Dalle atmosfere classiche degli anni ’50 statunitensi, fa capolino un nuovo telefilm firmato Netflix: Ratched, basato sul famoso romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Trama
È il 1947 quando l’infermiera Mildred Ratched giunge all’ospedale per malattie mentali gestito dal dottor Hanover. Assunta sulla base di solide esperienze lavorative, si presenta ben preparata e interessata a tutte quelle tecniche innovative che il dottore tenta di sperimentare per curare la mente umana. C’è un motivo preciso, però, che l’ha spinta a recarsi proprio lì, in California. I traumi del passato la perseguitano, legati in qualche modo a un nuovo ospite della clinica.
Anteprima
Il personaggio dell’infermiera Ratched è stato ispirato dal romanzo scritto da Ken Kesey, pubblicato negli Stati Uniti nel 1962, il periodo del movimento pe i diritti civile e gli anni in cui in America si stavano apportando grandi cambiamenti nel campo della psicologia e della psichiatria.
Molte erano le critiche ai tradizionali metodi di trattamento delle malattie mentali, e proprio nel suo romanzo l’autore esprime il sentimento di sfiducia verso queste tecniche cruente attraverso i suoi personaggi. Ma se nel libro l’infermiera Mildred Ratched assume le sembianze tiranniche e infide tipiche di un antagonista, all’interno del telefilm impariamo a compatirla, in una nuova visione di “angelo misericordioso”.
Recensione
La nostra infermiera arriva in California sulle note di un sottofondo da film noir, che ricorda uno dei grandi maestri cinematografici di quegli anni, Hitchcock. Il suo personaggio appare estremamente sicuro di sé, determinato a raggiungere i suoi obbiettivi sulle onde di una disperazione che la spinge verso ciò che desidera ottenere.
La struttura dell’ospedale psichiatrico emana una sensazione di profonda asetticità, con corridoio infiniti alla Shining dai colori chiari e freddi. Tutto pare in perfetto ordine e “tirato a lucido” in quel modo stranamente spaventoso che sembra voler richiamare alla sanità mentale, quella che tanto manca ai pazienti della struttura.
I primi personaggi che si incontrano mostrano un’indole inquietante alla Agatha Christie, tutti molto singolari o con qualcosa da nascondere. Il povero viso bruciato dell’inserviente Huck Finnigan, veterano di guerra; il sottile controllo del dottor Hanover, dietro il quale nasconde i suoi timori; la rude severità dell’infermiera Bucket; la voglia di libertà latente al fondo delle scure pupille di Dolly.
All’interno della serie vediamo il corpo medico alle prese con alcune delle più atroci tecniche utilizzate un tempo negli ospedali psichiatrici: la sperimentazione della lobotomia frontale e transorbitale su quelle che allora venivano considerate malattie mentali, come distrazione giovanile e lesbismo; tentativi con metodi “all’avanguardia” come i cicli di acqua bollente e acqua ghiacciata.
Il personaggio di Edmund
Con il procedere della storia è facile capire in che modo Mildred ed Edmund siano legati. Il passato pare tenerli uniti in una trappola di amore e odio. Il debito spinge l’infermiera Ratched a tentare il tutto per tutto, con lui.
Esaminando con più attenzione la psiche del personaggio di Edmund vi troviamo un criminale assassino, che in qualche modo conserva il senso del giusto e dello sbagliato. Ha una maniera tutta sua di vedere la realtà e considera il tradimento come il più vile atto. Non è pazzo, tuttavia nella sua imprevedibilità si può percepire una vena di follia, esattamente come dietro la calma disciplinata di Mildred si può percepire il pericolo.
Parere personale
Questo telefilm mi è piaciuto molto. È un piccolo passo all’interno del panorama psichiatrico degli anni ’50. Ho ammirato la dovizia di particolari nella costruzione delle scene, l’accuratezza con cui hanno rappresentato il periodo storico. Possiede lo stesso fascino contorto di American Horror Story, anche se con una vena più noir. Sarah Paulson si è dimostrata ancora una volta un’attrice eccellente, così come tutto il cast. Lo consiglio a chi curioso di addentrarsi nella mente umana e a tutti gli appassionanti del genere thriller.
Conclusione della prima stagione (Attenzione spoiler!)
Nell’ultimo episodio della stagione, l’imprevedibilità delle personalità multiple di Charlotte Wells si mostra nel pieno delle sue forze. Con il trauma di aver ucciso il dottor Hanover, adesso sente di essere lei stessa il dottore e così irrompe nell’ospedale.
La morte del buon Huck mi ha spiazzata; era un personaggio che avevo preso in simpatia. Ho trovato interessante la rappresentazione della figura del condannato a morte in Edmund. La sua paura torna a renderlo umano, nella sua empatia verso gli animali della stalla si può rivedere il bambino che era stato, non più mostro assassino ma essere umano con sentimenti e timori, che trema davanti alla fatalità della morte.
Dunque io mi chiedo, diventiamo noi i mostri quando decidiamo sulla vita e la morte di un altro essere umano? Il crimine forse non basta a giustificare una condanna a morte, un tempo attuata con la sedia elettrica, una tortura che toglieva ogni tipo di dignità e lasciava il condannato agonizzante anche per 17 lunghissimi secondi.
La puntata si conclude con lo scontro ancora aperto tra Mildred ed Edmund. Il campo di battaglia? La seconda stagione, già confermata da Netflix.
Sono curiosissima di vederla questa serie sembra davvero il mio genere tra noir, psicologico e vagamente horror nella sua accezione più umana