Tanti sono i film che amo guardare nel periodo che precede la festività dei defunti e Halloween, tra questi uno dei film pixar più belli e significativi è senza dubbio Coco (2017) diretto da Lee Unrkrich e Adrian Molina.
Prodotto dai Pixar Animation Studios, in co-produzione con Walt Disney Pictures e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, Coco è ispirato alla tradizione messicana e alla festività messicana nota come il Dìa de Los Muertos.
Coco – Trama
Nella cittadina di Santa Cecilia vive Miguel Rivera, un ragazzino di 12 anni che sogna di diventare un musicista come il suo idolo Ernesto De La Cruz. La famiglia di Miguel (soprattutto la nonna) è fortemente contraria a qualsiasi cosa che riguardi la musica. Questo da quando Mamá Imelda, trisnonna di Miguel, fu abbandonata con la piccola figlia Coco dal marito musicista. Miguel sarebbe quindi “destinato” a portare avanti la ditta di calzature di famiglia, attività avviata proprio da Imelda quando rimase sola.
Durante la celebrazione del Día de Muertos, dopo aver accidentalmente rotto il ritratto della trisnonna Imelda e del marito (il cui volto era stato strappato), Miguel nota un risvolto nella foto. Scopre, così, che su di esso è raffigurata la famosa chitarra di De La Cruz (morto nel 1942 schiacciato da una campana durante un concerto), quindi si convince di essere il suo pro-pro-nipote.
Il ragazzo intende partecipare a una gara di musica alla fiera di Santa Cecilia usando la chitarra che aveva sempre nascosto alla sua famiglia. Decide di suonarla per dimostrare il suo talento, ma prima che possa iniziare la nonna, infuriata, prende lo strumento e lo distrugge di fronte a tutta la famiglia.
Miguel urla alla sua famiglia di non voler più avere a che fare con loro. Corre verso il cimitero e si intrufola nel mausoleo di Ernesto De La Cruz per procurarsi la sua chitarra, convinto che colui che crede essere il suo trisavolo non avrebbe nulla in contrario. Appena la suona, viene misteriosamente trasportato in una dimensione alternativa in cui non può essere visto né ascoltato dai vivi.
Il significato
I significati sono davvero molti in questo iconico lungometraggio. Certamente ciò che spicca di più è il rispetto per la memoria per i defunti, l’amore per la famiglia e il bisogno di realizzare i propri sogni a ogni costo. In parte è anche una denuncia a chi cerca di scavalcare gli altri e fa del male al prossimo.
Ammetto che non riesco mai a guardare questa pellicola senza piangere. La trovo di grande profondità e di fortissimo impatto emotivo. Amo molto la caratterizzazione dei personaggi, l’intreccio e il colpo di scena che ci porta alle origini del protagonista. Per certi versi è in linea con le migliori storie latine.
Miguel desidera diventare un musicista. Cerca di trovare un senso di appartenenza, in una famiglia così diversa da lui per propensioni e desideri. Chi di noi non si immedesima nel ragazzino?
Poi finalmente comprende che il suo sogno è quello giusto. Si trova, così, sballottato nella terra dei morti dove dovrà lottare ancora una volta per l’approvazione e in questo caso, per quella dei suoi cari defunti. Grazie al viaggio, Miguel matura e anche la sua famiglia riceve una lezione molto importante.
L’appartenenza non vuol dire possesso e chi amiamo deve anche essere lasciato libero di vivere come desidera o sarà peggio che morto. In definitiva la verità trionfa sempre e le cattive azioni non restano mai impunite.
Il Día de Muertos
Il Giorno dei morti (in spagnolo Día de los Muertos) è una celebrazione messicana che vediamo benissimo nel film e che trovo molto interessante e bella. Viene celebrata nei primi giorni di novembre, in concomitanza con la celebrazione cattolica dei santi e dei defunti dell’1 e 2 Novembre.
A differenza delle tradizioni nostrane in sostanza tristi e remissive, a mio modesto avviso, la festa messicana viene celebrata con allegria. Musica, fiori, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi sono combinati a numerose rappresentazioni caricaturali della morte, come i famosi e colorati teschi messicani.
Vengono offerte cibarie poste sotto i ritratti dei cari defunti poste su di un altare. Bisogna inoltre esporre simboli che riconducono ai quattro elementi e adagiare oggetti appartenuti ai defunti. Alcuni lasciano liberi i letti e gli abiti pronti affinché i congiunti vengano accolti con tutto ciò che occorrerebbe loro.
Proprio così. Le popolazioni ispaniche credono profondamente che i morti tornino nel nostro mondo a consumare le offerte per la durata della celebrazione per poi ritornare nella terra dei morti carichi di questi doni.
La cosa più importante resta esporre le foto delle persone amate per far sì che non vengano mai dimenticate e possano avere accesso al nostro mondo ogni anno per il Giorno dei morti.
Trovo questi costumi emotivamente molto forti ed emozionanti per me che ho sempre amato non soltanto il culto dei morti, ma tutte le tradizioni nelle varie culture che fanno particolare attenzione a ciò che riguarda il trapasso dell’anima e la sua immortalità.
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