa piacere avere la piena gestione di tutto!

La storia vede due protagonisti principali, Caesar e Morrigan. Quanto c’è di te in questi due personaggi? Chi dei due ha con te un legame più profondo?

A dire il vero, tutti e due. Per quanto sembri impossibile, sono le due metà esatte del mio carattere.

Caesar è la mia parte estroversa, quella con la parlantina, e c’è ancora, è quella che emerge di più in pubblico (con lui non condivido affatto la passione per l’omicidio, vi tranquillizzo!). Ma sotto sotto ho tantissimo in comune con Morrigan, per quel che riguarda le insicurezze e il non sentirsi in grado di gestirle. Potrei quasi dire che l’intero libro è un dialogo con me stessa, alla fine dei conti. Soprattutto perché la parte “Morrigan” è quella uscita di più allo scoperto in un periodo di depressione, pochi mesi prima della stesura della storia. Scrivere questo libro mi ha fatto davvero bene, a livello personale. E spero che possa far bene anche ad altri, almeno tutti quelli che si identificano con Morrigan, anche solo un pochino.

Caesar è un assassino, potremmo quasi definirlo un serial killer patologico. È stato difficile riuscire a sviscerare la psiche di questo personaggio?

Sì e no. È stato difficile perché lo è sempre, con tutti i personaggi. Per quanto siano originati da parti del mio carattere, li considero persone a parte, con i loro gusti, sentimenti, simpatie e antipatie. Caesar… diciamo che ho provato a trattarlo come tutti gli altri personaggi che ho creato, non solo nel libro ma nella carriera. Anche perché la storia è dal suo punto di vista: non volevo giustificarlo per i suoi evidenti difetti, ma non volevo nemmeno giudicarlo. Quindi sì, certo, è un personaggio che ha richiesto tantissima ricerca, anche e soprattutto a livello psichiatrico e psicologico. Ad esempio, il capitolo che parla della sua infanzia è nato da una profonda ricerca sui sintomi precoci della socipatia nei bambini. Ma a parte questo, a parte lo studio… ho cercato di farlo mio, ecco. Di capirlo. Bisogna un po’ sforzarsi di lasciarsi andare, per vedere la parte oscura, sua e nostra; ma alla fine avere un dialogo con lui è molto più facile di quel che sembri, e lo è stato anche per me.

Ho apprezzato molto le figure dei Baast Warith. Da dove è nata l’idea di questi uomini-gatto?

il giudizio di persefone di giulia calligola

Il Giudizio di Persefone di Giulia Calligola
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Non mi prendo meriti che non ho e ammetto fin da subito che non sono un’idea del tutto mia. In generale, i gatti antropomorfi come razza sono presenti in moltissimi media fantasy. Li ho visti in vari videogame e in Dungeons & Dragons vorrei sempre giocare un Tabaxi (altro tipo di uomo-gatto, appunto). Quindi sono presenti da tanto tempo nell’immaginario collettivo e io li ho sempre adorati, fin da bambina, perciò li aggiungo spesso nelle mie storie, anche se in forme leggermente diverse. Per esempio, sono presenti anche nell’universo di un altro mio libro autopubblicato, “Il Giudizio di Persefone”.

Ne “La Bellezza del Vuoto”, sapevo che avrei voluto almeno una razza non umana con un’etnia straniera, perché, tra gli altri, alcuni i temi importanti sono l’accettazione del diverso e delle altre culture. Quindi ho inventato la cultura dei Baast Warith, che sono specifici per questo romanzo e l’universo di Euronia. Ho costruito il nome partendo dalla mitologia egizia, visto che le mitologie del mondo reale sono presenti e rivisitate in questo mondo (Baast era infatti Bastet, la dea gatto), e ho aggiunto la parola “Warith” dall’arabo. che significa “erede”. “Eredi di Bastet”. Sono stati davvero utili per affrontare parecchi temi, e spero nel mio piccolo di aver reso giustizia a questo archetipo!

La morte suscita sempre un velo di timore, eppure tu, attraverso la misericordiosa Selene, ne hai abbracciato il lato più clemente. Così la morte assume un ruolo giusto e quasi benevolo nel lungo percorso della vita. Cosa ti ha spinto a considerarla da questo punto di vista?

Come dicevo, questo libro ha avuto origine da un periodo difficile per me. A volte non vedevo via d’uscita. E avevo davvero bisogno di rimescolare le carte e vedere il lato positivo delle cose. E non intendo banalmente il vedere “quello che abbiamo di buono” per smettere di lamentarci. Intendo vedere il bene che può scaturire da qualcosa di cattivo. Magari anche per le altre persone.

Farò un esempio estremo e macabro: sono donatrice di organi, quindi alla mia morte corrisponderà la guarigione di qualcuno che aspetta un cuore, o un rene, o un polmone, e la conseguente gioia delle loro famiglie. Quando si inizia a vederla così, si capisce che la vita è un gioco di equilibri, e che non è particolarmente cattiva o misericordiosa con nessuno. Da tutto questo è nata l’idea di Selene e della religione a lei collegata. A

livello narrativo, volevo anche staccarmi dall’idea della “gilda di assassini sanguinaria”, lo ammetto. Volevo comunque mostrare dei personaggi, e un gruppo di assassini che non fossero estremamente crudeli e violenti e devoti a riti oscuri come più spesso li immagineremmo. Volevo una sorta di contraddizione, che facessero comunque il “lavoro sporco” ma avessero un lato umano, tutto sommato anche clemente. E questa contraddizione non solo mi piaceva, ma in definitiva mi è servita per spiegare appunto la morale dell’intero libro, per tornare al discorso iniziale sul “bene nel male”. Credo che il male e il bene assoluto non esistono, e sia tutto, sempre, un grande equilibrio di piccole variazioni nelle nostre vite.

Oltre a La Bellezza del Vuoto hai pubblicato altri libri. Vuoi parlarcene?

GLI EREDI DI HOWEL- Il Gioco del Destino di giulia calligola

GLI EREDI DI HOWEL- Il Gioco del Destino di Giulia Calligola
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Ho pubblicato con casa editrice la dilogia “Gli Eredi di Howel”, un high fantasy per ragazzi. Quello è anche stato il primo libro che ho scritto in ordine cronologico (ormai una decina di anni fa, mi sento vecchia!).

Come autrice indipendente, invece, subito dopo “La Bellezza del Vuoto” ho pubblicato “Il Giudizio di Persefone”, che è il libro che ha avuto più ricezione da parte del pubblico. Si tratta di una rivisitazione del mito di Persefone, e della mitologia classica in generale, nel mondo moderno. Persefone studia Giurisprudenza, piccolo particolare legato al mio stesso percorso di studi, e la storia tra lei e Ade si dipana nell’Oltretomba, mentre i due collaborano e si confrontano su un caso controverso di anime che devono venire giudicate nel tribunale degli Inferi. Si tratta di un fantasy mitico come ambientazione, con temi new adult, e un pizzico di legal drama.

All’inizio del 2021 ho anche pubblicato due piccole novelle allegate a quel libro, uno sulla figura di Anubi e il tema del poliamore, e l’altro della ninfa Leuce e il tema dell’emancipazione femminile nella storia.

Sto trovando la mitologia antica davvero vincente per analizzare tematiche moderne e attuali, quindi non nascondo che vorrei continuare su questa strada, per ora!

Hai qualche nuovo progetto che bolle in pentola?

Materialmente, ora non sto scrivendo nulla, sono in un periodo di pausa.

L'Anima dell'Acqua di Giulia Calligola

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Anche perché l’ultimo libro, “L’Anima dell’Acqua”, quello sulla ninfa Leuce, l’ho concluso questa primavera e ho bisogno di una ricarica. Di solito cerco di stare su non più di un libro l’anno come stesura, quindi vedremo cosa porterà l’ispirazione nel prossimo futuro, anche se, come dicevo, mi piacerebbe rimanere sulla linea della mitologia rivisitata!

  • Questo tuttavia non significa che non pubblicherò nulla, nel frattempo. Ho scritto per parecchi anni senza pubblicare, ciò significa che ho circa un decennio di romanzi nel cassetto che vorrei comunque far uscire. Sono di tutti i generi, dalla fantascienza alla narrativa generale. Ma probabilmente quello che voglio pubblicare per primo è una parodia, che si intitolerà “Il peggior fantasy mai scritto”. Si tratta di una storia che ho scritto a tredici anni, sopravvissuta nel mio computer, che ho ripreso così com’è aggiungendo commenti comici della sottoscritta adulta. Insomma, un libro per cui si ride. Tanto, ve lo assicuro. E che serve anche come guida su come NON scrivere un libro, quindi è pure pedagogico (per i motivi sbagliati!)

Qualche consiglio per uno scrittore/una scrittrice alle prime armi?

Leggere e scrivere fino allo svenimento. Allenarsi tanto, con criterio e costanza. Più cresco, infatti, (o forse è meglio dire “invecchio), più mi “converto” al pensiero che non esiste il vero talento. Esiste solo la predisposizione per un certo hobby, che deriva dal nostro gusto personale e da quanta passione siamo disposti a metterci. Sono poi la costanza e l’allenamento che fanno migliorare. Si inizia tutti dalle basi, e questo non deve scoraggiarvi, perché più errori fate, più avrete margine di crescita.

Leggete il più possibile, prendete esempio, e scrivete poi quel che vi piacerebbe leggere. I risultati arriveranno col tempo, e magari molto prima di quel che vi aspettate!

In conclusione, scegli cinque aggettivi che meglio descrivono La Bellezza del Vuoto.

Uhm, difficilissimo. Noi scrittori non brilliamo per capacità di sintesi, temo. Ma se devo scegliere, direi: introspettivo, dolce, macabro, non convenzionale, simbolico.

Grazie Giulia per averci dedicato un po’ del tuo tempo. È sempre un piacere conoscere la mente che vive dietro al libro. In attesa del tuo prossimo capolavoro, che la mano amorevole della Dea Selene ti sia sempre di conforto!

Grazie a voi per l’ospitalità, e che Selene sia di conforto anche a voi (e ai lettori)!

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