La foresta dei fiori d’acciaio è un romanzo di Anthony C. edito da Horti di Giano. Il genere è fantasy/distopico, una grande metafora visionaria e profetica, che porta il lettore ad aprire la mente e il cuore.
Trama
«In principio c’era l’oro, dopo l’oro venne l’argento, dopo di questo venne il rame e infine ci fu il ferro». Così inizia questa storia segnata da confini e differenze radicate, sulla linea di demarcazione che separa due Regni distanti per usanze, credenze, principi e moralità. Uno utopico, quello del Sud, che segue il sostegno e la condivisione, l’altro distopico, in un Nord corrotto ed egoista. Un’ucronìa che racconta un futuro alternativo in cui qualcosa sta cambiando. Due Regni divisi da un’immensa foresta di metallo: la Foresta dei Fiori d’Acciaio, circondata da altissime mura e accessibile da otto portali, sorvegliati dai Reggenti. Ma la foresta si sta arrugginendo e una guerra è alle porte. I quattro Reggenti del Sud, durante il loro cammino scopriranno una verità che va al di là dei regni, dei loro ideali, di queste pagine. Anthony C. ha magistralmente messo in scena la metafora dell’attuale situazione socio-politica i cui temi centrali (clima, economia, guerra, relazioni sociali), toccando quei punti che dovrebbero permettere al genere umano di far innescare la scintilla di una nuova consapevolezza.
La foresta dei fiori d’acciaio – Recensione
Lo stile di scrittura è semplice e lineare, descrittivo in maniera minima, con qualche chiaro riferimento al genere cavalleresco. C’è una velata citazione al Don Chisciotte di de Cervantes e per alcuni versi mi ha ricordato i Tre moschettieri di Dumas.
I capitoli sono brevi e concisi, accompagnano chi legge nel cuore della storia con molta naturalezza. Il punto di forza maggiore è senz’altro il livello culturale dell’autore che giunge chiaro a chi lo legge. Così come i messaggi di pace molto belli parafrasati da ottimi dialoghi.
Nella prima parte della storia Anthony C. ha creato il suo paese delle meraviglie, un mondo ideale, puro e incontaminato pieno di buon senso e ideali, a chi non piacerebbe un mondo di questo genere? Nella seconda parte, l’incantesimo si spezza e ci immergiamo in maniera più profonda e personale tra le pagine di Fiori d’acciaio, vengono alla luce anche gli aspetti negativi di un mondo pieno di dualità.
La denuncia sociale, politica ed economica è molto esplicita e ciò spinge anche il lettore meno riflessivo a trovare le esatte analogie con la società attuale. Dovremmo tutti interrogarci costantemente riguardo alle questioni espresse in questo libro.
Un bravo autore che si rispetti, sa lanciare un messaggio anche nella più originale delle opere di fantasia. Ho colto il monito e lo ringrazio per aver espresso anche quello che è il mio pensiero: il mondo è la nostra vittima e l’essere umano con la sua spasmodica avidità, distrugge tutto ciò che tocca.
Ciò che noi intendiamo oggi come distopia non sembra troppo lontano dalla realtà, in quanto pregno di estrema corruzione e bramosia, che tinge di tinte fosche le pagine di cronaca mondiale.
Regno del Sud e regno del Nord
Nello specifico della storia esistono questi due regni differenze, il regno del Nord e del Sud sono comparabili secondo abili analogie, al mondo reale. L’uno l’opposto dell’altro in tutto.
Arey è la divinità a cui è devoto il regno del Nord, dedito alla violenza e all’immoralità. Dove solo il più forte sopravvive. Il regno che viene descritto è in tutto e per tutto simile al nostro, si evince da come vengono mostrate le peculiarità peggiori del nostro mondo.
Il sistema dello sfruttamento, l’egoismo tipico dell’essere umano, l’abuso convulso e avido delle risorse naturali e il conseguente inquinamento ambientale che ne deriva. La violenza è una normale conseguenza di un regime basato sulla forza bruta e sull’arroganza.
Molto diversa è la situazione al Sud, dove regna la pacifica regina Kalida con i quattro reggenti da lei designati. Qui sono tutti immortali. Gli abitanti mostrano una passione per la conoscenza e la condivisione, dove tutti sanno essere buoni e sinceri. Tutti fedeli alla buona divinità benevola chiamata Yera. Si nota molto il senso dell’altruismo e della socialità di questi fantomatici membri della comunità del Sud.
I protagonisti
I personaggi ci spiegano le evidenti differenze tra il mondo com’era prima e com’è oggi. Come vi accennavo, nel Sud, da dove parte la nostra storia regnano la pace e la pulizia. Non ci sono malattie, disparità sociali. Non esiste un sistema economico che renda le persone schiave del lavoro e del rientro economico.
Una vera utopia che mi ha fatto immergere momentaneamente in un mondo ideale. Dove sembra che niente di brutto possa accadere. Mi è piaciuto molto notare il senso di onore e dovere contemplato dai primi personaggi. Un concetto più orientale che occidentale. Come ben sappiamo l’armonia nell’universo non può durare in eterno e dove esiste il bene, prima o poi si andrà a contrapporre il male.
I protagonisti sono i quattro reggenti del regno del Sud: Teja, Eurion, Livas ed Exon. Ognuno con una possente armatura generata da un gemma. Ognuno di un particolare colore che contraddistingue una particolarità caratteriale, che gli conferisce una personalissima inclinazione. Al di sopra di loro c’è il possente vassallo Sharian, fratello di Teja. Tutti questi soldati dalle mille doti e poteri magici, fanno capo alla regina e hanno il compito e la missione di proteggere il regno.
In conclusione
Posso affermare che la presente opera è arrivata esattamente in un momento in cui avevo estremo desiderio di leggere storie distopiche. L’intera storia oscilla tra utopia e distopia, mostrandoci temi più che attuali.
Il colpo di scena riguardo uno dei protagonisti mi ha incollata alle pagine. Si esprime benissimo il concetto della natura umana, duale, impulsiva, ma infinitamente ricca di sfaccettature.
Sono veramente colpita della sagacia di questo autore e mi auguro di persuadervi a scoprire la sua opera, benché sia opera di fantasia, ben descrive la crudeltà, ma anche la positività insita nelle persone e proprie del nostro tempo.
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