Momo alla Conquista del Tempo, conosciuto anche semplicemente come Momo, è un film di animazione del 2001. Prodotto in collaborazione fra Germania e Italia dalla Cecchi Gori Entertainment, il film è un piccolo capolavoro, che forse non ha avuto il giusto spazio a suo tempo. Un po’ anche per questo abbiamo deciso di dedicargli un suo posto all’interno della nostra rubrica Memorie Dimenticate.
Trama
Momo è una bambina di circa nove anni molto speciale: se guarda qualcuno dritto negli occhi, questi è obbligato a dire la verità. Con l’aiuto di Cassiopea, una tartaruga veggente di 180 anni, e del maestro Hora, Momo riuscirà a sventare i loschi piani degli ‘Uomini Grigi’, che con la scusa di vendere enciclopedie e polizze assicurative corrompono gli uomini e fumano il loro tempo.
Recensione
Come abbiamo detto nelle prime righe di questo articolo Momo non probabilmente ricevuto la gloria che meritava a suo tempo. A ricordarlo sono probabilmente solo coloro che hanno vissuto la loro infanzia in quegli anni e probabilmente nemmeno tutti.
Ammetto del resto che perfino io l’ho visto in età adulta.
La storia basata su un romanzo di Michael Ende, sì, quello de La Storia Infinita, ed è riadattata in versione animata dall’abile regia di Enzo D’Alò, più conosciuto per un’altra pellicola sempre basata su un racconto per ragazzi: La Gabbianella e il Gatto.
Momo, una favola moderna per tornare a sognare
Momo è una favola moderna, così come lo sono molti dei capolavori dello scrittore tedesco che mette abilmente a confronto il mondo dell’infanzia e quello dell’età adulta.
Nel mondo di Momo la società viene sconvolta dall’arrivo degli Uomini Grigi, che portano i cittadini a voler diventare sempre più produttivi. Degli uomini-macchina il cui unico obiettivo diventa quello di concentrare le loro energie nella carriera, nell’utile, in tutti quei meccanismi che fanno parte della vita adulta. Un mondo apatico che non lascia più spazio alla fantasia, ai sentimenti, a tutte quelle piccole cose che rendono la vita degna di essere vissuta.
Non è così per i bambini, che avvertono questa freddezza da parte degli adulti. Una freddezza che non ha per loro più alcuno spazio e che lentamente li ingloba trascinandoli in quel mondo spento e senza colori.
Ma non per Momo.
Già per Ende, Momo rapresenta la fantasia, quel saper vedere oltre il velo del grigio.
Momo diventa, col suo cappotto enorme, l’unica speranza per l’umanità. La possibilità di ricordarci che c’è qualcos’altro che continuare a correre senza riuscire a trovare la fine di una miriade di giornate che non si differenziano l’una dall’altra.
Ci siamo noi. Con le nostre gioie e le nostre sofferenze. Noi con i nostri sogni che non dobbiamo dimenticare. C’è quel fanciullino di matrice Pascoliana, che può essere vivo ancora nell’età adulta se non ci dimentichiamo di nutrirlo. Ne è l’esempio la figura di Beppo Spazzino. Lui che vuole soltanto riavere la sua piccola Momo.
Per me questo rimarrà sempre un film molto importante. Questo film mi ha fatto conoscere più a fondo l’animazione italiana ed europea e ancora oggi ha una grande importanza per me per via del significato che attribuisce al tempo e alla società frenetica e senza respiro. Un film molto maturo e capace di parlare sia ai più piccoli che ai grandi e capace di mostrare una protagonista meravigliosa che sa colpire. D’Alò ha fatto un ottimo lavoro qui.
Concordo in pieno. Credo avrebbe meritato più fama. C’erano tantissimi film di animazione di quegli anni che forse sono poco famosi, ma erano decisamente belli. Peccato se ne parli così poco.
Grazie di essere passato 🙂
Tempo fa ci feci una recensione (a dire la verità due) e in futuro sarei felice di farne una terza. Se ti interessa, ecco qui il link: https://mymadreams.com/2021/12/21/momo-alla-conquista-del-tempo-2/
La leggo volentieri
Grazie mille e scusa il disturbo!
Nessun disturbo, passa quando vuoi