Il volto fine e delicato di una fanciulla di soli dieci anni, Ernora non è in realtà ciò che sembra. Dietro quel volto di bambina si nasconde un creatura molto più antica e assetata dell’unica cosa che riesce a placare il suo spirito: sangue.
Ernora: La bambina vampiro è una novella breve scritta da Chiara Kiki Effe, di cui abbiamo già parlato altre volte, che fa parte della serie Vampire’s Tales.
Trama
A.D. 1025
Ero figlia di un re, di un grande conquistatore: Bjorn Ragnasson.
Mi chiamo Ernora, ho quasi mille anni vissuti nell’immortalità e, per diversi secoli, ho avuto l’aspetto di una bambina.
Bum.
Bum bum.
Era forse il suono del mio cuore, quello che sentivo? Piano, troppo piano.
Bum.
Bum bum.
«Non morire, bambina.»
Dolore.
Ma io volevo morire.
Qualcosa mi gocciolò sulle labbra. Mi costrinsi a ingoiare. Avevo sete, sì. Dovevo bere.
Un gusto dolciastro mi invase la lingua, poi la gola.
Era buono.
Spalancai gli occhi senza riuscire a mettere a fuoco niente, concentrata su quel nettare dolce.
Fame.
Sete.
Voglia di vivere.
Recensione
Onestamente è la prima volta che leggo qualcosa scritto da questa autrice. Tuttavia trattandosi di una storia in vampiri, che chi mi conosce sa che amo particolarmente, ed essendo anche il racconto molto breve, quindi particolarmente favolerevole a un periodo in cui mi si sono accumulati un po’ di volumi, l’ho inserito facilmente nella lista.
Ho cominciato il libro ieri notte e l’ho terminato questa sera, quindi nell’arco di meno di 24 ore. Molto breve quindi perfetto anche per chi in questo periodo particolare ha bisogno di una distrazione.
Ma torniamo a noi. Ernora era la figlia di un valoroso re dei vichinghi che però ritrova il suo villaggio. Quando il suo villaggio però viene distrutto viene fortunatamente, o sfortunatamente è un punto di vista, salvata da un uomo misterioso. Questo si rivela però essere un vampiro quando non riesce a resistere alla tentazione che il sangue della piccola e, per non lasciarla morire, la muta facendola diventare simile a se stesso.
Ma il tempo corre e non da tregua nemmeno agli immortali. E se il corpo di Ernora resta immutato, altrettanto non si può dire per il suo spirito che invece matura, cresce e presto si rende conto di trovarsi all’interno di una gabbia fatta di carne, ossa e sangue.
Ernora e i bambini vampiro
Ernora non è certo il primo caso di una vampira intrappolata nel corpo di una bambina. Più famosa, certamente, è la figura di Claudia delle Cronache dei Vampiri di Anne Rice. I bambini vampiro, proprio per la loro duplice natura, sono di fatto delle creature molto particolari. Il loro aspetto quello dell’infante spesso li fa associare a figure di innocenza, il loro viso li avvicina a essere bisognosi di aiuto, in difficolatà con il vasto mondo che li circonda.
Tuttavia essi non sono né indifesi, né tantomeno innocenti e spesso arrivano ad essere tanto più crudeli. Dopotutto per quanto il loro aspetto possa essere un vantaggio per loro, d’altra parte gli nega gran parte di ciò che caratterizza un adulto, principalmente dal punto di vista sociale. Nessun adulto li considererà mai suoi pari, nessun adulto avrà per loro gli stessi sentimenti che si possano nutrire per qualcuno che abbia la stessa età.
E così il loro spirito cresce in questa prigione immortale, dalla quale non possono uscire, né fuggire. Il loro spirito cresce e vuole urla, invadere il mondo intero con il loro dolore che, soppresso, si trasforma in crudeltà.
È così per Claudia ed è così per Ernora.
Ma se per Claudia sono altri a raccontarci la sua storia, Ernora lo fa con la sua voce, facendoci entrare nel suo mondo e lasciandoci vedere ciò che ella stessa vede.
L’anima di Ernora e l’uso dell’introspezione
Date le premesse a cui abbiamo accennato nella parte precedente vien da sé che Ernora è un romanzo caratterizzato da una grande introspezione data anche dalla forma narrativa della prima persona. L’uso di tale tecnica ha reso ancora più forte i sentimenti espressi da questa creatura, il suo dolore, la sua sofferenza. Tutte le parole non dette e quelle che sono state sputate fuori in impeti di cieca rabbia. L’amore e l’odio per quella figura che l’ha salvata e allo stesso tempo l’ha condannata a una non-vita fuori dal mondo mortale. Galen, lo abbiamo nominato veramente poco in questa recensione, seppure anche lui sia una figura portante, ma crediamo che sia preferibile che lo scopriate da soli.
Torniamo a noi. Il testo è scritto egregiamente, la narrazione segue quella dei pensieri e delle sensazioni della protagonista modificando di conseguenza il proprio ritmo. La scrittura inoltre non è complessa, si legge agevolmente e facilmente quindi particolarmente consigliato a tutti coloro che sono abituati ad avere poco tempo e non amano lasciare le cose in sospeso.
Mi è piaciuta molto l’idea di vedere finalmente un vampiro come quelli dei molti romanzi moderni che qui questa figura hanno ormai conservato ben poco, soprattutto nel momento in cui il genere è diventato fortemente commerciale.
Insomma, un bel racconto di quelli che ci piacerebbe vedere più spesso, con un finale che potremmo definire dolce/amaro che lascia il lettore con una vena malinconica e per qualcuno anche una lacrima.
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