Dopo Omicidi in si minore di Davide Bottiglieri, oggi parliamo di Prove per un requiem, edito da Les Flaneurs Edizioni. Seconda opera del talentuoso autore giallista salernitano, di cui ho il piacere di scrivere ancora. Come suggerisce anche questo titolo, vi è un chiaro riferimento all’opera di Wolfgang Amadeus Mozart intitolata Requiem. La struttura del romanzo è organizzata in perfetta sincronia con l’opera musicale e ciò spiega le denominazioni dei capitoli che mostrano le varie fasi dell’opera.
Trama
Quando l’ispettore Ljudevit Alecsandri si lancia nell’ennesimo inseguimento del suo nemico, ha due certezze: che il demone di Cluj non arresterà la sua sete di sangue e che la sua amata Helena ormai non c’è più. Accompagnato dal fedele dottor Mesmer intraprende un viaggio alla volta di Vienna, scenario tanto bello quanto crudele, nuova testimone di efferati delitti. Nella capitale si è pronti a giocare una partita le cui pedine sono tutte nuove e aspettano, ignare, che sia la mano dell’ispettore, sempre più in lotta con le sue ombre, o del demone a fare la prima, eclatante mossa. E a continuare il proprio gioco fino all’ultimo duello.
Dove eravamo rimasti?
Nel romanzo precedente Omicidi in Si minore, eravamo a Cluj nel Febbraio del 1781, un paesino della Transilvania. Il protagonista, l’ispettore Ljudevit Alecsandri, furibondo inveiva contro l’unico testimone che gli potesse rivelare la direzione intrapresa dal suo indiziato. Ciò che lo spinge non è soltanto il desiderio di catturare l’assassino e chiudere così un caso, ma la sete di vendetta. Essa tuttavia rende gli uomini ciechi e spietati e questo ci viene descritto molto bene dall’autore.
Recensione
Lo stile di scrittura di Davide è fine ed elegante. Sagaci le descrizioni e perfetti dialoghi che caratterizzano il contesto ed i personaggi. Non si rischia mai di annoiarsi. Il suo è un lavoro estremamente pregiato. La nuova sfida di Ljudevit è come una corsa contro il tempo, piena di suspense. In questo secondo capitolo tutti sappiamo chi è l’assassino, ma la domanda che ci poniamo è chi la spunterà tra i due?
Simile ad una partita a scacchi. Vediamo il cosiddetto “demone di Cluj” (di cui ovviamente non svelo il nome) che semina indizi per essere trovato dal famoso “segugio di Cluj”, il nostro protagonista. Il cattivo semina sagaci molliche di pane in forma di messaggi, citazioni e frasi tratti da testi sacri. Opere letterarie grandiose e mistiche che rendono la ricerca ancora più enigmatica.
Anche qui mi serbo di congratularmi con l’autore per i riferimenti letterari incredibilmente interessanti. Il simbolismo esoterico è sempre pronto ad appassionare il lettore più curioso e appassionato di cose del genere, quale sono io. Mi confesso, so di non essere un’esperta del genere caratterizzante di questo romanzo, ma l’ho assaporato con un appetito insaziabile, apprezzandolo molto.
Le descrizioni delle scene sono autentiche e più cruente, i crimini più strutturati. Leggiamo lo stato d’animo di Ljudevit, vividamente mostrato in ogni frase. Piuttosto semplice rendere vera l’empatia con costui. I migliori personaggi, a mio modesto avviso sono quelli che pur stando dalla parte del bene, mal celano la profonda oscurità insita nell’animo .
Riferimenti letterari
Vediamo ai lati opposti della scacchiera, due uomini ingegnosi, determinati e di fine intelletto. Mi ripeto, ma noto un piacevole richiamo al famoso Sherlock Holmes di sir Arthur Conand Doyle quando affronta la sua nemesi il professor Moriarty.
Tornando alla nostra storia, notando i vari intrecci nonché l’introduzione di elementi narrativi e personaggi chiave, diviene chiaro che siamo di fronte ad una sfida piena di mosse e contromosse. Amo le storie in cui si mira alla vendetta, ma non prevale sempre. Seppure è vero che l’essere umano si macchia di azioni imperdonabili spinto dalla propria animalità. Ognuno è capace di cadere all’inferno, persino le persone più giuste e pie.
Scopriamo gli indizi che il nostro cattivo lascia all’ispettore affidati alle parole di versi della Divina Commedia di Dante e del Paradiso Perduto di Milton e molto ancora. Ho apprezzato l’accenno alla fisiognomica, molto presente negli anni in cui è ambientato il romanzo. Sebbene molti dei personaggi non siano di pura invenzione ma realmente esistiti, non leggiamo un romanzo storico ed è giusto che prevalga la fantasia, tuttavia il nostro autore ha saputo pilotarli compatibilmente alla sua storia con vera maestria.
Sovente ci troviamo a riflettere sulla religione e sulla personale visione dei personaggi, spesso sono uomini di scienza, cinici nei confronti di un Dio freddo e burlone che non ha nulla che vedere con la compassione. Ben si accosta alla crescente idea illuminista del periodo descritto.
Lo studio di tali e precisi dettagli rende la storia ancora più ricca di significati. I profili psicologici dei personaggi sono molto vividi, molto forte il tema introdotto riguardo alla schizofrenia. Nonostante tutto, il lettore non fatica a seguire gli elaborati misteri della trama e vi si immerge.
Tre uomini a confronto
Il protagonista come dicevo, è l’ispettore anche noto come “segugio di Cluj” Ljudevit Alecsandri. Egli ormai è diventato un uomo cinico, freddo, accecato dalla brama di vendetta e maggiormente vinto dai demoni personali. Ciò che gli è successo ha risvegliato la sua parte più oscura e tormentata. Rimane dotato di un’immensa sagacia possiede una determinazione folle che ha reso un uomo buono, crudele. Ciò insegna a noi lettori che siamo tutti in balia della luce quanto dell’oscurità e il lato dove penderà la bilancia, dipende tutto dal nostro vissuto, dai nostri sentimenti e naturalmente dalle nostre scelte personali.
Il dottor Mesmer (un personaggio realmente esistito) è stato un medico tedesco. Svolse la sua attività in nelle più imponenti capitali europee, appunto nei periodi storici descritti nel romanzo. Le teorie di Mesmer diedero vita al mesmerismo e ad un importante movimento suo coevo. Tuttavia, se da un lato furono sempre smentite dalla comunità scientifica, perché ritenute prive di ogni fondamento e del tutto inefficaci sul piano terapeutico.
Bello vedere un uomo di scienza di tale levatura rivivere tra le pagine del romanzo. Egli è un pragmatico che tuttavia ben conserva la propria umanità e le proprie debolezze. Non nasconde il proprio desiderio di rivalsa a causa di quelli che ritiene i fallimenti della sua carriera. Di fatto è un grande amico e alleato di Ljudevit. Benché mi faccia pensare spesso ad una persona ignava poi si rivela a sua volta determinato.
Sir Wordsworth l’antagonista. Le sue doti sono direttamente proporzionali a quelle di Ljudevit, o per meglio dire, uguali e contrarie. Un rivale astuto e spietato, freddo calcolatore e sadico che da preda di ben due ispettori si rivela ben altro. Di fatto lui e l’ispettore sono le due facce della stessa medaglia.
In conclusione
Non manca alcun ingrediente in questa storia profonda e accattivante, che attraversa gli oscuri sentieri dell’animo umano. I colpi di scena mi hanno piacevolmente colpita, il pathos continua a crescere ad ogni capitolo e il finale mi ha lasciata a bocca aperta. Mi chiedo ovviamente se la sfida tra i due contendenti sia veramente finita. Il requiem sarebbe creato per un funerale, tuttavia dal titolo si potrebbe evincere che nulla sia definito, ma soltanto una prova?
Tra i numerosi testi e autori scoperti quest’anno, devo ammettere che quello di Bottiglieri è la prova che mi ha colpita maggiormente. Per l’eleganza descrittiva, per lo studio dei dettagli e di ogni descrizione. Per l’atmosfera noir decisamente legata al folclore delle leggende della Transilvania e non solo. Sono rimasta piacevolmente entusiasta del romanzo dalla prima all’ultima pagina. Una prova letteraria eccellente.
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