Il sangue ha avuto un ruolo altamente simbolico in ogni cultura, luogo ed epoca.
A questo liquido organico dal sapore ferroso, viscoso e opaco, è stata da sempre attribuita una valenza contraddittoria. Portatore di vita come di morte, emblema di purezza e d’impurità, sacro e profano.
Il sangue fra storia e cultura popolare
Il sangue, nascosto e racchiuso nel corpo, è vita, movimento e istinto. Fin dalle origini l’uomo ha riconosciuto a questo fluido vitale un intrigato legame che univa saldamente sia la sfera fisica che quella emozionale e gli eventi che caratterizzavano il concetto di vita stessa.
“Farsi il sangue amaro”, “salire il sangue alla testa”, “un patto di sangue”, “sangue del mio sangue”, questi e tanti altri modi di dire dimostrano quanto a questa preziosa sostanza siano attribuite, nell’immaginario collettivo, cause ed effetti. Per esempio dal medioevo fino al secolo scorso era frequentissimo il ricorso al salasso a scopo terapeutico, poiché si riteneva che la fuoriuscita di sangue avrebbe liberato gli umori negativi che provocavano la malattia.
Isteria, consunzione e tutti quei malanni che la scienza dell’epoca non riusciva a spiegare venivano attribuiti a una sorta di avvelenamento del sangue o addirittura a spiriti maligni che, attraverso il taglio di una vena o all’applicazione delle sanguisughe, lasciavano il corpo del paziente attraverso la fuoriuscita di notevoli quantità di sangue che provocavano, in realtà, gravi stati anemici.
Roma, Grecia e Antico Egitto
Al tempo stesso numerose testimonianze dimostrano che al sangue venissero attribuiti soprattutto poteri di guarigione e ringiovanimento. Nelle arene dell’antica Roma il sangue dei gladiatori veniva acquistato a caro prezzo al fine di berlo come rimedio contro l’epilessia e per aumentare il vigore e la virilità.
Per quasi duemila anni, in Egitto, i “bagni di sangue” furono considerati il rimedio sovrano per la lebbra. Ma non solo, nonostante il progresso della medicina Egizia portasse i suoi medici perfino a eseguire, con discreto successo, operazioni al cervello, pare che usassero “trasfondere” sangue come cura contro il decadimento fisico. Ciò che non è noto è cosa intendessero esattamente con la parola “trasfondere” che troviamo pure nel “Traitè d’anatomie” risalente al III a.C della Scuola Alessandrina di Erofilo di Calcedonia.
Ma non solo nell’antico Egitto il sangue era inserito nell’ambito delle cure geriatriche. Ippocrate di Cos (460 – 355 a.C.) prescriveva la somministrazione di sangue nel trattamento del “mal caduco”, nel trattato “De medicina”.
Il medico romano Celso sosteneva persino di aver visto uomini malati riguadagnare improvvisamente la salute dopo aver bevuto il sangue di gladiatori uccisi. E Marsilio Ficino nel “De vita sana, longa et coelesti”, pubblicato a Firenze nel 1489, raccomanda ai vecchi di “suggere” il sangue dei giovani allo scopo di ringiovanire, ma anche in questo caso non è chiaro se si tratti d’ingestione o trasfusione.
Nella tradizione cristiana
Nel testo “Storia della città di Roma nel medioevo“, Ferdinand Gregorovius racconta del tentativo di salvare la vita a Papa Innocenzo VIII° attraverso la somministrazione del sangue di tre ragazzini di appena dieci anni “appositamente acquistati”. Più precisamente, la storia racconta che tali “cellule fresche” gli furono fatte ingerire mentre altre fonti sostengono che nei palazzi Vaticani fu tentata la prima trasfusione di sangue della storia.
La procedura, qualunque sia stata, ebbe esito negativo. Il Papa morì la notte stessa preceduto dai tre malcapitati mentre il medico personale del Pontefice fuggiva da Roma.
Volendo tralasciare il dettaglio dei gruppi sanguigni e della non compatibilità tra gruppi diversi (conoscenze, ovviamente, non note a quell’epoca), l’idea di poter prendere del sangue da corpi giovani e sani e infonderne l’energia vitale in corpi decrepiti prossimi alla morte aveva affascinato generazioni di scienziati (e continua ad affascinarne).
Altro particolare niente affatto trascurabile è la concezione cristiana (e non solo) che vede nel sangue la sede della vita e che il divieto di “farne uso” è ampiamente citata già nell’Antico Testamento.
Guardati assolutamente dal mangiarne il sangue, perché il sangue è la vita, e tu non mangerai la vita insieme con la carne
Deuteronomio 12:23
poiché la vita della carne è nel sangue.
Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per fare l’espiazione per le vostre persone;
perché il sangue è quello che fa l’espiazione, per mezzo della vita.Levitico 17:11
Fonte di purificazione e penitenza: il sacrificio di Cristo come strumento simbolico garante della nuova ed eterna alleanza perennemente rinnovata nell’eucarestia dove il divieto di “mangiare” sangue non si applicherà al sangue di Gesù Cristo poiché «chi mangia la sua carne e beve il suo sangue ha la vita eterna.
Giovanni 6,54
Altre fedi
Il punto di vista della religione musulmana sull’argomento “sangue” passa attraverso il Corano che proibisce l’utilizzo di carni di animali non macellati attraverso il taglio netto della giugulare che assicura il completo dissanguamento.
La millenaria cultura cinese riconosce nel sangue (Xue) una valenza spirituale oltre che pratica. Sostiene, infatti, che assieme al QI, l’energia sottile, il soffio vitale che permea la materia, esso non solo si pone alla base dell’esistenza, ma determina l’equilibrio psicofisico degli esseri umani quando correttamente irrorato di QI, conosciuto in occidente come “prana”.
Questa prospettiva fa del sangue l’elemento maggiormente ricco di prana che, inscindibile da esso, diventa sinonimo di vitalità fisica ma anche di spinta emozionale e motivazionale.
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