Continua il nostro viaggio nella letteratura vampirica con Il Vecchio Ritratto di J. H. Nisbet. La nostra guida è sempre Draculea di ABEditore e vi ricordiamo, come sempre, che la rubrica è in collaborazione con Bloody Reader di cui vi linkiamo l’articolo.
Siamo ormai alla fine del secolo XIX e di esempi ne abbiamo avuti molti, ma di certo non possiamo dire che questo non sia peculiare
Il vecchio Ritratto – Trama
Un pittore, protagonista e voce narrante, acquista una vecchia cornice al cui interno è contenuto un vecchio dipinto. Se pure questo non gli si presenta di grande prestigio, ripulendolo si rende conto che sotto di esso ve ne è celato uno di qualità nettamente superiore che rappresenta la figura di una donna. Chi è la misteriosa sconosciuta? E perché, per quanto affascinante il suo viso ha qualcosa di così inquietante?
Recensione
Nisbet ci porta in un racconto che in effetti possiamo definire molto particolare. Il racconto ruota tutto intorno al misterioso dipinto e alla misteriosa figura in esso ritratto. La donna inoltre rispetta i canoni di quella che è la figura del vampiro: bellissima, ma da viso e le labbra pallide. E nella sua bellezza a dire il vero vi è qualcosa in grado di far gelare il sangue nelle vene e di immobilizzare il pittore come lo sguardo di un cobra.
L’intera trama di questo racconto si srotola principalmente in poche ore, o per meglio dire in quella mezz’ora in cui il quadro viene finalmente scoperto nella sua reale figure. E i minuti che ne seguono hanno quasi l’aria di un sogno.
L’arte e i Vampiri
Pittore egli stesso probabilmente non potevamo aspettarci nulla di meno da Nisbet. Il quadro è, come abbiamo visto il centro dell’intera vicenda. Del resto non è la prima volta che un’immagine rappresentata richiami quella di una creatura delle tenebre. Della stessa raccolta ricordiamo Il mistero di Ken, dove il povero Keningale aveva nella sua stanza un ritratto della donna che aveva incontrato durante la notte di Ognissanti. In Schalken, il protagonista aveva dipinto un quadro della donna amata come questa gli era apparsa in quella cripta. E del resto perfino della belle Millarca, alias Carmilla, esiste un dipinto.
Nel caso specifico de Il Vecchio Ritratto, certo, è un po’ diverso perché pare che l’opera prenda quasi vita o che la creatura sia celata al suo interno come una sorta di spettro. E difatti sembra che sia in grado di ammaliare e risucchiare energia vitale.
Ma tornando alla nostra digressione sull’arte, la domanda che ci siamo posti è: perché, in diverse sue forme, l’arte è spesso presente nelle storie degli immortali?L’arte è un’espressione dell’animo umano ch però perdura quando l’artista stesso non è più in vita. La letteratura, la poesia, la pittura, la scultura e la musica sono state in grado di rendere immortali, autori e, allo stesso tempo, i soggetti in esso raffigurati, così come le loro testimonianze di vita. Questo connubbio quindi fra l’immortale, come creatura, e l’arte diventa un legame ancora più forte e più evidente. È così anche in opere che non riguardano prettamente i vampiri come il già citato Dorian Gray, La Torre della Laski , molto transversalmente La redezione dei Capilavori di Capuana.
Una vampira o uno spettro?
Ma torniamo al tema principale, ovvero la vampira che ci viene presentata in questo racconto. Se ne potessimo aver avuto una visione in carne e ossa certo non avremo avuto dubbi sulla sua natura. Tuttavia sembra che essa agisca durante il sonno e senza venir mai fuori veramente, o fisicamente, dal dipinto. Questo ci da perciò l’idea più di uno spettro, che risulta anche diverso da quelli che abbiamo incontrato fino a questo momento. In alternativa, l’ipotesi potrebbe anche essere quella di una sorta di maledizione che lega non solo lo spirito al dipinto ma anche qualunque sventurato riesca a vederne il volto.
Per quanto dunque abbia apprezzato il raconto, e credetemi è davvero bello, la mia idea di questa vampira appare abbastanza controversa proprio per via delle sue peculiarità.
I quadri a volte tirano brutti scherzi! Bello anche questo racconto a quanto vedo!
È molto di impatto, soprattutto la seconda parte 😉
Questo racconto mi incuriosisce parecchio e l’analisi che ne avete fatto è davvero mirabile
è davvero particolare, non posso dirti troppo, ma credo che ti piacerà <3
Quindi il racconto si sviluppa sull’interazione tra il protagonista e la tela?
Esatto. La tela è la coprotagonista insieme al pittore.
Sai che non mi era proprio venuta in mente Carmilla, Dorian Gray e neanche Capuana? XD Comunque, è uno dei racconti che ho apprezzato maggiormente. Mi aveva riportato a Stoker e al quadro del racconto “la casa del giudice, ma anche al racconto il ritratto ovale di Poe.
Credo di essere in fissa con Carmilla ultimamente, la vedo pure nei sassi. Su Poe prima o poi devo fare una rubrica perché per quanto mi piaccia non l’ho mai trattato sul sito.