Remake diretto da Patrick Lussier de Il Giorno di San Valentino (My Bloody Valentine) del 1981, San Valentino di Sangue 3D (My Bloody Valentine 3D) del 2009 cerca di sperimentare con le allora nuove tecnologie cinematografiche e il loro utilizzo nel genere slasher. Ne parliamo oggi per la nostra rubrica Passi nel Buio e guardiamo più da vicino cosa ha cercato di aggiungere alla storia da cui è ispirato.
San Valentino di Sangue 3D – Trama
Dieci anni prima degli avvenimenti del film, un giovane e inesperto minatore di nome Tom Hanniger provoca un incidente che uccide cinque uomini e ne lascia un altro, Harry Warden, in coma. L’anno seguente, il giorno di San Valentino, Harry si risveglia e uccide 22 persone con un piccone prima di morire. Nel presente, Tom ritorna a casa dopo una lunga assenza, ancora perseguitato dal passato. Ma anche qualcos’altro ha fatto ritorno nella cittadina di Harmony: un assassino in maschera da minatore che brandisce un piccone e che potrebbe essere il fantasma di Harry, tornato a rivendicare la vita di Tom e dei suoi amici.
Recensione
La storia originale
Come già accennato nell’introduzione, San Valentino di Sangue 3D è il remake del 2009 di un altro film canadese con cui, nella versione in lingua originale, condivide il titolo: Il Giorno di San Valentino.
Con quest’ultimo, di cui abbiamo già parlato in un’altra recensione, San Valentino di Sangue 3D sembra avere anche in comune la passione per la violenza. Entrambi, infatti, sono ben lontani dal genere horror e si piantano fermamente nello slasher, con relative conseguenze sul ritmo e la qualità della narrazione e del film stesso.
Nonostante San Valentino di Sangue 3D abbia ampiamente rimborsato il suo budget iniziale di 14 milioni di dollari di produzione, il più recente slasher si è guadagnato opinioni molto contraddittorie dalla critica e non è riuscito, a differenza del suo predecessore, a consolidarsi nel suo genere come un cult.
La paura, o la sua mancanza
Se vi approcciate a questo film nella vostra ricerca di un horror che possa fornire un’oretta e qualcosa di suspense e qualche buon spavento, rivedete i vostri piani. San Valentino di Sangue 3D è un puro e semplice slasher, la violenza e la grafica sanguinolenta sono il culmine delle sue qualità e non ci sono profondità nascoste o una particolare propensione cinematografica da ricercare al suo interno.
Una delle critiche che fu mossa al film alla sua uscita, non irragionevolmente, fu proprio questa. San Valentino di Sangue 3D si impegna in maniera particolare nelle sue dimostrazioni e dettagliatezza di tutti i modi in cui un piccone può essere utilizzato per uccidere una vittima innocente e non sembra preoccuparsi troppo del fatto di aver lasciato la trama a diventare la cornice ornata, ma ben poco necessaria, della storia.
Gli effetti speciali e la tecnologia 3D
La storia stessa, infatti, non sembra per niente essere l’obiettivo del film.
Quello che immediatamente salta all’occhio, invece, sono gli effetti speciali. Se non fosse chiaro dal titolo – e qui l’autrice della recensione tira un enorme sospiro rassegnato per quante altre volte dovrà scrivere le due lettere che compongono la parola 3D – l’obiettivo del film è di applicare una tecnologia che nel 2009 era ancora relativamente nuova nel cinema mainstream, ovvero quella del 3D, al genere slasher.
Nulla da dire, ci riesce benissimo.
Gli effetti speciali sono particolarmente dettagliati e se visto al cinema – un’opportunità che purtroppo non ho avuto in nessuno dei due casi in cui ho guardato questo film -, sono sicura che San Valentino di Sangue 3D avrebbe molto facilmente coinvolto e persino scosso il pubblico che si sarebbe visto tirare addosso il piccone più volte di quante si possono contare, insieme ad un’altra quantità di oggetti mortali, rami pericolosi e dimostrazioni generali di violenza corporea e non.
Gli effetti, poi, rivisti nel 2021, hanno una qualità peculiare che ricorda molto la grafica dei videogame e che dà all’insieme un’originalità inaspettata e per niente spiacevole.
C’è solo un problema – no, in effetti contarne solo uno sarebbe generoso, ce ne sono vari ma concentriamoci su questo per adesso. Ovvero il fatto che senza una trama a legare le varie scene di competenza grafica, ben poco rimane al film per trattenere l’attenzione dello spettatore. Certo, in un film il cui punto stesso è la violenza non fa di certo male mostrarla in quanti più pixel possibili, ma se il trucco è sempre lo stesso soltanto con oggetti diversi per l’intera durata della proiezione, l’imprevedibilità svanisce dopo mezz’ora e quello che rimane è il tempo per controllare se sono arrivati messaggi sul cellulare.
Ci sarebbe poi da aggiungere che, al di là degli effetti visivi, il resto delle riprese del film è di qualità straordinariamente pessima. Le altre inquadrature sono tremolanti e di bassa qualità, persino per il 2009, e quando vengono affiancate ad effetti speciali visivamente interessanti, la differenza tra le due è ancora più palese e meno piacevole.
Il resto dei contenuti
Come abbiamo già stabilito, a parte gli effetti speciali, il film non è proprio una grossa dimostrazione di spessore cinematografico.
La trama è banale, la sceneggiatura è scadente e i momenti “emotivi” sono pochi e poco credibili. Il film si impegna particolarmente nel fondere le conseguenze sulla salute mentale del trauma con la propensione per la violenza, un’usanza dell’horror che non mi dispiace per niente aver lasciato nel 2009 e che di certo non aiuta a redimere il disastro che è San Valentino di Sangue 3D.
Tuttavia, una virtù gliela devo concedere. Trama scadente o meno, le vittime in San Valentino di Sangue 3D non si lasciano sottomettere dalle circostanze. Che siano saggi minatori non più nel fiore degli anni, o giovanissime e aitanti commesse del supermercato, tutte le vittime del fantasma di Harry Warden cercano, in un modo o nell’altro, di ribellarsi al destino che le aspetta. Sarà anche che c’è bisogno di questo tipo di azione per valorizzare al meglio gli effetti speciali slasher, ma se non hanno nient’altro, i personaggi del film hanno almeno questo.
Il cast
Il vero motivo per cui ho rivisto questo film ben due volte (e credetemi, non l’avrei fatto se la prima visione non fosse finita immediatamente nei meandri più profondi della mia memoria) sono un paio – ma in realtà una in particolare – di facce ben conosciute specialmente agli amanti delle serie TV del primo pomeriggio di Italia1 dei primi anni del 2000.
Se eravate ammiratori dell’ormai cult Dawson’s Creek o, come me, vi perseguitano ancora gli anni spesi a stare appresso a Supernatural (in mia difesa, è una ferita che ho cominciato a medicare soltanto lo scorso novembre), sarete piacevolmente sorpresi di scoprire gli interpreti dello Sceriffo Axel Palmer e del protagonista e responsabile dell’incidente nella miniera, Tom Hanniger. Si tratta infatti di Kerr Smith nei panni del primo che riconoscerete dal suo ruolo di Jack in Dawson’s Creek e Jensen Ackles, non altri che Dean Winchester stesso, nei panni del secondo.
In particolare vorrei spendere due parole per Jensen Ackles, cosa che non sorprenderà nessuno.
Jensen Ackles è un attore peculiare. I suoi 15 anni in Supernatural hanno reso più che ovvio che abbia e ha sempre avuto enormi capacità recitative non riconosciute, il che rende ancora più strano che in San Valentino di Sangue 3D persino le sue scene siano così pessime. E’ più che ovvio che Ackles tenti del suo meglio per l’intera durata del film, ma purtroppo neanche lui è in grado di salvare uno slasher così dimenticabile nonostante il colpo di scena finale che lo vede ancora più protagonista di quanto inizialmente stabilito.
In conclusione
San Valentino di Sangue 3D non ha nulla. Per essere precisi, ha degli effetti speciali notevoli che sorprendono per pochissimo e assolutamente null’altro di interessante o anche lontanamente memore dell’horror. E’, in fin dei conti, relativamente noioso e di poca sostanza. Eccelle nella violenza scadente e nell’oggettificazione stupida e arretrata, ma non sono convinta che fosse quello il suo obiettivo.
Il modo in cui San Valentino di Sangue 3D si conclude allude caldamente al desiderio dello Studio di vederne realizzato un sequel. Devo dire che non mi dispiace per niente che così non sia stato, anche se, considerando la passione ancora più ardente di allora degli ultimi anni per remake e sequel, di certo non stupirebbe se di punto in bianco dovessimo ritrovarci di nuovo a parlare di questo film.
Facciamo un altro lunghissimo sospiro preparatorio e incrociamo le dita per il meglio.
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