“La voce del bosco” è il primo romanzo di Simone Cattaneo. Edito da Europa edizioni per la collana: Edificare universi. Il genere è fantasy medievale. Ambientato in scenari immaginari e in un’epoca remota. Disponibile su tutti gli store online e in libreria.
La voce del bosco – Trama
Mismar: una foresta sacra, una foresta misteriosa che è vietato attraversare. Perché? Qual è il suo segreto? Si parla del regno di Beregrùnd, poi di Mirantia, dell’isola verde di HitLaétà, terre fertili e molto ambite, intrighi, centurioni, colossi, magia, sacerdotesse, cospirazioni che stravolgono tutto il mondo conosciuto. Questi gli ingredienti di un’avventura fuori dal tempo piena di misteri dove non ci sono mai vincitori né vinti, perché mai nulla è davvero come sembra…
Recensione
Questo romanzo è un fantasy concettuale, diverso dai canoni. Non si trovano le comuni creature magiche o i classici atti di stregoneria, ma tutto in un certo senso è sottinteso, mistico come il bosco di Mismar e ogni landa di terra abitata. Le popolazioni sono diverse tra loro, ma tutte si rendono custodi di antiche sapienze, lingue e tradizioni quasi filosofiche.
Mi ha ricordato lontanamente i giochi di poteri delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, anche se non ostenta alcuna specifica somiglianza con la sensualità e la violenza di Game of Thrones.
La conoscenza è potere o forse magia? I culti religiosi sono essenzialmente simili agli antichi culti pagani in questa storia.
I personaggi sfruttano le informazioni che sono custodite nell’Ert-Eloan e che recano il Verde Messaggio. Esso racchiude il pensiero dell’immensità della vita che ha poco in comune con quella umana ma più con madre natura.
Non manca in questo testo una guerra tra le varie fazioni, spesso epica con eserciti invasori che minano la pace e la tranquillità tanto agognata e la dignità della vita.
La storia è raccontata dal narratore onnisciente ed è stata divisa in tre parti, vista dai diversi punti di vista dei numerosi personaggi, delineandone il percorso.
Punti forti e punti deboli
Il linguaggio è corretto, ricercato e scorrevole. Le descrizioni sono concise ma non aiutano il lettore nel vedere ciò che viene descritto. C’è poco di mostrato ma è tutto è stato raccontato. Lo stile non è complesso, ma ho trovato la trama povera di svolte significative.
Ritengo faticoso comprendere i vari personaggi e la loro caratterizzazione. I nomi come quelli dei fratelli Corìllinus, la sacerdotessa Rubra Viicyfolia, Pivras, Dùret del regno di Beregrund, non sono facili da ricordare.
Personalmente non sono riuscita a empatizzare con i comprimari, né ho trovato un antagonista che mi abbia saputa catturare.
Certamente è apprezzabile la fantasia dell’autore e il suo sforzo di creare una nuova lingua e un nuovo mondo come esige il genere trattato.
In definitiva
Questo romanzo è chiaramente molto ispirato alla passione dell’autore per la natura. Simone ci invita a formulare degli interrogativi che troveranno risposta in un secondo romanzo? Dal finale aperto sembra decisamente chiaro che la storia de La voce del Bosco non si concluderà con questo primo libro, ma che continuerà con altre avventure.
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