Oggi abbiamo invitato sul nostro portale Christina Rosamilia per una breve intervista.
Qualche tempo fa abbiamo parlato del progetto SYMMES di Sebastiano Brocchi e il tema ha riscosso molto successo fra i nostri lettori. Christina è una delle protagoniste di quest’opera in quanto ella interpreta il ruolo di Euphrosyne, la protagonista dell’intera opera.
Benvenuta Christina, grazie di essere qui e dedicarci una parte del tuo tempo. Puoi presentarti ai nostri lettori?
Grazie mille a voi e alla vostra disponibilità. È davvero un piacere.
Chi è Christina Andrea Rosamilia? A dire la verità sono stata molte cose, tante che nemmeno io so più chi sono.
Sono un’attrice Svizzera, sono nata a Bellinzona e cresciuta in Leventina.
Ho sempre avuto la passione per la recitazione, fin da piccola.
Non ho mai voluto fare nient’altro ma per vicissitudini della vita ho scelto un altro percorso frequentato la SSPSS di Trevano, una scuola a mio avviso molto umana e in quel periodo della mia vita avevo bisogno proprio di quello. Umanità, sentirmi un essere umano più che un numero.
Terminata quella scuola, svolevo fare recitazione ma un’altra volta per motivi personali non ho potuto esaudire questo mio grande desiderio e, siccome ho sempre avuto un’ottima predisposizione alle Lingue, alla comunicazione e ai mondi esotici, decisi di iscrivermi a traduzione e interpretariato alla IULM a Milano, ed iniziai un altro viaggio: un viaggio dove mi sono persa, perché perdersi, in questa vita, fa bene. Poi mi sono ritrovata e quando avevo sotterrato il sogno più grande della mia vita (recitare) la fortuna bussò alla mia porta, ed io l’aprii.
Al momento sto anche scrivendo un libro, la mia prima opera.
Vuoi raccontarci qualcosa del tuo personaggio senza ovviamente cadere nello spoiler?
Onestamente vorrei che a parlarvi di Euphrosyne fosse il maestro Sebastiano Brocchi perché l’idea più pura e genuina del personaggio solo lui può raccontarla. Posso dirvi se volete, come vivo il personaggio, come lo sento.
Ti senti vicina in qualche modo al personaggio di Euphrosyne?
Moltissimo. Trovo che il personaggio di Euphrosyne abbia molto di me.
Senza andare troppo nel dettaglio, lei è l’esploratrice venuta da lontano, molto lontano, che esplora il vuoto esistenziale dell’umanità. Che lo crediate o no, io mi sono sentita sempre così, molto lontana, non di questo mondo diciamo.
L’idea dell’esplorazione, della scoperta di nuovi mondi (mondi interiori) è sempre stata una forte prerogativa di me. Ho viaggiato molto nella mia vita, lavorando in paesi differenti, con culture differenti. Quello che ho capito però, in questa esplorazione in terre lontane, che il vero viaggio è dentro se stessi.
La ricerca della felicità non va cercata altrove, ma dentro ognuno di noi, nell’Io profondo, ancestrale. Dobbiamo essere speleologi esistenziali, dell’anima.
Mi hanno raccontato che attualmente vivi a Londra, quindi come il tuo personaggio anche tu vivi lontano dalla tua terra natale. È stato molti difficile intraprendere questo percorso? Ti manca la tua casa?
Sono molto felice di essere partita quel giorno. Sebbene fossi triste e piangessi come una mamma all’aeroporto, rifarei tutto nei minimi dettagli.
Lasciare tutto, la casa, i propri affetti, il proprio paese, il proprio letto, la mamma, I parenti e la mia gatta, le proprie sicurezze, è sconvolgente! È un’esperienza terribile. Non si può descrivere quello che si prova quando si atterra in un paese straniero, soli, senza conoscerlo, solo con la valigia, dopo aver abbandonato tutto e tutti.
Ci si sente nudi; nudi in una camera d’Ostello con 12 sconosciuti, nudi in un letto che ancora non ha la nostra forma, su un cuscino che odora di estranei, ognuno con il proprio sogno.
È molto dura. C’è freddo! Si sentono le altre persone respirare, tossire, ammalarsi, c’è perfino chi ruba la tua roba mentre sei là fuori, nella giungla d’asfalto, a cercare di capire chi sei, sotto la pioggia, mentre ti continui a chiedere come mai sei partita, dopo l’ennesimo colloquio andato male.
Non sei nessuno, non hai un conto in banca, non hai i documenti in regola, non esisti legalmente.
Quante porte in faccia, quante notti senza sonno, quante case abbandonate, quanti letti sconosciuti, quanti luoghi, quanti personaggi.
Poi, piano piano, col tempo e gli anni, ecco che il letto prende la tua forma e non ti ritrovi più a contemplare un alto soffitto, alle 3 di notte, stringendoti le gambe fra le braccia per sfuggire al freddo, perché quello che vorresti sentire è solo il calore di un abbraccio.
E la giungla ostile, lentamente, assieme ai suoi abitanti, diviene il bosco dietro casa, piano piano sempre più piccolo.
Lasciare il proprio paese per scappare verso l’ignoto significa andare verso se stessi, anche se inizialmente non lo sappiamo.
Sono felice di averlo fatto perché in Svizzera mi sono state date davvero poche opportunità per dimostrare il mio potenziale, potenziale che mi è stato riconosciuto all’estero, ma questa è una storia comune.
Ti sei mai sentita sola in questo tuo vagabondare da un posto all’altro?
È una vita che mi sento sola. Da sempre. Ma questo è anche parte del mio carattere molto solitario. Il viaggio a mio avviso, per essere effettivo, deve essere fatto da soli e nel mio vagabondare e perdendomi per il mondo, ho scoperto di avere grandi risorse che non sapevo di possedere sfidando la mia oscurità fondamentale (la mia depressione) che mi porto dentro da sempre.
Uscire dalla comfort-zone non è mai bello ma, quello che viene dopo, ne vale davvero la pena.
Il film SYMMES possiede una serie di sotto-tematiche dal carattere filosofico e spirituale. E tu invece? Come vivi la tua spiritualità? Ti va di parlarcene?
La spiritualità è molto importante per me. Da sempre ho esplorato religioni e adottato filosofie diverse. Dalla religione cattolica al buddismo, dallo sciamanesimo alla magia.
Per essere un bravo attore devi avere una mente aperta e io sono aperta a tutto, ad ogni religione, cultura e consuetudine che viene da lontano, essendo per natura curiosa e avida di conoscenza.
Quest’anno ho deciso che intraprenderò un nuovo cammino spirituale, di cui non posso parlare poiché molto riservato, ma non vedo l’ora.
Voglio crescere e sviluppare il mio lato spirituale poiché sento questa necessità.
Come puoi definire la tua esperienza sul set? Ti è piaciuto lavorare con Sebastiano e prendere parte a questo progetto?
Io amo lavorare sul set. Non c’è altra cosa che io voglia fare in questa vita.
L’esperienza con Sebastiano (io lo definisco un maestro) è senza ombra di dubbio un’esperienza interessante.
Io lo stimo molto perché è un grande Artista, poliedrico e dalle mille risorse.
È una gran bella persona e credo che farà molta strada. Ha così tanto da dare al mondo e il suo mondo interiore è senza confini. Per questo mi sento di dire che farà strada perché quando lavori con il cuore, presto o tardi, verrai ricompensato.
Puoi raccontarci qualche aneddoto divertente accaduto durante le riprese o semplicemente facente parte del dietro le quinte?
Sicuramente quella volta che Sebastiano ed io dovevamo girare ma a me, tanto per cambiare, era venuta una bella infiammazione della palpebra. Io chiaramente non volevo girare in quelle condizioni ma come si dice, “the show must go on” e quel genio diabolico di Sebastiano s’inventò in men che non si dica una sorta di mascherina spaziale che ovviamente, non era prevista nel costume per quella scena. Grazie a quell’idea riuscimmo a salvare le riprese arricchendo ulteriormente l’estetica del mio personaggio.
Mi è stato detto che quella di SYMMES non è la tua prima esperienza come attrice. Vuoi raccontarci qualcosa della tua carriera precedente e dei tuoi altri ruoli? C’è qualche personaggio che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
Ho esordito nel 2016 come protagonista ne “Le ultime cose” di Irene Dionisio.
Film che andò al Festival del Film di Venezia 2016 con cui in seguito vinsi il premio come migliore attrice adl Asti film festival.
Poi venni chiamata da Francesca Archibugi che mi diede una parte in “Romanzo famigliare”, a fianco del mitico Guido Caprino, serie tv firmata Rai.
Lavorai in “Love snack 2” che andò in onda su Italia 1, dove interpretai Allegra, fan sfegatata di Marina Abramovic.
Poi venne la “Teoria del sangue” di Luca Elmi, un corto che mi ha fatto vincere ben due premi come migliore attrice nel 2018 e che sta ancora girando per festival.
Ad ottobre 2018 ho girato a Berlino “The choice I want” di Francesca Tasini, un intenso cortometraggio, uno dei lavori più belli in cui abbia potuto partecipare. Ci sono stati altri corti ovviamente ma non sento la necessità di parlarne.
Il ruolo più bello della mia vita che lo si voglia o no è quello di Sandra (le ultime cose). Era proprio quell’occasione, quella possibilità che sempre avevo sognato. Un personaggio complesso, di un forza e fragilità ammaliante, vivo e puro, e ne restai subito colpita. Non è stato facile perché Sandra, una giovane transessuale, rischiava di essere la solita figura pittoresca piena di cliché, in un certo modo svenduta come si vede oggi in tv.
Perciò ho voluto interpretare Sandra con dignità, e non come fenomeno da baraccone.
Grazie mille Christina per il tuo tempo e la tua compagnia. Spero che tu abbia ritenuto questa conversazione piacevole. Prima di andare via lasciaci un ultimo messaggio. Un motivo per cui tu, personalmente, consiglieresti la visione di SYMMES.
Grazie mille a voi per il tempo dedicatomi.
Guardate Symmes per la bellezza e la diversità dei personaggi, per la sua storia accattivante e per il messaggio che questo film vuole trasmettere al mondo. Guardatelo per il duro lavoro di tutti noi ma soprattutto per gli sforzi di Sebastiano che come in ogni altra sua opera, non solo mette la mente ma anche il suo grande cuore.
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