Malèna (2000) è un capolavoro firmato Giuseppe Tornatore che, tra lampi molto intensi di erotismo ed ironia, descrive il dramma di una donna vittima del pregiudizio popolare.

Trama

Malena di Giuseppe Tornatore

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La storia è ambientata in un piccolo paesino siciliano al tempo della seconda guerra mondiale. Tra le strade ed i vicoli di Castelcutò, rimbomba in maniera continuativa la voce del Duce e dei suoi discorsi di guerra e di conquista. Tra queste stesse strade si muove, con estrema difficoltà, Malèna, donna bellissima e momentaneamente sola (il marito è partito per il fronte), due aspetti che la rendono un bersaglio perfetto per gli abitanti del paese. Gli uomini, fomentati dal clima fascista, la molestano ricoprendola di commenti indesiderati ogni volta che passeggia per il paese; le donne la bombardano di pettegolezzi e cattiverie. Questi comportamenti la obbligano, nel corso della storia, a trasformarsi da donna riservata e timida a donna “di mondo”, in un estremo tentativo di sopravvivenza.

“Avevo 12 anni e mezzo, e fu un giorno di fine primavera del 1940, quando la vidi per la prima volta. Lo ricordo benissimo perché quel pomeriggio mentre Mussolini dichiarava guerra a Francia e Gran Bretagna io ebbi la mia prima bicicletta.”

Malèna ci racconta fino a che punto il pregiudizio e le malelingue possano essere pericolosi e distruttivi, soprattutto quando le voci innescano una reazione a catena di eventi: ciò che ne deriva può, infatti, avere dalle conseguenze tragiche. In questa storia, la bassezza umana è accompagnata da un contesto storico-culturale in cui l’ignoranza si affianca alla violenza, in gran parte giustificata dal clima politico.

Malèna è vittima di quella forma di molestie che oggi chiamiamo cat-calling e che, all’interno di una cultura fascista per cui il rispetto verso le donne viene costantemente schiacciato dalla persistente affermazione del potere e dell’autorità maschile, raggiunge livelli estremi. Malèna è vittima di una società che non dà alcun valore alle donne sole, le quali solo se sposate e quindi affiancate da un uomo, diventano meritevoli di rispetto.

“Assolutamente no, signor pretore. Come potrei essere fidanzata di uno sposato?”

Difficile dire se le donne che circondano Malèna e che la maltrattano fino a picchiarla a sangue siano consapevoli di questa verità, dalla quale non potrebbero comunque sottrarsi. Una realtà che tuttavia affrontano sfogandosi con le violenze che riservano alla povera donna, il capro espiatorio perfetto di questa società danneggiata e pericolosa.

Una società che inevitabilmente la porta a cambiare e a diventare esattamente ciò di cui viene falsamente accusata, una puttana. Le cattive lingue diventano e si sostituiscono alla realtà stessa quando il loro peso diviene insopportabile: Malèna ne viene schiacciata e non può farci nulla. Da donna estremamente riservata, sarà costretta a diventare una prostituta ed intrattenere le alte sfere dell’amministrazione fascista locale. Dovrà ballare su una sinfonia che non ha scelto e mettere a tacere la propria identità. In entrambi i casi Malèna resta muta (il numero di battute di Monica Bellucci può essere letteralmente contato sulle dita), impossibilitata nell’esprimere ciò che vuole. Il suono dei pettegolezzi e dei commenti sessuali indesiderati altro non è che un enorme “stai zitta”.

“D’ora in poi ci sarò io al vostro fianco, per sempre, ve lo premetto. Datemi solo il tempo di crescere.”

Non è un caso, probabilmente, che la narrazione delle vicende di Malèna venga affidata a Renato, un bambino che si innamora della donna e che, diversamente da tutti gli altri uomini, riesce a comprenderne i dolori. È grazie a Renato e alla sua innocenza se alla fine la storia riesce persino a trovare una sorta di lieto fine.

Il pensiero di Renato non è ancora influenzato dai retaggi culturali di questo piccolo borgo che, con astiosità, procede nella storia tra pregiudizi, giochi di potere e soffocanti abusi. Lo sguardo accigliato e perplesso del giovane Renato interpreta questi elementi che scuotono la vita di Malèna come semplice “cattiveria gratuita”.

In realtà, tutto ha un suo perché, solo che il ragazzo è ancora troppo piccolo per comprendere le dinamiche socio-politiche che lo spettatore, più maturo, può cogliere. Ecco perché lo sguardo ingenuo di Renato è essenziale. Grazie a lui veniamo travolti dalla malevolenza indirizzata alla donna e riusciamo a scrollarci di dosso i pregiudizi di cui, noi stessi, potremmo essere un prodotto, per empatizzare, infine, con Maddalena Scordìa, detta Malèna.

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