Fever Dream: recensione nuovo album dei Palaye Royale

Il 28 ottobre 2022 il gruppo glam rock dei Palaye Royale ha rilasciato il suo nuovo album: Fever Dream, firmato dall’etichetta discografica Sumerian Records, in collaborazione con il produttore Chris Greatti. Composto da 15 tracce, il disco promette di essere un nuovo indimenticabile viaggio.
Fever Dream – Recensione
Intro e outro

Acquista su
EMP IT
I Palaye Royale hanno deciso di rendere questo nuovo album un susseguirsi di alti e bassi, una sfida contro i colpi che sa dare la vita, una ricerca di speranza e nuovi punti di vista. Il disco inizia con un intro estratto dal primo brano, Eternal Life. Il pezzo inizia lento e si fonde direttamente con la traccia. Il ritmo è ben cadenzato, chiaro e non troppo veloce, con una predominanza di chitarra elettrica.
L’ outro invece è uno strascico dall’ultimo pezzo dell’album, Off With The Head. Il brano risulta più ritmato rispetto a Eternal Life, più incalzante. Il testo parla di caduta, tutti cadiamo prima o poi nella vita, ma questo non è ancora il momento di sparire. È una canzone positiva, ci racconta la speranza in modo diverso, la capacità di rialzarsi alla fine. Un ottimo pezzo di chiusura.
Le tracce

Acquista su
EMP IT
La seconda canzone dell’album è No Love In LA, un pezzo che i fans conoscevano già da alcuni mesi. Demoni e falsità, in un intreccio di quello che la vita è oggi per molte persone: vuota. Si continua con Punching Bag, in cui Remington Leith sembra mettere tutto se stesso; lo considero uno dei pezzi migliori.
Tra le tracce centrali troviamo Broken, Fever Dream, Line It Up (in collaborazione con la cantante LP) e Toxic In You, che parlano di rottura ma anche di sogni, infranti, rubati, ancora da realizzare. Questi brani possiedono una sorta di continuità e si fondono in un’onda che si alza e si abbassa, creando un ottimo effetto con riff ben strutturati.
Wasted Sorrow e Paranoid alzano il livello, più intensi. La voce di Remington Leith gioca meglio con le parole, graffia ma sa anche essere delicata. Con Oblivion torna la quiete, il ritmo è più malinconico, seguito poi da Lifeless Stars che “splende nel buio” tornando a parlare di speranza, rivincita, luce anche nell’oscurità. Non resta che King of The Damned, tutta rock, tutta batteria, con un testo forte e un riff che trasporta.
Conclusioni
Un altro album riuscito per i Palaye Royale, che ancora una volta mettono al centro la loro unicità, il loro stile personale, e lo fondo in un intreccio di speranza e dolore. Si sono creati la loro nicchia, un loro piccolo mondo, e con il tempo sono riusciti a farlo crescere, tra “solitudine”, “piccoli bastardi” e “stelle senza vita”. Il tutto unito da “sogni febbrili”.

Scrittrice persa tra le nuvole, divoratrice di libri e appassionata di musica metal.