Feb 29, 2016 | 5 commenti

Il Caso Spotlight

Feb 29, 2016 | Cinema | 5 commenti

Oggi vogliamo provare un articolo leggermente diverso da quelli che solitamente pubblichiamo un questa sede. Qualche volta, molto raramente ci siamo occupati anche di cinema e televisione, più spesso per tematiche inerenti al fantasy e l’horror.

Il film che andremo tuttavia a esaminare non appartiene a nessuna delle categorie, seppure alcuni elementi di vero orrore sono presenti, non quanto perché visualizzati sullo schermo, quanto perché si tratta del vero orrore, quello che esiste nel nostro mondo, seppure celato sotto false spoglie.

Qualcuno conoscerà, forse, la favole del lupo e dei sette capretti, dove pur di entrare all’interno della casa il lupo in questione arriva ad ingoiare della creta e coprirsi le zampe di impasto per ingannare i poveri capretti, entrare nella loro casa e divorarli. Come tutti sappiamo ogni favola ha un po’ di morale e anche questa vuol lasciare qualche insegnamento, ma Il caso Spotlight (premio Oscar come miglior sceneggiatura originale e miglior film), diretto da Tom McCarthy, che tratta di avvenimenti reali ne è forse uno dei più grandi esempi.

Quando nel 2001 il nuovo direttore del Boston Globe legge su una colonna del giornale di un avvocato che ha dichiarato che il cardinale Law pur essendo a conoscenza degli abusi su minori del prete Geoghan chiede al team di Spotlight di investigare sull’intera vicenda. Ed è così che partendo dal caso di un singolo prete si muovono lentamente scoprendone, in un primo momento altri due. Poi grazie al fondatore dell’associazione SNAP (Network dei Sopravvissuti agli Abusi da parte di Preti) la lista comincia ad allungarsi raggiungendo un numero di 13 persone che hanno effettuato suddetti abusi nella sola Boston.

Eppure le indagini non si fermano e il team di Spotlight comprende che fermare uno solo di questi preti non è sufficiente, ma è necessario portare alla luce l’intero sistema che potrebbe arrivare a coprire, secondo le previsioni anche fino a 90 nomi. Sbagliano di poco, perché consultando gli archivi con controlli incrociati fra spostamenti frequenti sotto le diciture “per malattia” “non disponibile” e simili riescono a stillare una lista di ben 87 nomi nella sola Boston, appena tre in meno di quanti erano stati previsti.

Di questi, solo 70 si riusciranno ad avere tutte le documentazioni necessarie per poter portare il caso ad avere una vera e propria risonanza e quindi smascherare questa rete che era rimasta sopita e nascosta per molto tempo. Troppo, così tanto che appena il giorno seguente alla pubblicazione dell’articolo la redazione di Spotlight viene intasata dalle telefonate che non sono quelle dei difensori della chiesa, ma quelle di altre vittime che hanno trovato la forza di denunciare quanto accaduto anche a loro. A tal proposito sono stati riportati di seguito i titoli di coda che lasciano intendere quanto la situazione fosse molto più grave di quanto si potesse pensare oltre che estesa a livelli globali. Seguita da una lunghissima lista dei luoghi dove sono stati riscontrati i maggiori casi di abusi.

Nel 2002 il team di Spotlight pubblicò quasi 600 storie in relazione allo scandalo.


249 preti e frati furono pubblicamente accusati di abusi all’interno dell’Arcidiocesi di Boston.

Nella sola Boston sono stati stimati più di 1000 sopravvissuti.


Nel dicembre 2002, il Cardinale Law rassegnò le dimissioni dall’Arcidiocesi di Boston.

Fu riassegnato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, una delle più importanti fra le Chiese Cattoliche Romane del mondo.

Se ci pensate i numero sono impressionanti. E la lunghezza di quella lista alla fine lo è ancora di più. Precisiamolo, nel film non è presente un solo atto di violenza eppure quella violenza è così evidente se si pensa alle parole di una delle vittime quando descrive come inizia l’intero processo che porta un bambino a diventare una vittima in tutti i sensi. All’inizio parla di attenzioni che nulla lasciano presagire, la confidenza di piccoli segreti che fanno sì che egli si senta un eletto, perché è Dio stesso a sceglierlo, forse perché è sempre stato buono, volenteroso e così via, “Tu stai al gioco.” è in un certo senso la frase chiave, “Tu stai al gioco” perché all’inizio non c’è nulla che faccia pensare a qualcosa di diverso o forse sarebbe meglio dire perverso.

Tu stai al gioco… Tu stai al gioco… E quando ti chiede un pompino o una sega tu stai al gioco perché ormai ti ha circuito. Sei in trappola.
Non è soltanto un abuso fisico, ma anche spirituale.

E questo è il punto chiave. Quello che forse esprime meglio di tutti il concetto stesso dell’abuso, il come nella mente del bambino viene tagliata via ogni via di fuga da quella realtà che diventa una specie di gabbia, una prigione invisibile dalla quale urlare non serve a nulla, perché cosa si potrebbe dire? Chi avrebbe mai creduto che quel prete, quell’uomo di chiesa che dovrebbe rappresentare dei sani principi possa fare una cosa del genere? Come si potrebbe accusare quell’uomo che è entrato in casa tua con l’intendo di aiutare la tua famiglia di compiere un gesto così terribile?
Ne emerge anche una testimonianza di un ex prete, appena accennata in cui egli ammette chiaramente di aver avuto dei rapporti con minori, ma di non considerarli affatto né abusi, né tantomeno violenza. Ancora parole che sembrano pesanti, troppo a dire il vero.

Così come quell’espressione che concentra l’intero senso di omertà, il fatto che sia l’intera società non tanto a non rendersene conto, quanto a non volerlo fare, a fingere di non notare un fenomeno che è fin troppo vasto. Una istituzione che addirittura ha fatto quanto in suo potere per tenere il fenomeno nascosto.

Se serve una comunità per crescere un bambino, serve una comunità per abusarne.

Ancora parole forti. Eppure così reali. Perché se tornate poche righe più in alto, se buttate ancora una volta un occhio a quei numeri vi renderete conto di quanto quel fenomeno che i giornalisti di Spotlight hanno portato in superficie fosse vasto e che per far sì che nessuno in molti anni ne venisse a conoscenza, si è dovuto intervenire su più fronti, facendo sparire documenti, coprendo le tracce e offrendo anche somme di denaro.

Personalmente consigliamo di dedicare qualche ora alla visione di questo film anche perché vivere con le bende sugli occhi non è utile a nessuno. Consigliamo la visione di questo film, perché cose come queste continuano ad accadere tutti i giorni e questo non lo diciamo come una presa di posizione, ma come una realtà. Vi consigliamo di vedere questo film e fermarvi qualche secondo su quella lista che comprende paesi di tutto il mondo e riflettere, anche solo per qualche istante…


 Piccolo appunto. Fino a questo momento non avevamo una vera e propria categoria cinema. Vorremo inserirla all’interno del blog così da dargli una visibilità del tutto sua. Senza togliere nulla all’articolo, dato che il film di per sé tratta di argomenti molto importanti sui quali ci piacerebbe sapere il vostro parere e i vostri commenti (non costa niente lasciarli, sono gratis), vorremo chiedervi anche di suggerirci un nome per questa categoria, sempre qui sotto e sempre nei commenti. Il più bello potrà venire utilizzato.

La redazione ringrazia dell’attenzione.

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.

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  1. The Danish Girl | Vampires Tears - […] a parlare di cinema dato l’alto indice di gradimento dell’articolo precedente in merito Il Caso Spotlight che potete trovare…

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