Quest’oggi per la rubrica Vampireide voglio parlarvi non di un film, ma di una serie tv in cui la figura del vampiro viene dissacrata in modo geniale. What we do in the shadows é una serie TV statunitense uscita nel 2019 sull’emittente televisiva FX composta da tre stagioni da 10 episodi ciascuna. Si tratta di una serie al confine tra l’horror e il comico, che fa di sangue, battute e creature soprannaturali il suo fulcro. Travestita da falso documentario, i registri Taika Waititi e Jemaine Clement creano una satira brillante sui vampiri, riprendendo l’idea già adottata nel loro film “Vita da vampiro – what we do in the shadows” uscito nel 2014.
Trama e personaggi
What we do in the shadow, ora disponibile su Disney plus, parla della convivenza di quattro vampiri in una casa di State Island. Questi quattro vampiri sono: Nandor (Kayvan Novak), un sanguinario e pomposo ottomano di oltre 700 anni che ha come famiglio Guillermo (Harvey Guillén) – che desidera diventare vampiro dopo aver visto Antonio Banderas nei panni di Armand in Intervista col vampiro -, Nadja (Natasia Demetriou) un’affascinante e seducente vampira rom sposata con Lazlo (Matt Berry), un vampiro inglese di nobili origini, raffinato e terribilmente impacciato, e infine Colin (Mark Proksch) un vampiro energetico che fa l’impiegato.
Nandor, Nadja e Lazlo si preparano ad accogliere il Barone Afanas (Doug Jones), un potente vampiro millenario. Egli è deciso a conquistare l’America, sebbene il trio non sembra avere la minima intenzione di conquistare di cambiare il suo stile di vita e mettersi a cercare di rincorrere le idee e aspirazioni del Barone, rappresentato come un vecchio bacucco dall’aspetto particolarmente terrificante.
Nei dieci episodi che si susseguono i quattro vampiri vivono diverse avventure per cercare di non scontentare il terribile Barone, almeno fino a quando qualcosa non li libera dal loro fardello.
” « Uccidiamo il re! », « Ma qui non c’è un re…»”
Vampiri ed Ironia in what we do in the shadows
Questa serie è un’esplosione di autoironia della cultura nerd. I vampiri stessi non possono essere presi troppo sul serio, poiché loro stessi dissacrano senza pietà l’immaginario vampiresco creato nel corso del tempo. Sono creature che provano ad atteggiarsi come esseri sanguinari, ma che si rapportano in modo impacciato al mondo contemporaneo, diventando particolarmente esilaranti, attraverso una comicità spicciola e varie citazioni ad opere dell’universo vampiresco. Sono molti i luoghi, le battute o semplicemente le scene che sono chiare citazioni ad altre opere, citazioni che vengono fatte in cave comica, così da strappare un sorriso allo spettatore.
In questa serie nessun avvenimento può essere preso sul serio, anche la morte diventa motivo di riso, così come il binomio sangue – sesso che viene volutamente esasperato.
I vampiri in questa serie hanno una struttura sociale, delle leggi, un concilio, delle tradizioni, che cozzano completamente con quelle umane, così da sottolineare il loro essere fuori dal mondo, la loro incapacità di adattarsi e di lasciarsi alle spalle al passato. Tutti loro infatti, tranne Colin, continuano ad indossare abiti d’epoca, pieni di fronzoli, velluto e merletti e rivangano continuamente avvenimenti del passato, quasi a sottolineare quanto siano antichi.
Colin è l’unico vampiro che riesce ad adattarsi alla società e che non risponde ai canoni. Infatti, essendo un vampiro energetico può mostrarsi alla luce del sole e cacciare indisturbato. Il suo terreno di caccia preferito è il luogo di lavoro, dopo si mostra come il collega noioso che è alla continua ricerca dell’attenzione altrui. La cosa interessante è che il suo potere funziona anche sui vampiri e per questo, nonostante non abbia abilità sovrannaturali come i suoi coinquilini, è temuto.
Di tanto in tanto viene fuori una deliziosa satira sociale, che nasce dal rapporto dei vampiri con la società umana e ciò che notano in questa. Troviamo i continui e comuni battibecchi tra coinquilini, oppure tra coniugi, che avvicina particolarmente le figure di questi vampiri a noi e alla nostra vita.
What we do in the shadows – Recensione
Una serie leggera, dalla comicità semplice che riporta al centro della scena il vampiro, ma in modo differente dal solito, poiché non ha alcuna pretesa verso lo spettatore. Questa serie non vuole stupire, non vuole far riflettere, ma solo far svagare e rinfrescare il pubblico, in mezzo una marea di titoli ostinatamente impegnati. Si tratta di una serie che potrebbe essere considerata quasi una fiera dell’assurdo, in cui tutto può succedere.
Ho apprezzato particolarmente in questa prima stagione il modo in cui sono stati gestiti i piccoli colpi di scena, come sono state ricollegate tra loro alcune cose che apparivano apparentemente senza senso e buttate lì solo per far ridere, perché comunque dietro all’umorismo diretto si trova una trama di base che viene continuamente rispettata e tenuta in mente. Il cameo di Waititi e Clement, insieme a Tilda è stato da me particolarmente apprezzato, anche per le grasse risate che questo è riuscito a strapparmi.
Consiglio questa serie a tutto i vampirofili stanchi e che hanno bisogno di staccare un po’ la spina, senza però rinunciare al sangue e alle atmosfere gotiche.
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