Memnoch il diavolo è sicuramente il romanzo più cupo e controverso della Rice. Un’avventura dai connotati onirici non facile da seguire che nella saga delle Cronache dei Vampiri pare starci un po’ stretto a causa della trama apparentemente a sé stante. Messo da parte l’universo dei vampiri, in questo libro l’autrice rivela tutto il suo anticattolicesimo prima elaborando una visione filosofico-religiosa del tutto alternativa e, poi, inserendo nel racconto la figura di una predicatrice così fanatica e distaccata dalla realtà da non sembrare neanche umana.
Nel quinto libro delle Cronache, un apprezzabile tributo al padre della letteratura italiana. Lestat si ritrova coinvolto dal Diavolo in persona in una terribile discesa negli Inferi e in una straordinaria ascesa in Paradiso. E ciò ci induce a chiederci: cosa avrà mai di tanto eccellente questo autoproclamato “principe dei vampiri” da essere così ricercato addirittura dall’Angelo Caduto?
Memnoch il diavolo – Trama
Dopo aver vissuto l’esperienza umana, Lestat ha accettato la sua condizione irrevocabile di vampiro al punto da gustarsi la caccia seguendo le sue vittime a lungo. Sotto i suoi canini finisce Roger, trafficante di droga e padre di Dora, telepredicatrice molto apprezzata nell’ambito dei cristiani praticanti.
Una volta passato a miglior vita, il fantasma di Roger appare a Lestat per raccontargli la sua storia e raccomandargli di vigilare sulla sua amata figlia e sui suoi averi. Il vampiro quindi si rivela a Dora ma si accorge di essere sempre più spesso pedinato da una strana entità che, infine, si rivela essere il Diavolo. Memnoch è il suo nome.
Questi dice di avere bisogno di Lestat al suo fianco nella sua “guerra” contro Dio e per convincerlo gli descrive com’è cominciato tutto: la creazione, l’evoluzione, l’essenza degli angeli, il progetto di Dio. Un viaggio dantesco che lo porterà ad attraversare il tempo, assistere alla Passione di Cristo e alle conseguenze che vi furono nelle epoche successive e infine conoscere Paradiso e Inferno.
Un viaggio straordinario e terribile dal quale tornerà con una prova tangibile che potrebbe mettere in discussione ogni convinzione acquisita finora dall’umanità…
Recensione
Pur riconoscendone la grandiosità e l’originalità della visione, devo dire che è il libro che ho meno amato. È quello in cui lo stile prolisso ed estremamente descrittivo della Rice ha pesato di più sulla scorrevolezza della storia. L’ho riletto per la seconda volta per questa recensione ed ho faticato come la prima nel seguire le interminabili disquisizioni filosofico-religiose tra Memnoch e Lestat. Ma riconosco il merito ad Anne Rice di aver portato la figura del vampiro in una dimensione del tutto nuova e ricca di spunti.
Memnoch catalizza l’attenzione del lettore in modo esclusivo: carismatico, eclettico, inquietante ma rassicurante al tempo stesso. La sua malia pare essere direttamente proporzionata a Lestat che perde sicurezza, spavalderia e forza morale al suo confronto. Ho apprezzato molto il contesto in cui si svolge la prima e ultima parte della storia. Una grigia New York innevata, gli alti edifici, la cattedrale neogotica di San Patrizio e l’enorme asettico appartamento in cui il Diavolo si palesa per la prima volta a Lestat, molto molto suggestivo!
La figura di Dora l’ho trovata inverosimile, troppo marcato il suo misticismo, troppo scollegata dalla realtà pare vivere fluttuando a un metro da terra in una dimensione parallela dove ci si fida subito di un essere che rivela essere un vampiro nonché l’assassino di suo padre!
Nel libro precedente, anche Gretchen, la suora con cui Lestat, da umano, ha una relazione carnale, è immersa nel totale fanatismo religioso dunque appare chiara la posizione dell’autrice nei confronti del cattolicesimo come istituzione. La genialità e la bellezza di questa storia sta tutta nell’incompiutezza del messaggio finale. Nonostante l’aver toccato addirittura Cristo, a Lestat restano gli stessi dubbi, gli stessi tormenti…
È stato un semplice strumento in una partita che Dio e il Diavolo giocano ad armi pari? La stessa esistenza del Diavolo è utile a Dio nei suoi inconoscibili piani? Il finale incerto è la cosa più logica: come può una creatura, umana o vampiro che sia, capire a fondo gli intenti di Dio?
Conclusione
In questo libro, si evince l’ampia e personale visione religiosa dell’autrice, una donna come ho già detto in un precedente articolo, avanti “anni luce” a cui i dogmi e i fanatismi non possono che stare stretti.
Un Dio imperfetto è quello che ci propone con “Memnoch il diavolo”, un Progetto dagli esiti inaspettati anche per Lui a cui il suo antagonista cerca di porre rimedio. Un elaborato dalla bellezza, genialità e logica che sorprende e lascia senza fiato con un finale più che all’altezza dell’opera!
I libri che compongono le Cronache dei Vampiri sono un incastro spettacolare di storie ed emozioni ma offrendo ognuno di essi una prospettiva diversa, in ognuno è logico trovare anche un’impronta, uno stile un po’ diverso che segue anche l’evoluzione spirituale della scrittrice. Un libro non facile da seguire, ma che non può assolutamente mancare a chi segue la Rice ed i suoi personaggi dalle mille sfaccettature anche perché naturalmente questa avventura così particolare fa da ponte al prossimo libro: Armand il vampiro.
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