Le sette vie del Drago è il primo romanzo di Francesco Codenotti. Si tratta di un fantasy con la presenzadi alcuni elementi davvero originali come la presenza di un narratore interattivo, ci arriveremo, e alcuni elementi di stampo filosofico/orientale. Pubblicato da BookRoad tramite la tecnica del crowdfunding, il romanzo ha già ottenuto un discreto successo prima ancora di vedere realmente la luce sulle diverse piattaforme digitali e fisiche.
Le sette vie del Drago – Trama
Che cosa sono il Bene e il Male? Dove inizia uno e finisce l’altro? Queste sono le domande che guidano il cammino di sette ragazzi, provenienti da tempi e luoghi diversi. Il destino, un’antica profezia e le parole del Drago Tenryū hanno deciso di unirli in una missione rischiosa quanto fondamentale. Spinti da motivazioni differenti come la vendetta e l’amore, e aiutati dagli Spiriti guardiani, intraprenderanno un viaggio comune fino alle pendici delle Montagne del drago, dove tutto sembra avere avuto inizio. La profezia, però, parla anche di altro: qualcuno ha tradito. Chi? E perché l’ha fatto? La risposta, forse, è nelle mani dello Scrittore, la misteriosa figura che sembra muovere le fila della vicenda.
Recensione
Le sette vie del drago ci trasporta fin da subito in un’atmosfera che alterna diverse ambientazioni e che vede protaginisti differenti lasciarsi spazio gli uni con gli altri. I topoi del fantasy classico ci sono tutti dal viaggio dell’eroe, alla missionde di cui questo deve farsi carico per poter salvare non solo quelli che sono i suoi affetti, ma anche l’intero mondo che lo circoda a quei sentimenti di amicizia, amore che sono il grande motore che muove le vicende di qualunque storia (o quasi) abbia attraversato questo mondo. Anche qui ci torneremo, ma appunto procediamo per gradi.
Un connubio di ambientazioni
Il primo elemento sul quale è importante soffermarsi è quello dell’ambientazione. O per essere più precisi delle ambientazioni, poiché questo romanzo non ne possiede solo una. Personaggi diversi che vengono da luoghi e tempi diversi ci fanno conoscere paesaggi e culture differenti. È palesemente chiaro che l’autore si sia ispirato alle sue passioni, prima fra tutte il Giappone dato che è proprio il personaggio di Haru a spiccare con maggiore rilievo fra gli altri. Tuttavia se Haru ci presenta l’incipit, gli altri personaggi che lo seguono non sono da meno e ci portano a scoprire diversi mondi.
Come abbiamo già accennato nella nostra introduzione riguardo l’antico, ogni cultura e ogni popolo ha le sue tradizione e questo è particolarmente evidente anche per quanto riguarda i riferimenti alla Lapponia, tanto più che le vicende qui narrate sono settate nel passato.
Si passa poi a scenari di guerra dove si potrebbe facilmente mettere a confronto quello più presente dell’Allemania di Jack e la Londra di White. Simili sotto certi aspetti, diversi per come i due personaggi interagiscono all’interno di essi e alla reazione riflettono alle ingiustizie di una guerra che li ha privati, in modo diverso, di ciò che essi amano.
E poi c’è lo scrittore e il suo mondo. Egli è un narratore esterno a tutte le vicende, potremo dire parte del nostro mondo, ma che è in grado di interagire e muovere i fili degli eventi che si susseguono all’interno della storia.
Un elemento chiave su questa figura, che non posso esimermi dal sottolineare e che scoprirà il lettore se vorrà cimentarsi con quest’opera, è il pensiero che mi ha fatto rivolgere al metateatro. Avete presenta quando un personaggio esce dal clima del suo spettacolo per interagire con il pubblico che lo circonda? È esattamente quello che avviene in quest’opera dove l’autore a un tratto prende ad agire attivamente con i suoi personaggi ed essi in qualche modo con lui.
E del resto, quale autore non dialoga con le sue creature?
Questa tecnica fa apparire l’intera narrazione come se si stesse costruendo e generando proprio dinanzi agli occhi del lettore che se non è propriamente parte del processo creativo ne è comunque spettatore.
L’amor che move il sole e l’altre stelle
Con questa citazione torniamo e passiamo ad un altro dei temi motrici del romanzo: l’amore. Quando si parla di amore, non si intende in senso romantico (che per carità, c’è anche quello, ma non solo quello) piuttosto di quel sentimento in grado di generare rapporti fra gli individui. Sotto molti aspetti l’amicizia è una forma di amore. Il sentimento di un maestro per il proprio allievo è una forma di amore e reciprocamente quello dell’allievo lo è altrettanto. La devozione per i propri doveri è una forma di amore e lo è anche lo spirito con il quale viene affrontata la propria missione atta alla salvezza di milioni e milioni di sconosciuti.
E poi sì, c’è quel sentimento che lega due individui in maniera più intima e personale e che ha i suoi due punti cardini nei due personaggi di Jack e del Dr. White.
Questi due personaggi sono per certi aspetti molto simili e perfino sono toccati da un passato molto simile. Entrambi hanno visto gli orrori della guerra ed ad entrambi la guerra ha tolto tutto ciò che possedevano. Entrambi sono legati da un profondo sentimento di amore verso una donna che però, in modi diversi, gli viene strappata via dagli stessi esseri ed è per entrambi questo evento l’inizio della loro ricerca.
Tuttavia è qui anche la principale differenza fra i due. Se Jack vuole sì vendetta, ma anche giustizia e cerca di ritrovare Arja combattendo allo stesso tempo al fianco dei Custodi per liberare il mondo da quegli esseri che sono la causa del male che affligge l’umanità. Al suo contrario White, invece, non riesce a convivere con il proprio dolore e finisce per essere corrotto da esso trasformandosi nel personaggio che poi verremo ad incontrare nel corso della vicenda. Eppure lo stesso White riconosce questa sua similitudine con Jack che non è altro ciò che egli avrebbe potuto essere se ne avesse avuto la forza, l’altra faccia della medaglia, quella che è rimasta salda sui proprio principi e non si è lasciata oscurare dalla tenebra.
Lo stile dell’opera
Abbiamo evidenziato nella nostra recensione fin qui la presenza di un narratore interno, lo scrittore, che muove i fili della vicenda e che è a sua volta mosso dall’autore sebbene possiamo dedurre che in certi momenti le due figure possano essere facilmente sovrapposte. Anzi in realtàè proprio quello che si avrebbe da pensare.
Fin qui il tutto scorre in maniera liscia e il romanzo procede fluido e e scorrevole, la lettura è agevole e le vicende traggono l’interesse del lettore. Tuttavia una criticità appare nel momento in cui c’è un cambio di prospettiva all’interno della narrazione e si passa imporvvisamente a un racconto in prima persona che rispecchia poi il point of view di uno dei personaggi, non diremo quale. Se da una parte è interessante mettere in mostra i suoi pensieri e il suo io, dall’altra però ho trovato leggermente confusionare questo cambio improvviso. Avrei forse preferito il mantenimento della terza persona, così come si è fatto per il resto dell’opera anche per voci come quella dello scrittore, ma ovviamente questa è la mia opinione e certamente non mancheremo di chiedere delucidazioni in merito nella nostra intervista che, come nostra abitudine dedicheremo all’autore.
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