Gen 7, 2022 | 0 commenti

Horrorstör di Grady Hendrix – L’horror dal design esclusivo

Gen 7, 2022 | Grady Hendrix, Libri | 0 commenti

Horrorstör è un romanzo dell’orrore scritto da Grady Hendrix giornalista, oratore pubblico e sceneggiatore americano. Il volume è stato pubblicato l’8 giugno 2021, è composto da 264 pagine, tradotto da Rosa Prencipe ed edito da Mondadori. Il libro ha una struttura molto particolare in quanto si presenta al lettore come un catalogo di mobili per poi passare alla narrazione tradizionale.

Horrorstör – Trama

Horrorstör di Grady Hendrix

Horrorstör di Grady Hendrix
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 Sta succedendo qualcosa di parecchio strano al superstore di mobili scandinavi Orsk di Cleveland, Ohio. Ogni mattina, al loro arrivo, i dipendenti trovano armadi Kjerring a pezzi, bicchieri Lagnia in frantumi e divani letto Liripip vandalizzati: chiaramente c’è qualcosa che non va. Le vendite sono in calo, le telecamere di sicurezza non rivelano nulla e i gestori del grande magazzino sono nel panico.

Per svelare il mistero, cinque giovani dipendenti si offrono volontari per un lungo turno di sorveglianza dal tramonto all’alba e – come vuole la tradizione – si troveranno alle prese con orrori che sfidano l’immaginazione.

Horrorstor non è solo la classica storia di una casa infestata che si svolge in un ambiente contemporaneo (intriso di paure che tutti noi conosciamo), ma è anche una satira del consumismo e della natura degradata del lavoro nella nuova economia del XXI secolo. Tutto questo e molto altro troverete in questo libro confezionato sotto forma di un catalogo al dettaglio, completo di illustrazioni di mobili pronti per il montaggio e altri accessori via via sempre più sinistri. Un horror insomma dal design esclusivo, capace di offrire ai lettori il terrore psicologico di cui hanno bisogno nell’elegante confezione che si meritano.

 Recensione – La filosofia di Orsk

“Non è solo un lavoro. È il resto della tua vita”.

Il personaggio principale del libro è Amy una giovane donna di 24 anni con una vita molto complicata a causa dei problemi economici. Amy abbandona l’università perché non riesce a sostenere le spese e cerca di rifugiarsi in Orsk per arrivare a fine mese. La filosofia di Orsk basata sul consumismo, sull’analisi dei clienti, sulla formazione ossessiva dei dipendenti non fa breccia su di lei rendendola a tratti menefreghista, ma sempre preoccupata per un licenziamento dietro l’angolo.

Basil il suo capo, con il quale lei ovviamente non va d’accordo, incarna alla perfezione lo stereotipo di dipendente che Orsk pretende, ovvero quello di un soggetto ligio al dovere, sempre pronto a risolvere problemi, un individuo in sostanza che ha come suo unico scopo far progredire il business di mobili.

Orsk infarcisce le menti degli stagisti di regole da sapere a memoria come un mantra, li incita alla competizione e poco importa del loro grado di soddisfazione. Solo il denaro convince Amy a fare il turno di notte e a scoprire insieme a Basil e all’adorabile Ruth Anne cosa si celi dietro gli atti vandalici che da qualche tempo compromettono il mondo idilliaco proposto dallo store.

Le sedute spiritiche vanno a finire sempre male

Potete portare il focus su una serie di temi portanti dell’opera.  Anche questi possono essere divisi in micro temi.

Come in ogni libro dell’orrore che si rispetti si parte da personaggi scettici ed impavidi che nel corso dello svolgimento della trama si ricredono irrimediabilmente. Il paranormale viene sempre snobbato e le sedute spiritiche ritenute niente più di un gioco psicologico, ma anche qui qualcosa va storto e i nostri eroi si ritrovano in balia di forse oscure che minano la loro integrità fisica e psichica. Il megastore si trasforma in un teatro di puro orrore, un dedalo putrescente che non dimentica il suo passato.

 Il coraggio vien vivendo…ma solo per alcuni

 Amy ci viene presentata come una ragazza senza aspirazioni, sfiancata dalla vita, ma saranno la paura e il dolore a cambiarla e a darle quella molla che le mancava per reagire. La terribile notte nello store cancella la sua codardia e la trasforma in una paladina molto ordinaria che non si preoccupa solo di sé, ma anche degli altri.

È la tortura che le fa scoprire quel lato del suo carattere combattivo, quello che si aggrappa sugli specchi non temendo di sbucciarsi le nocche e frantumarsi le unghie.

Basil, il capo solo dedito alla carriera diventa più umano, la sicurezza dei suoi dipendenti non è più solo un compito da svolgere per compiacere i capi, bensì una missione.

Ruth Anne la dolce commessa che applica in continuazione chili di burro-cacao invece si rivela un personaggio debole che non riesce a liberarsi delle paure infantili. Gli altri due compagni di disavventura hanno invece un ruolo cruciale a tratti diventando solo scomodi talloni d’Achille.

Ogni luogo ha la sua storia

Horrorstör ci riporta sempre a quel passato che non è possibile cancellare soprattutto se intriso di sangue e ingiusta penitenza. Il passato ritorna prepotente nel presente, ed è sempre oscuro e rabbioso prendendosela con i poveri malcapitati di un mobilificio.

I luoghi hanno una memoria, l’energia positiva o negativa di chi ci ha vissuto si cristallizza e aspetta un evento casuale o indotto per riversarla. È come se tutti i sentimenti provati dai precedenti abitatori si materializzassero nonostante essi non siano più in carne ed ossa. Le sensazioni e i lamenti assumono le connotazioni di infide bestie e odori nauseabondi.

I torti pretendono di essere lavati con nuovo sangue, in un circuito continuo di sofferenza che va interrotto.

Un classico dall’ambientazione originale

 Horrorstör non è altro che il classico libro di paura infarcito di presenze e avvenimenti macabri.

Le uniche due cose originali che ho ritrovato sono l’ambientazione, di solito gli scrittori amano i luoghi lugubri dallo stile vittoriano, invece qui siamo in un mega store di un colosso economico dei nostri giorni; la seconda è il finale che mi è piaciuto molto grazie a dei piccoli colpi di scena.

Non è a mio avviso un libro da non perdere, a volte i lettori moderni si fanno troppo attirare dalla grafica, ma la sostanza è ben altra.

Per esperienza personale ho riscontrato che molto spesso i libri più originali sono quelli che investono più sulla trama che sulla grafica, ma in questi tempi balordi dove ogni settore è in crisi, comprendo che per attirare ci vuole una bella copertina e tante illustrazioni all’interno.

In conclusione posso dire che è un libro gradevole, da leggere magari di sera per aumentare certe sensazioni e farvi vivere al meglio le disavventure dei dipendenti di Orsk.

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