Dash & Lily è una serie targata Netflix con una premessa classica per il genere romantico e che cerca, con una struttura semplice e breve, di portare un po’ di spensierato intrattenimento alla fine di un anno difficile.
Trama
Il cinico Dash ha deciso che ne ha avuto abbastanza del Natale, ma quando troverà un misterioso quaderno rosso nel suo negozio di libri preferito, finirà in una caccia al tesoro di sfide, sogni, e desideri con l’eterna ottimista Lily. I due si mostreranno a vicenda la New York che amano e scopriranno di avere molto più in comune di quanto pensassero.
Recensione
In questo particolare periodo natalizio e invernale del 2020, una serie spensierata e dalle pretese modeste come Dash & Lily è esattamente quello che ci vuole per rispolverare la commedia romantica delle celebrazioni invernali che troppo spesso decide di andare molto più a fondo del necessario e rischia di mancare l’obiettivo.
Con sole otto puntate di circa venticinque minuti, guardare questa serie diventa semplice e senza troppi impegni e non rischia di lasciare in disappunto nessuno quando non ha la presunzione di voler dire troppo.
La premessa
Dash (interpretato da Austin Abrams) è un teenager la cui esperienza di Natale è stata rovinata prima dal divorzio dei suoi e dopo dalla fine di una relazione a cui teneva molto. Quando lo incontriamo all’inizio della serie, ha deciso che quest’anno il suo regalo di Natale per sé stesso è passarlo da solo.
Ed ecco che arriva Lily.
L’incontro tra i due è tutt’altro che semplice. Lily (interpretata da Midori Francis), infatti, per motivi che non da subito sono chiari allo spettatore, ha deciso di lasciare uno strano quaderno di indovinelli nel negozio di libri dove Dash spende molto del suo tempo. I due cominciano quindi una corrispondenza anonima dove conta molto di più conoscersi nel profondo piuttosto che farsi un’impressione a prima vista.
La premessa non è certo nuova per le commedie romantiche, ma decisamente sottoutilizzata.
Il cliché letterario
Come abbiamo già detto, Dash & Lily non si tira indietro da possibili cliché e lo fa con la spensieratezza giusta per la storia che racconta, ed è esattamente questo che la fa funzionare.
Come persona che legge una quantità allarmante di fanfiction, forse non sono il giudice più imparziale di una storia come quella di Dash & Lily, ma sono dell’opinione che l’anonimato nelle storie d’amore non faccia altro che arricchirle.
I malintesi, le paure, le insicurezze di un amore che sta ancora nascendo sono contemporaneamente esagerate e vinte quando i due protagonisti di una storia sono costretti a conoscersi in profondità prima di farlo superficialmente. Nessuno può scampare alle farfalle nello stomaco e alle ansie del poter non piacere quando la prima impressione su qualcuno è anche l’unica possibilità di lasciare un segno positivo. Sembra un po’ pessimista dire che è difficile invogliare una persona a darti una seconda chance quando la prima impressione è negativa, ma nella maggior parte dei casi è proprio quello che succede.
Questo tipo di ansia viene sostituito nella storia di Dash & Lily dalla curiosità scintillante del non sapere, del dover per forza far volare l’immaginazione e ascoltare con attenzione quello che l’altro dice se si vuole avere un’immagine fedele della persona con cui si sta parlando.
Dash & Lily potrebbe non essere un’altissima dimostrazione di qualità cinematografica, ma si destreggia nel tropo della corrispondenza amorosa con decisa dimestichezza.
La città
Quando si toglie la “prima vista” che caratterizza la nascita della cotta e il conseguente innamoramento, diventa difficile trovare un punto dove due protagonisti possano comunque incontrarsi in modi fisici nel conoscersi l’un l’altro.
In Dash & Lily, questo ruolo viene assegnato alla città stessa di New York. Lily la vede come la sua unica e vera casa, ne ha un senso di appartenenza perché è dove tutte le persone che ama vivono, dove tutte le esperienze con quelle persone hanno avuto luogo anche quando non erano del tutto positive. Dash, invece, la trova un ricettacolo di cultura e conoscenza, uno spazio dove può essere da solo anche quando è circondato dalla folla.
Mostrandosi l’un l’altro i luoghi che amano, la città prende la forma della persona di cui né Dash né Lily conoscono l’aspetto fisico e va a riempire quella mancanza obbligatoria che la premessa richiede. Certo, Dash e Lily non possono vedersi tra loro, ma possono vedere l’uno attraverso gli occhi dell’altro, e non è poi quasi la stessa cosa?
Il viaggio per le strade di New York, poi, è divertente anche per lo spettatore.
I personaggi secondari
Attorno al segretamente sentimentale Dash e all’adorabilmente impacciata Lily girano una serie di personaggi secondari eccentrici ma amabili che colorano la scena e le danno un pizzico di approcciabilità.
Il viaggio tra le strade di New York di Dash e Lily non sarebbe lo stesso senza l’incoraggiamento del genuino Boomer per Dash e del drammatico Langston per Lily (e Langston e Benny, gente? VERO AMORE).
I personaggi secondari, a volte anche più di Lily e Dash, sono quelli che davvero abbelliscono la cornice natalizia dell’ambientazione e le danno il luccichio delle celebrazioni. Gli adulti intorno a Lily le fanno ricordare in continuazione quanto giovane sia e i coetanei di Dash rendono ovvio quanto ancora abbia bisogno di lasciarsi andare e avere un po’ di fiducia in più negli altri.
Ci sono, poi, un paio di sorprese nel cast secondario degli ultimi episodi che nessuno si aspetterebbe e che puntano perfettamente il dito sul lato comico della commedia romantica.
Considerazioni finali
Dunque Dash & Lily ci trasporta in un viaggio vivace per le strade di New York con una premessa da veri romantici e un’esecuzione degna dei suoi cliché. La serie non è certo un capolavoro della cinematografia, e non ha nemmeno la presunzione di esserlo, ma funziona perfettamente nel distrarre in un periodo natalizio che è lontano da quello che ci aspetterebbe di solito e riesce a riaccendere la spensieratezza che manca un po’ a tutti quest’anno.
E se questo non basta a convincervi a vederla, c’è anche il fatto che dura poco e non richiede troppo impegno. E questo, a volte, basta per distrarsi un po’.
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