Attenzione: questo articolo contiene spoiler. Tuttavia può essere un pratico approccio per chi vuole affacciarsi al mondo di Lovecraft e vuole prendere visione a grandi linee di quello che troverà all’interno. Vi consigliamo, in ogni caso, la lettura dell’opera originale
Eccoci tornati alla serie di appuntamenti legati al ciclo di Lovecraft. Ci scusiamo per la pausa che ci siamo presi il mese precedente e che ha portato tutto il programma a rallentare. Tuttavia, nella speranza che sia tutto ciò di vostro gradimento, proseguiamo con un nuovo capitolo dedicato a questa raccolta.
Recensione
Il racconto di cui parliamo oggi è Il Successore, in inglese The Descendant. In realtà su questo titolo bisogna fare un appunto in particolare poiché il racconto non ci è mai giunto per intero, piuttosto quello che possiamo leggere oggi è un breve frammento scritto dall’esecutore letterario di Lovecraft, Barrow, che lo recuperò da alcuni appunti tra loro slegati.
Ed in effetti è abbastanza evidente che esso manchi di un finale, ma si tratti semplicemente di una qualche introduzione a qualcosa di più, che però, purtroppo, non potremo mai leggere. Per questa ragione, purtroppo, nemmeno la recensione può essere effettivamente completa.
La cosa interessante è che il racconto parta in prima persona così come quelli precedenti per proseguire dopo poche righe in terza come se il narratore non fosse il reale protagonista di quegli eventi.
Il narratore, dunque, parla di una casa, per le strade di Londra, dove un vecchio cade in disperazione ogni qual volta ascolta il suono di una campana. L’uomo è un solitario, non parla con nessuno fino a quando il suo nuovo vicino, un giovane di ventitré anni di nome William non si introduce a forza all’interno della sua vita e fino al giorno in cui lo stesso giovane non entra in possesso di una copia di quel libro maledetto dell’arabo pazzo Alhazred. Dopo aver dato di matto alla vista del volume, il vecchio comincia a raccontare la sua storia che però si interrompe in quanto, come già detto, il racconto resta incompiuto.
Ad essere onesti, si può definire un vero peccato che questa opera sia rimasta così, senza un finale, perché prometteva di essere davvero interessante, se non altro per riferimenti ad altri racconti precedenti come La Città Senza Nome, tanto per fare un esempio. È dunque probabile che, nell’idea di Lovecraft, ce ne fossero altri che spiegassero dunque la follia del vecchio. Navigando di fantasia si può cercare di immaginare il destino che possa essere toccato poi al giovane William attratto da tali argomenti. Forse, e dico forse, avrebbe ereditato la maledizione della follia del suo vicino e questo spiegherebbe il titolo del racconto che, tuttavia, potrebbe anche riferirsi in realtà al vecchio stesso date le antiche origini della famiglia. Purtroppo non ci è dato di saperlo.
Il ritmo prosegue si accelera dal punto esatto in cui il volume entra nelle mani del ragazzo tuttavia, di nuovo dobbiamo fermarci.
E ci fermiamo anche con la recensione stessa, ma davvero, considerata la brevità dell’opera non possiamo dire molto di più in merito ad essa. Vi salutiamo, quindi, e diamo appuntamento alla settimana prossima con il primo dei racconti riguardanti Il richiamo di Cthulhu.
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