DYLAN DOG N° 367
Chiunque abbia mai letto un testo di Barbara Baraldi non può fare a meno di riconoscere quella vena di mistero ditoni un po’ cupi che caratterizzai suo stile. E non si smentisce nemmeno quando la sua penna incontra il mondo del fumetto. Del resto, non è certo la prima volta che Barbara ha a che fare con la testata di Sergio Bonelli e nemmeno è la prima volta in cui si dedica all’indagatore dell’incubo Dylan Dog.
La ninna nanna dell’ultima notte è l’ultima opera che la scrittrice ha regalato alla collezione e che sicuramente ne richiama pienamente lo stile riuscendo a creare pienamente quelle atmosfere che sono già presenti in altri suoi testi.
Ad esempio, il personaggio di Domitilla, che in questo volume fa le veci dell’assistente di sempre Groucho, non può non essere proprio il frutto della mente della storyteller, con il suo essere un po’ retrò che allo stesso tempo è una figura determinata seppure non immune non immune alle paure che sono tipiche dell’essere umano.
E i bambini poi, quelli sì, sanno essere davvero inquietanti. Eh già, forse perché, in linea generale, i bambini nel panorama horrorifico hanno un qualcosa che li rende anche più temibili di quelli che sono tanti veri mostri, un po’ forse perché non ce lo si aspetta, un po’ perché lasciano un qualcosa dentro dovuto al fatto che ciò che solitamente si considera tanto innocente, fragile e innocuo possa nascondere una cattiveria altrettanto pura.
Monday, che sembra tanto un omaggio a Mercoledì Addams, Honey e così gli altri hanno gli occhi di chi forse nemmeno si rende conto che quello che loro chiamano gioco, non è affatto un gioco.
E infine il burattinaio, una figura che resta a margine, ma che allo stesso tempo è sempre presente fin dalle prime pagine. C’è e non c’è, si mostra e poi lascia spazio agli altri personaggi per poi… Beh, questo dovrete scoprirlo leggendo.
Detto ciò, fateci sapere se questa nuova rubrica risulta essere di vostro gradimento, se questo tipo di recensione vi è piaciuta e quali altri tipi di titolo vi piacerebbe che recensissimo.
Al prossimo incubo.
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