Il Vampiro di John William Polidori è il primo racconto della nostra sfida Quarantena col vampiro. Vi ricordiamo che troverete una recensione di questo racconto anche il post di Bloody Reader.
Il Vampiro di Polidori è datato 1819 ed è il racconto che possiamo dire abbia dato origine alla figura del Vampiro per come la conosciamo oggi. Lord Ruthven, il vampiro della vicenda, è un personaggio singolare. Seppure dalle descrizioni pare non sia brutto, il suo aspetto passa sicuramente in secondo piano rispetto alla peculiarità del suo carattere. È questo, infatti, a far cadere il giovane Aubrey nella sua trappola.
Trama
Nel giugno del 1816 un gruppo di scrittori prendono residenza presso villa Diodati in Ginevra. Le giornate sono fredde e piovose passano il tempo leggendo e creando racconti dell’orrore. E qui che Polidori da vita al Il Vampiro e alla celebre figura di Lord Ruthven destinato ad essere una fonte di ispirazione per per molti degli autori successivi.
Quando nei salotti londinesi appare la misteriosa figura di Lord Ruthven, questi attira l’attenzione di molti membri dell’alta società fra cui quella del giovane Aubrey. Ma qualcosa di molto oscuro si nasconde dietro il Conte di Marsden e presto Aubrey dovrà pagare il prezzo della sua curiosità.
Recensione
Il Vampiro di Polidori è sicuramente uno dei grandi classici della letteratura dell’orrore senza il quale probabilmente non avremo avuto molte delle storie che ci accompagnano ancora oggi. Perfino Bram Stoker, nella creazione del suo Dracula, si ispirò alla figura di Lord Ruthven, questo per dare un esempio di questa piccola opera sia importante. Nato quasi per gioco di una sfida fra autori è sicuramente un’opera che ha segnato la letteratura di genere.
L’ambigua figura di Lord Ruthven
Come abbiamo già accennato, Lord Ruthven è una figura alquanto ambigua. Non viene mai descritto con dovizia di particolari nel suo aspetto. Di lui sappiamo che ha il volto emaciato ed inespressivo, occhi grigi e freddi nei quali non è possibile scorgere nessuna traccia di emozione. Quello che attira di lui è proprio questo suo atteggiamento. Si tratta di carisma più che di ogni altra cosa.
Il suo atteggiamento è ambiguo. Di lui si può comprendere ben poco. Quanto più sembra non apprezzare le attenzioni tanto più suscita la curiosità dei salotti. Non disprezza la compagnia femminile, ma nemmeno la ricerca. Non sembra attratto dal vizio eppure si circonda di coloro che ne sono schiavi. Vince al gioco contro i virtuosi, perde contro coloro che sono carichi di ricchezze. Lord Ruthven è dotato di una crudeltà sottile. Agisce in maniera mirata e studiata e nessuno può dire cosa abbia davvero in mente. Ma prova piacere, sì, nel portare in miseria le vite di coloro che lo circondano. Non nutre affetto, e se sembra dimostrarlo c’è un diverso fine dietro di esso. Ogni mossa è studiata, calcolata, pensata.
Perfino il suo rapporto con il giovane Aubrey è carico di doppi fini, che tuttavia il lettore può comprendere solo quando il racconto sta per giungere ormai alla fine. Insieme con il suo protagonista. La sua è solo una facciata per privarlo di qualunque cosa, prima fra tutte la sua stessa essenza.
Creato come una caricatura di Lord Byron, anche questi presente alla gara svoltasi nella villa Diodati, Lord Ruthven è probabilmente il primo vampiro ad apparire come un membro dell’alta società. Da qui ne deduciamo forse quello che è il suo carattere. Nobile sì, ma bestiale nel soddisfare la sua fame, la sua sete di sangue e la sua avidità di distruzione.
Il racconto
Il racconto richiama chiaramente lo stile tipico della letteratura di inizio ottocento. Lo stile è alto poiché punta ad un pubblico di letterati o comunque appartenente alle high-class. Del resto, tutti i partecipanti alla sfida erano celebri scrittori. L’opera di per sé è certamente innovativa, così come detto la visione del vampiro al suo interno. È sì un mostro bevitore di sangue, ma perfettamente in grado di mescolarsi con l’umanità sebbene la tenga distante. Tuttavia, non viene ancora rilegato al suo ruolo di creatura prettamente notturna. Sì, si fa menzione al fatto che le sue capacità siano maggiori al calare delle tenebre, ma Ruthven non sembra avere grossi problemi a muoversi anche di giorno, tanto che alcune scene danno l’idea di svolgersi nelle ore diurne.
Si tratta, in ogni caso di una storia molto breve che può essere terminata anche in poche ore. Tuttavia resta e resterà comunque uno dei grandi capolavori che ogni amante del genere horror, ma in particolare delle storie di vampiri, dovrebbe leggere almeno una volta.
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