Nicolas Eymerich, Inquisitore di Valerio Evangelisti è il primo volume di una saga di fantascienza di ampio respiro edita da Mondadori nel lontano 1994.
Valerio Evangelisti è nato a Bologna il 20 giugno 1952. Nel 1993 Evangelisti ha vinto il Premio Urania proprio con il romanzo Nicolas Eymerich, Inquisitore, pubblicato sul mensile di fantascienza “Urania” nel 1994. Quell’anno, fu il titolo più venduto della collana, con 15.000 copie (poi divenute 17.000). Sono seguiti, nel tempo, altri dieci romanzi del ciclo di Eymerich e tutti hanno avuto numerose riedizioni.
Nell’estate del 1995, Il mistero dell’inquisitore Eymerich è stato pubblicato in dieci puntate da “Il Venerdì di Repubblica”, e poi raccolto in volume. Dai suoi romanzi Evangelisti ha ricavato tre sceneggiati radiofonici di trenta puntate ciascuno, andati in onda su Radio Rai 2 tra il 1999 e il 2001: La scala per l’inferno, Il castello di Eymerich (vincitore del Prix Italia per la migliore sceneggiatura) e La furia di Eymerich.
Nel 1999 Evangelisti ha pubblicato in tre volumi Magus. Il romanzo di Nostradamus. Il suo successo (oltre centomila copie vendute alla prima edizione) gli ha permesso di dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Alternati alle storie di Eymerich sono seguiti altri romanzi: Metallo urlante, Black Flag (ciclo del metallo), Antracite, Noi saremo tutto, One Big Union (trilogia americana), Il collare di fuoco, Il collare spezzato (ciclo messicano), Tortuga, Veracruz, Cartagena (trilogia dei pirati), e i tre volumi de Il sole dell’avvenire, sulla storia del movimento socialista in Emilia Romagna.
Assieme ad Antonio Moresco ha scritto il lavoro a due mani Controinsurrezioni.
Nicolas Eymerich, Inquisitore – Trama
Nicolas Eymerich, Inquisitore racconta tre storie intrecciate.
La prima, e più importante, è la vicenda della nomina del frate domenicano Nicolas (o Nicolau) Eymerich a Inquisitore generale del Regno di Aragona, alla metà del Trecento; Eymerich, che macchina instancabilmente per ottenere una ratifica definitiva della propria nomina, deve indagare su una misteriosa setta di neopagani adoratori della dea Diana, infiltrati nella corte aragonese di Saragozza.
Le altre trame sono la storia del fisico Marcus Frullifer, che elabora una teoria scientifica in grado di spiegare i fenomeni paranormali e al tempo stesso di consentire viaggi interstellari; l’altra, ambientata due secoli nel futuro, il viaggio dell’astronave “Malpertuis” verso un pianeta dimenticato dove ancora si manifesta la dea Diana.
Le tre vicende sono collegate tra loro.
Recensione – Per vivere ci vuole una strategia
“Ordina alla tua anima di volare su nel cielo ed essa non avrà bisogno di ali: niente può opporle ostacoli, né la fiamma del sole, né i corpi degli altri astri, ma solcando tutti gli spazi, essa volerà fino all’ultimo dei corpi celesti”.
Mi sono avvicinata a questa saga incuriosita dal fatto che ci fosse una serie di libri tutta nostrana di fantascienza pluripremiata in patria e all’estero. Sono sempre stata affascinata dai meccanismi che si celavano dietro la terribile istituzione dell’Inquisizione spagnola. Vederla abbinata a un contesto fantascientifico, come quello dei viaggi nel tempo e dei poteri della psiche, non può che avermi stimolata a cominciare.
Questo primo volume ci fa conoscere Nicolas Eymerich, un giovane inquisitore spagnolo di trentadue anni, che si ritrova con il fardello di ereditare la carica d‘Inquisitore Generale, ovvero magister, dal morente padre Augustin. Il suo mandato inizia sottoponendolo a mille insidie sia di carattere politico sia spirituale. Ma la scorza dura di questo giovane uomo sorprende sin dalle prime righe.
L’inconscio collettivo di Jung
Il lettore all’inizio si trova disorientato trovandosi davanti a un dilemma a cavallo tra l’astrofisica e la psicologia dove uno scettico professore universitario regala pochi minuti del suo tempo a un visionario studente creduto pazzo. Lo studioso è convinto che esista una Psiche collettiva e che sia possibile sfruttarla per viaggiare in essa, ma non solo.
Emergono chiari riferimenti All’inconscio Collettivo che, secondo Jung, ci portiamo dietro da tempi ancestrali, con i suoi miti, le sue interdizioni e le sue potenti pulsioni. Se viene stimolato per esercitare potere, per influenzare i comportamenti mediante le emozioni, impedisce a ciascuno di armonizzare il retaggio del passato, il proprio patrimonio di sensazioni materiali e spirituali, con l’esperienza del vissuto.
Naturalmente si assiste a sovrapposizioni di razionale e irrazionale, sconfinamenti tra salute individuale e benessere sociale.
I miti sono duri a morire
Dal lontano futuro si ripiomba nel passato esattamente nel 1352 nel florido regno di Aragona. Qui un ritrovamento nei pressi della cisterna del monastero metterà in subbuglio non solo il clero, ma minerà le sorti del potere del sovrano dando motivo alla nobiltà di esautorarlo.
Ci viene presentata una Spagna multietnica e multireligiosa, ma questo non significa che questi gruppi coesistevano pacificamente. Anzi ogni motivo diviene quello giusto per finire nelle grinfie del braccio secolare dell’Inquisizione che pur di estirpare le trame del maligno commetteva innumerevoli errori di valutazione.
In questo libro emerge il culto antico di Diana dea italica, latina e romana, signora delle selve e degli animali selvatici, la custode delle fonti e dei torrenti, la protettrice delle donne, soprattutto nel parto, e colei che stabiliva il potere della regalità. Ciò che inquieta il nostro inquisitore non è solo la certezza che le donne di una regione spagnola vicina sono dedite a un culto neo pagano, bensì la connessione tra Diana e Diano ovvero Lucifero dio della stregoneria, fratello, figlio e consorte della dea, signore della luce e del mattino.
I miti sono duri a morire. E nonostante la Chiesa abbia tentato sempre di cancellarli sostituendone le divinità con i propri santi e le loro ricorrenze con le proprie cerimonie, ancora i miti affascinano il genere umano e persistono nonostante tutto. I miti sono nel DNA umano e nonostante molti contemporanei “mitizzino” star, imprenditori e celebrità di dubbio talento, ci sono i Wiccan a fare da vero collegamento col passato.
Eymerich, un eroe con la tonaca
Quella di Eymerich è una saga che a mio avviso promette davvero bene e che merita di essere scoperta da un vasto pubblico.
Per essere un eroe non c’è bisogno di una corazza o di una calzamaglia. A Eymerich basta una toga e poi il resto lo fa la sua mente acutissima. Lo definirei uno Sherlock Holmes del XIV secolo anche se le sue sfide coinvolgono esseri paranormali e non astuti criminali e i suoi mezzi sono un tantino meno pacifici.
È difficile simpatizzare con il Magister. Ha un carattere spigoloso, superbo ha una palese avversione per il genere umano. Ma alla fine l’applicazione della logica, i tranelli che escogita per cogliere in fallo i suoi nemici, lo rendono un protagonista di tutto rispetto del quale si vuole conoscere sempre di più.
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