,Ritorniamo con le recensioni della raccolta di Storie da Incubo e questa volta il racconto scelto è SPINDLESHANKS di Caitlín Rebekah Kiernan. Con questa storia ci spostiamo in una grande casa di New Orleans dove qualcosa di molto strano sta per accadere.
SPINDLESHANKS – Trama
Reese, per sfuggire alla sua editor, si è rifuggiata con la sua compagna in una grande casa poco distante dal Lafayette Cemetery. Qui cerca di portare a termine la stesura del suo nuovo romanzo. Ed è proprio per farsi perdonare di averla trascinata fin lì, che Reese permette a Emma di partecipare e organizzare ogni tipo di festa che desideri. Ma cosa hanno a che fare queste feste con l’omicidio della donna di colore dinanzi casa, antiche religioni e la parola SPINDLESHANKS?
Recensione
SPINDLESHANKS è un racconto molto breve. La storia si muove indubbiamente sotto il punto di vista di Reese . L’atmosfera horror, in realtà si concentra nell’unica scena della seduta spiritica sebbene un po’ di tensione si avverta già alla scoperta che, la notte precendete è stato commesso un omicidio a pochi passi da dove vivono le due donne. Questo elemento, di fatto, diventa il punto di partenza per oganizzare la seduta e quindi cercare di contattare la morta. Il racconto diventa uno spunto per trattare i temi dello spiritismo e della magia vodoo, temi che in realtà sono un po’ più complessi di come vengono presentati dall’autrice, ma del resto è appunto molto breve.
Devo dire tuttavia che rispetto a Il Viadotto non ha generato molto orrore, anzi ammetto che mi aspettavo molto di più da questo pezzo. Eppure sembra che la sua autrice ne vada particolamente fiera.
L’autrice e la sua opera
Kiernan spiega di essere molto fiera del suo lavoro. Le sue dichiarazioni a riguardo sono infatti le seguenti.
‘Spindleshanks’ è l’unica storia che abbia mai scritto pensando che fosse così bella da dover trovare assolutamente collocazione in un’antologia della serie “Year’s Best”. In precedenza, mi ero sentita quasi sicura di ‘Rats Live on No Evil Star’. Naturalmente, nessuna di queste storie è stata selezionata per raccolte del genere. Come spesso accade, la mia personale visione del mio lavoro non era in linea con le opinioni di lettori ed editori, e così ‘Spindleshanks’ ha languito in qualche oscura antologia.
In questo racconto, in qualche modo, sono riuscita a raggiungere un’economia del linguaggio che non avevo mai raggiunto prima (e neppure dopo, se è per questo). Stilisticamente, penso si distingua dalla maggior parte delle cose che ho scritto. Però non l’ho fatto con intenzione, semplicemente è capitato. Quando ho cominciato a lavorare sul pezzo, avevo in mente una storia su un culto demoniaco attivo in una necropoli sotto il Lafayette Cemetery, con sprazzi di licantropia, e invece ne è venuto fuori ‘Spindleshanks’. È una storia in cui ho mantenuto talmente basso il profilo degli elementi orribili e soprannaturali che, per gran parte, lavorano più come sottotesto che come tema esplicito.
Riguardando il racconto, mi rendo conto che in realtà tratta delle difficoltà che stavo incontrando nel terminare il mio secondo romanzo, La Soglia (in origine Trilobite), con The Ecstatic River di Reese Callicott al posto del mio manoscritto incompiuto. Ci vedo molte delle qualità che tanto ammiro nel lavoro di Shirley Jackson, la quale, come Stephen King ha giustamente sottolineato anni fa, “non ha mai avuto bisogno di alzare la voce.”
Ora, il fatto che la Kiernan abbia inserito le proprie difficolta nel portare a termine la sua opera originale è abbastanza evidente. Ed è certo che si identifica con il personaggio di Reese ed è molto più percepibile della storia horror. Quanto a quest’ultima, non ci si rende nemmeno realmente conto, alla fine, se ci sia stata della vera magia o solo suggestione dovuta a quella parola, SPINDLESHANKS, scritta col sangue sulla parete.
Voglio prenderlo al più presto già la copertina mi piace molto poi leggendo la recensione vedo che non posso perderlo 🙂
Confesso, in verità, che non è il mio racconto preferito. Quello di prima era più bello