Il Rito delle Streghe è stato distribuito on demand dalla Sony Pictures nel 2020, pochi giorni prima di Halloween. Scritto e diretto da Zoe Lister-Jones, si ispira al cult del 1996 di Andrew Fleming, Giovani Streghe, creando una storia figlia dei nostri tempi e che, tuttavia, ricollega la magia alle sue più antiche origini.
Il Rito delle Streghe – Trama
Frankie, Tabby e Lourdes (Gideon Adlon, Lovie Simone e Zoey Luna) sono tre giovani streghe. Da tempo sono alla ricerca di una quarta persona che pratichi la magia per poter creare una congrega. L’occasione si presenta quando Lily (Cailee Spaeny) arriva in città. Sua madre, Helen Schechner (Michelle Monaghan), ha deciso di trasferirsi presso la casa del nuovo fidanzato, Adam Harrison (David Duchovny). Costui è già padre di tre ragazzi, tutti e tre curiosamente dotati di nomi biblici: Abe, Jacob and Isaiah. Adam è un motivatore e viaggia in lungo e in largo per gli Stati Uniti diffondendo una peculiare filosofia di vita. Helen ne è follemente innamorata e pensa di aver finalmente trovato l’uomo della sua vita.
Trasferirsi in una nuova città ed integrarsi in una nuova scuola è di per sé una missione complicata. Se ciò non bastasse, Lily inizia l’anno scolastico con un piccolo incidente che attirerà su di sé le beffe dei compagni di classe, in particolare di Timmy. È in questa occasione che le tre ragazze si avvicinano a Lily per la prima volta, offrendole il loro aiuto. Quando scopriranno che anche lei possiede dei poteri magici, inizieranno ad incontrarsi quotidianamente per sperimentare insieme nuovi incantesimi. Il primo sarà una fattura che trasformerà il bullo Timmy in un ragazzo più sensibile ai problemi del prossimo.
In concomitanza con la crescita del loro potere, una serie di eventi orribili avrà luogo. Tanti saranno i misteri da svelare, alcuni dei quali legati ad un passato che qualcuno aveva giurato di nascondere per sempre.
F*ck the Patriarchy!
Adam Harrison è una sorta di guru convinto che la virilità maschile sia in crisi. Non è necessario essere una strega dotata di poteri magici per capire che sarà proprio lui l’antagonista contro cui Lily dovrà combattere. E non basterà un misero gelato alla menta per nasconderlo! La sua biblioteca è piena di libri che esprimono chiaramente un’idea di mascolinità tossica. Ed è un tantino assurdo che Helen, che di lavoro fa la psicologa, non abbia capito quanto velenoso sia quest’uomo. Quando si dice che l’amore rende ciechi!
“Il Potere deriva dall’ordine” è il motto su cui si fonda la formazione dei suoi figli e delle persone che lo venerano. Un ordine che non lascia spazio all’emotività, alla fragilità e a tutte quelle caratteristiche che l’eteropatriarcato definisce tipicamente femminili. Non è un caso che il maggiore dei suoi figli soffra di sonnambulismo, considerato tutto lo stress che una tale visione delle cose lo porta a vivere.
Adam Harrison non è l’unico cattivo in circolazione. L’intera storia, sin dalle primissime scene in cui Lily viene derisa per il suo “essere donna”, combatte contro il patriarcato e smonta, battuta dopo battuta, tutta una serie di cliché diffusi, che ingabbiano la femminilità con l’obiettivo di controllarla. Lily, Frankie, Tabby e Lourdes sono ragazze troppo coscienziose per vendicarsi di Timmy come farebbero le protagoniste di Giovani Streghe. Loro non lo puniscono, ma risvegliano il suo “sé superiore” con una fattura che trasformerà Timmy in un attivo sostenitore della causa femminista. Un Timmy che, conseguentemente, rappresenta l’incarnazione del tipo di uomo che Adam combatte quotidianamente.
“I tipi strani siamo noi”
Creare il sequel di un film cult non è semplice. È naturale che ci siano delle aspettative a cui dover rispondere. Se poi decidi di scrivere una storia dai temi controversi, come può essere la critica al patriarcato, è probabile che il risultato finale sia un prodotto cinematografico che ispirerà al contempo odio e amore. In effetti molto dipende da che lato della trincea sei schierato.
Una rapida ricerca mostra che l’uscita di questo film ha suscitato opinioni molto discordanti. Tante sono le critiche che sottolineano le imperfezioni che lo rendono un prodotto di gran lunga inferiore al film di Fleming. Eppure c’è anche chi lo ha visto con piacere e ha trovato nella versione di Lister-Jones più di un aspetto positivo.
Lily, Frankie, Tabby e Lourdes sono streghe più “discrete” se paragonate alle loro predecessore Sarah, Nancie, Bonnie e Rochelle. Sebbene anche loro interpretino il ruolo delle emarginate, portano meno rancore nei confronti di chi le esclude quotidianamente dai giochi. La loro magia si fonda su una natura più benigna e perde quella tradizionale aura di minacciosa negatività. Più che rancorose, Lily, Frankie, Tabby e Lourdes sono a volte malinconiche e anche quando decidono di vendicarsi di un torto, il loro obiettivo non è mai quello di far soffrire il colpevole. Certo, la magia può ancora avere conseguenze negative, se non praticata con moderazione, ma in questo film, nessuno dei loro incantesimi ha effettivamente un risvolto negativo.
La scelta di bloccare i propri poteri, proprio come nell’opera prima, scaturisce in questo caso da una serie di incomprensioni. E stavolta, nonostante Lily venga riconosciuta come l’origine del problema, decideranno di congelare i poteri dell’intera congrega, riconoscendo che nessuna è migliore delle altre. Le nuove streghe sono quindi più responsabili e si fanno portavoce di un maggiore spirito di solidarietà. Il legame di queste quattro ragazze è basato su sorellanza, sostegno reciproco e collaborazione, qualunque siano le circostanze.
D’altra parte l’importanza assegnata al “gruppo” gioca un ruolo talmente importante che le protagoniste di questo sequel mancano di identità individuali di un certo spessore. Ogni tanto riceviamo dei piccoli indizi su aspetti delle loro personalità, ma si tratta di poca cosa se messe a confronto con l’articolata elaborazione che viene riservata a quelle di Sarah, Nancie, Bonnie e Rochelle. Queste ultime affrontano quotidianamente problemi personali, familiari e sociali che contribuiscono a farci appassionare alla loro storia. Senza contare che tali difficoltà sono alla base delle magie che praticano. In Il Rito delle Streghe la magia diventa quasi un passatempo intellettuale, un gioco di energie, piuttosto che uno strumento attraverso cui migliorare se stesse e la propria condizione.
“Lo sai che i trans hanno una magia tutta loro”
Lourdes è una ragazza transessuale interpretata dalla promettente Zoey Luna. Il modo in cui la sua identità di genere viene introdotta nel film, con una semplice battuta che lascia il tempo che trova, tanto da poter addirittura passasse inosservata ad un orecchio distratto, libera i personaggi trans da quella bolla in cui vengono solitamente relegati. Essere trans è solo uno dei tanti aspetti dell’identità di un individuo, che non deve necessariamente implicarne una rappresentazione stereotipata.
Sottolineare la transessualità di Lourdes è un elemento essenziale e che tuttavia non deve obbligatoriamente destare clamore all’interno della narrazione. Il messaggio che ne viene fuori è: esistiamo, siamo qui, in questa come in tante altre storie, ma le nostre vite possono essere normali come quelle di tutti gli altri. Come ha dichiarato la stessa Zoey Luna: “it’s no big deal” (non è niente di che). E ancora: “Possiamo fare battute sulle nostre esperienze e sul fatto che le nostre esperienze sono diverse dalle vostre, ma non del tutto diverse“.
Il personaggio di Lourdes offre un’ottima rappresentazione di un’identità intersezionale e si pone come un buon primo esempio per future rappresentazioni dello stesso tipo. Inoltre, Zoey Luna è un’attrice transessuale latina molto giovane, la cui esperienza ed interpretazione potrebbe diventare un importante riferimento per i più giovani che ancora oggi non dispongono di una grande varietà di modelli da seguire.
“Il tuo essere diversa è il tuo potere”
Lily, Frankie, Tabby e Lourdes sono un gruppo di ragazze emarginate all’interno del contesto scolastico. Come spesso capita a questo tipo di personaggio, nessuno vuole sedere al loro tavolo nella mensa scolastica. Tutti, professori inclusi, le considerano “diverse”. Una diversità che però ha poco a che vedere con l’inquietudine che le loro antenate incutevano, perfino nello spettatore. Giovani Streghe era in tutto e per tutto un film horror.
Il Rito delle Streghe, invece, seppur offre qualche scena angosciante, è molto lontano da quelle atmosfere spaventose. Queste streghe sono intelligenti, brillanti e consapevoli delle proprie capacità. Ed è per questo che la gente vuole starne alla larga. Lily, Frankie, Tabby e Lourdes rappresentano, in un certo senso, quel prototipo femminile che, poiché non può essere classificato, viene considerato spaventoso. Il tipo di donna che il patriarcato cerca di controllare affinché la sua struttura non venga messa in discussione. Essere diverso diventa un potere, un punto di forza, all’interno di una struttura che ci vuole tutti uguali per poterci controllare più facilmente. A maggior ragione se sei una donna.
Recensione
Si può odiare una storia che da una parte denuncia la tossicità del patriarcato e dall’altra cerca di elevare la femminilità anche nei suoi aspetti convenzionalmente più odiosi? Non penso. Soprattutto se come in questo film le idee contro e a favore dell’una e dell’altra cosa sono presentate con una certa abilità. Amo quando una storia parla di riscatto femminile palesando gli aspetti sociali che necessitano di un cambiamento. Ma voglio anche che venga fatto nel modo giusto e non solo per depennare una serie di caselle che idealmente rendono un film attuale ed emancipato. E questo film ci riesce.
Il Rito delle Streghe tratta di temi attuali e lo fa con una spontaneità che annulla le tensioni che in genere emergono quando si parla di questi argomenti. Sembra di assistere ad uno scambio amichevole tra ragazze, consapevoli che le limitazioni imposte dal patriarcato hanno un’influenza concreta sulle loro vite. Il risultato finale è un film che seppure ha come argomento centrale un tema di un certo spessore, ci intrattiene piacevolmente.
Questo genere di film tende anche a riecheggiare nel tempo per quanto riguarda estetica e stile. Mi piace il fatto che le protagoniste siano trasversali in termini di etnia, presenza fisica e identità di genere. Tuttavia avrei preferito saperne di più sulle ragazze e sulla loro storia individuale, protagonista inclusa. Capisco che il passato di Lily debba rimanere nascosto a Lily stessa, per motivi di trama, ma penso anche che offrire qualche elemento in più sulla sua vita, ad esempio ciò che faceva prima che arrivasse nella nuova città, avrebbe fatto la differenza. Lo stesso vale per le sue amiche.
Le atmosfere di questo sequel sono molto diverse se paragonate a quelle della storia da cui traggono origine. Chi ha amato alla follia Giovani Streghe potrebbe non apprezzare il sequel. E tuttavia, ho trovato questo film più piacevole sotto alcuni aspetti. Trovo interessante vedere finalmente una pellicola in cui incantesimi e fatture possono essere praticati senza la necessità di spaventare e punire le streghe che ne sono la fonte. La magia può cambiare le cose in meglio. Chi la pratica non deve per forza avere intenzioni caotiche e confuse. Le streghe possono essere buone, punto.
Il Rito delle Streghe ci ricorda, infine, che le streghe hanno sempre combattuto contro il pregiudizio maschile e in questo film la magia viene concretamente messa a servizio della lotta femminista per abbattere, nei limiti del quotidiano, il patriarcato.
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