Non siamo più vivi è il nuovo prodotto Netflix made in Corea che si è piazzato in cima alle classifiche nell’ultimo mese. Dopo il successo di Squid Game, ci troviamo ora di fronte a un vero prodotto horror. La trama è semplice. Ci troviamo infatti all’interno di una scuola dove un gruppo di studenti si trova a dover sopravvivere a una vera e propria epidemia zombie.
Non siamo più vivi – Trama
In una scuola superiore in una città suburbana, viene scoperta una studentessa con strani sintomi. Un misterioso virus inizia a diffondersi, e rapidamente il contagio diventa fuori controllo, spostandosi oltre la scuola diffondendosi in ogni angolo e fessura di tutta la città.
Mentre sempre più persone si infettano, le autorità dichiarano lo stato di emergenza. Mettono la città sotto blocco nel mezzo di un evento senza precedenti: la diffusione di un virus zombie mortale in tutta una scuola e oltre.
Un gruppo di studenti – On-jo (Park Ji-hu), Cheong-san (Yoon Chan-young), Nam-ra (Cho Yi-hyun), Su-Hyeok (Lomon) e altri – si trovano nella terribile situazione di vedere i loro amici diventare zombie. Lottano per rimanere vivi a scuola, un rifugio sicuro che ora si è trasformato in un campo di battaglia sanguinoso. Senza telefoni, senza cibo e senza adulti che li proteggano, attendono l’arrivo della squadra di soccorso.
Come possono sopravvivere e uscirne vivi?
Con pericoli in agguato a ogni angolo, devono unire le forze tra loro in una disperata lotta per la loro vita.
Recensione
Se l’ambientazione della scuola superiore potrebbe far pensare che si tratti semplicemente di un teen-drama, allora questa impressione è del tutto sbagliata quando si tratta di Non siamo più vivi. La serie, infatti, eh non si risparmia certo per quanto riguarda la matrice horror. Ma del resto chiunque si sia minimamente interessato del cinema asiatico è ben conscio che questo sia in grado di produrre alcune ottime pellicole proprio riguardo questo genere.
E se la serie stessa cita il più famoso Train to Busan, non è forse solamente un caso che i due prodotti abbiano diversi punti in comune.
La serie è basata sull’omonima graphic novel All of Us Are Dead grande buttato nel 2009 in Corea ed è rimasta in cima alle classifiche per i due anni consecutivi.
Lo Jonas-Virus: storia di padri e figli
L’intera epidemia trae origine da un virus creato partendo dal sangue di alcune topi. La mente dietro questo pericoloso virus e quella di Lee Byeong-chan, professore di Scienze e padre di Lee Jin-su, ragazzo vittima di bullismo. Ed è proprio dopo che quest’ultimo ha tentato il suicidio, a causa delle vessazioni dei suoi compagni, che l’uomo decide di sintetizzare il virus che dovrebbe dare al ragazzo maggiore coraggio però affrontare i suoi oppressori.
Tuttavia il risultato non è certamente quello sperato e Lee Jin-su muta lentamente la propria natura fino trasformarsi in una creatura il tutto incapace di ragionare. Il virus prende il controllo del suo ospite e lo costringe ad attaccare altri esseri umani in parte per nutrirsi e in parte per riuscire a proliferare.
A questo punto si potrebbe aprire una grossa parentesi sul tema del bullismo, sugli effetti che questo può avere nei confronti delle sue vittime, il riconoscimento che viene dato o meno al dolore che essi provano nel sentirsi completamente impotenti, spaventati e, soprattutto, nel non poter chiedere aiuto per il timore di venire giudicati.
Tutto sommato il professor Lee pretende che il figlio sia più forte, più coraggioso, che combatta i suoi persecutori cosa che però non è nel carattere del ragazzo, senza però rendersi conto che in realtà il giovane combatte ogni giorno una guerra adesso lo scopo di rimanere vivo. Una guerra non fisica una guerra non fatta di violenza, ma una guerra psicologica contro se stessa e contro tutto il male che il mondo circostante riversa su di lui.
Non siamo più umani
Un altro tema chiave della serie è quello della perdita di umanità o della sua conservazione. Se gli zombie perdono completamente la capacità di ragionare e quindi di provare emozioni, insieme a tutti i ricordi della loro vecchia vita, per gli umani possiamo andare incontro a un fenomeno leggermente differente.
Alcuni di loro, infatti, nell’intento di sopravvivere non baderanno più al fatto che altri individui condividono la loro stessa sorte. Anzi spesso e volentieri alcuni elementi diverranno perfino sacrificabili al fine di ottenere la propria salvezza. E ancora ci sarà chi si mostrerà crudele per puri fini egoistici condannando così anche chi avrebbe avuto in realtà tutte le possibilità di sopravvivere.
Certo, è abbastanza ovvio che non sia così per tutti i personaggi della serie e che fra i tanti ci saranno anche quelli disposti a mettere in pericolo se stessi e addirittura a sacrificarsi volontariamente per salvare i propri compagni.
Tuttavia questo può comunque generare una profonda riflessione su quanto l’essere umano sia in generale egoista e che molto spesso proprio nelle situazioni di emergenza finisce per rivelare la propria vera natura.
È anche però importante notare che coloro che riescono a fare il gruppo, a collaborare, a restare uniti nelle decisioni e soprattutto preservarsi a vicenda riescano a sopravvivere poi a lungo rispetto a chi finisce per isolarsi e agire per conto proprio. Diverse menti che ragionano in modo diverso, che hanno vissuto esperienze differenti e che quindi sono in grado di analizzare l’ambiente secondo differenti conoscenze riescono più facilmente a trovare una soluzione hai problemi che si trovano ad affrontare.
Ma Non siamo più vivi è una serie da guardare?
La domanda in realtà è molto personale e la risposta è chiaramente differente a seconda di chi la pone tanto. La serie è composta da un cast giovane, ma comunque non privo di esperienza, le ambientazioni sono prevalentemente quello che il complesso scolastico a parte qualche scena che si svolge all’esterno.
Gli attori si muovono bene all’interno delle loro parti, i personaggi anno tutti una personalità del identificabile, un background costruito e definito per ognuno di loro.
Chiaramente bisogna sempre esaminarla all’interno del contesto in cui essa è realizzata. Per quanto mi riguarda io sono riuscita ad apprezzarla e pertanto consiglio di dargli almeno una possibilità.
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