Solo un silenzio di cenere il contributo di Antonio Lanzetta alla raccolta Pandemonium. In questo lungo viaggio Lanzetta affronta il tema dell’epidemia e lo fa a suo modo, con una storia che riprende pienamente il suo stile e tutti i temi che gli sono profondamente cari, dando vita a un raccondo decisamente originale.
Solo un silenzio di cenere – Trama
Salerno non è più quella di un tempo. La maledizione della lettura, lanciata da Pietro Barillario, ha colpito la popolazione. Ora alcuni muoiono del tremendo morbo, altri si trasformano in disgustose e terribili creture affamante di carne umana. In questo scenario Rico e il suo pratellino Tobia sono completamente soli alla ricerca di una strada verso la salvezza.
Recensione
Antonio Lazetta è un autore che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare per il suo stile particolarmente riconoscibile. E questo testo, seppur estremamente breve, non è certo da meno nel riscontro di tutti i canoni “lanzettiani”.
Autore di thirller, ma anche grande appassionato di horror troviamo da subito un’atosfera apocaliptica che piacerà molto a gli appassionati di questo genere. Il giovane protagonista che presta gli occhi alla narrazione.
Il morbo della Lettura
Lettore prima che scrittore, Lanzetta sceglie un male che è più una maledizione, e che ben lo sarebbe, per tutti coloro che sono appassionati del testo scritto. La lettura, in questa salerno devastata, è la causa della malattia, i libri e le parole scritte rendono ciechi coloro che posano sopra di loro lo sguardo cercando di gustarne il contenuto. Gli occhi si ammalano fino a ridursi in poltiglia. Alcuni muoiono, alcuni diventano mostri.
La lettura diviene quindi qualcosa di proibito, di inaccessibile, qualcosa che nuoce all’uomo, che, a dirla tutta, è un vero paradosso. Anziché aprire le menti, qui, priva della vista e del raziocinio.
Uno scenario apocaliptico
Strade deserte, carri che trasportano i cadaveri verso l’inceneritore, creature amorfe che solo poco tempo prima erano stati esseri umani. Tutto questo contribuisce a creare uno scenario degno di un film apocaliptico. Si intravede forse il lascito di quegli autori che hanno formato Lanzetta stesso, ma che poi assumono dei connotati propri creando uno stile che forse appartiene e apparterrà solo a questo autore. Non a caso ci permettiamo di coniare il termine “lanzettiano”, appunto, ammesso che qualcuno non l’abbia già fatto!
Ci troviamo a trattenere il respiro, un po’ forse anche a sperare per una soluzione migliore per i nostri giovani protagonisti. A respirare con loro e sentire l’angoscia crescere così come per essi la speranza di una fuga verso una terra che potrebb significare la salvezza.
E il finale, anche qui, ci sorprende come solo Antonio poteva farlo. Lieto o amaro? A voi scoprirlo.
Ecco io morirei se non potessi leggere 😱😱😱 però l’idea di base è fighissima non posso non leggerlo
Ho pensato la stessa cosa