Il Mostro della Cripta è un film di Daniele Misischia che potremo definire come una commedia horror. Fra i protagonisti Pasquale Petrolo (Lillo), Giovanni Calcagno, Chiara Caselli, Tobia De Angelis e Arianna Bonardi. La pellicola strizza l’occhio a una serie di cult del cinema horror proponendo un film leggero da vedere in compagnia.

Il Mostro della Cripta  – Trama

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È il 1988 e il giovane Giò (Tobia De Angelis), nerd poco più che adolescente, sfogliando l’ultimo numero del suo fumetto preferito, “Squadra 666 – Il Mostro Della Cripta”, scritto e disegnato da uno dei suoi idoli, Diego Busirivici (Lillo Petrolo), si accorge di alcune analogie tra la storia raccontata in quelle pagine e gli atroci avvenimenti che stanno seminando morte e terrore nel paesino in cui vive. Un inquietante mistero condurrà Giò e il suo strampalato gruppo di amici in un’avventura fuori dal comune.

Recensione

Il Mostro della Cripta è quello che potremo definire come una commedia horror. La pellicola ci accompagna in un viaggio all’indietro nel tempo sul finire degli anni ottanta (esattamente il 1988).  Per chi c’era (io no, invero) riconoscerà sicuramente alcune di quelle atmosfere che erano tipiche di quegli anni e che hanno contaggiato in realtà anche gran parte di quelli successivi. Il film inoltre strizza l’occhio, come abbiamo detto a una serie di classici che possiamo rivedere sia nei diversi poster e cartelloni pubblicitari, sia attraverso alcune scene del film stesso. E potrebbe essere un esercizio divertente, da fare in compagnia quello di andare a cercare tutte le cosiddette easter-eggs presenti al suo interno.

In ogni caso, come sapete, a noi piace di scavare all’interno dei prodotti con cui abbiamo a che fare e perciò ecco una piccola analisi di alcuni aspetti che abbiamo trovato interessanti.

Gli dei venuti dallo spazio

Tobia De Angelis, Pasquale Petrolo e Nicola Branchini in Il Mostro della Cripta

Tobia De Angelis, Pasquale Petrolo e Nicola Branchini in Il Mostro della Cripta © Movieplayer

Se questa espressione sveglia qualcosa all’interno delle vostre menti è perché avete sicuramente letto qualcosa di Lovecraft. Del resto è il film stesso a che si premura di farcelo notare dalle battute di uno dei suoi stessi protagonisti.

Il culto di queste creature richiama qualcosa di ancestrale. Del resto, i Valmont hanno tutte le caratteristiche di quelli che potrebbero essere i membri di una setta a partire dal vecchio capofamiglia che già nell’aspetto ricorda un po’ quelle comunità religiose un po’ contadine, un po’ “Ringrazio per l’ospitalità, ma devo rifiutare l’offerta che mi sono appena ricordata che ho fretta. Sarà per la prossima volta o mai più.”, un po’ proprio per le dinamiche familiari (ci torneremo).

Come in ogni culto che si rispetti queste divinità aliene hanno i loro testi sacri, il famoso Libro delle Rivelazioni che fa un po’ da guida ed elemento portante della trama della vicenda. Gli alieni, i mostri, vengono visti come una sorta di divinità in grado di elargire grandi doni ai loro fedeli (e del resto questa è la base di ogni culto) ed è proprio per questo motivo che gli accoliti sono disposti a tutto pur di compiacerli. Perfino uccidere. Del resto non. è nemmeno una novità che tali dei richiedano dei sacrifici.

Valmont – Una famiglia che è un mondo a sé

 Martinus Tocchi, Gisella Burinato, Arianna Bonardi, Francesco Ruggeri e Luigi Monfredini in Il Mostro della Cripta

Martinus Tocchi, Gisella Burinato, Arianna Bonardi, Francesco Ruggeri e Luigi Monfredini in Il Mostro della Cripta © Movieplayer

La struttura sociale della famiglia Valmont ricorda molto certi aspetti del mormonismo e del puritanesimo. La famiglia, abbiamo detto, diventa un nucleo essenziale e tutto avviene all’interno di essa e si sviluppa in base ad essa. E non stupisce quindi la sottomissione dei Valmont figli quindi alle figure genitoriali e e quanto essi stessi sembrano avere delle forti difficoltà nell’inserimento all’interno della società circostante.

Per quanto ben agganciato e con un ruolo all’interno del corpo di polizia il vice commissario Valmont presenta una serie di atteggiamenti psicotici a partire dal modo di porsi, quel parlato lento e cadenzato.

Gigante è schivo, così come suo padre e probabile l’erede a cui dovrebbe spettare il ruolo di quest’ultimo.

Luba, in un certo qual modo, mantiene dei comportamenti infantili. Chiusa nel rigido sistema di regole familiari che ogni possibilità di contatto reale con il mondo esterno rimane un’eterna bambina, plagiata però da quella mentalità retrograda che appartiene all’ambiente nel quale è cresciuta. È una donna, e già per questo non le spetterà mai lo stesso posto al quale possono ambire i fratelli maschi. E forse è proprio per questo, come una sorta di difesa, che il seme della follia sembra germogliare più forte in lei. Conosce solo quel mondo e quel modo di vivere. E lo difende, a modo suo.
Aggiunto:

Inoltre tutti e tre i figli mostrano un forte attaccamento verso le figure genitoriali. Ricercano la loro approvazione quasi in un modo ossessivo. Vogliono compiacerli e mai e poi mai oserebbero contraddirli.

Gli anni ’80, gli slasher movie e l’irriverenza di Misischia

Gli anni ’80 sono sicuramente quella che possiamo considerare una Golden Age per diverse pellicole del cinema horror e in particolare del genere slasher. A partire da Freddy Krueger passando per Jason, Myers e Letherface abbiamo avuto personaggi che hanno sicuramente segnato un epoca e che ancora oggi fanno parte della cultura generale della cinematografia dell’orrore e soprattutto della pratica di fare a brandelli gli adolescenti (e non solo).

Il film li omaggia, li cita, come abbiamo già accennato, li ricorda in alcune scene e anche in alcune tecniche.

Misischia gioca, riafferra i temi e li rielabora. Dona una nota irriverente che è tipica del suo modo di fare. I personaggi stessi si sentono eroi di quel mondo che hanno conosciuto prima sullo schermo. E proprio perché ne conoscono le regole sanno in parte come agire in esso. Sono dei protagonisti consapevoli, sotto certi punti di vista. E commentano, spesso, come commenterebbe lo spettatore. Riprendono i topoi e li stravolgono.

Il risultato è interessante e dona quella marcia in più alla pellicola che avvicina anche i protagonisti allo spettatatore. Del resto se è vero che tutti noi abbiamo amato questi film è anche vero che nessuno di noi vorrebbe trovarsi al suo interno. E ci sono delle più che ottime ragioni.

 

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.