Abbiamo recentemente parlato del nuovo romanzo di Rosita Mazzei, Un incubo vermiglio, e come nostra abitudine abbiamo invitato la stessa autrice sul nostro portale in modo da potercene parlare a sua volta.
Benvenuta sul nostro portale, per me è un vero piacere averti come ospite di Vampire’s Tears, dopo aver letto e recensito il tuo ultimo romanzo, Un incubo vermiglio, siamo lieti d’intervistarti e farti conoscere ai nostri lettori.
La prima domanda che vorrei farti è questa: Sei il tipo di scrittrice che traccia delle linee guida dei personaggi e della struttura del romanzo o inizi da una semplice ispirazione per poi lasciar fluire la creatività?
Per prima cosa vorrei ringraziarvi per questa occasione. Per quanto riguarda il mio modo di scrivere tutto parte da un’intuizione. Quest’ultima, però, viene rielaborata più volte tramite lo studio apportato nelle fasi successive al primo guizzo immaginativo. Di conseguenza, capita spesso che dell’idea iniziale ne rimanga ben poco a causa delle varie modifiche apportate nel corso della stesura del testo.
Ci sono mondi immaginari nella mente di ogni scrittore che possono venire alla luce grazie ai propri scritti. Raccontaci l’idea iniziale di questa storia, da dove è nata?
Il tutto è nato dalla mia passione per il vampirismo e per la sotto-cultura gothic. Essa è fatta di musica (che tradizionalmente è fondata sul gothic-rock, ma che spesso viene associata al metal in diversi sotto-generi), di letteratura, di cinematografia e anche di architettura.
A ciò si unisce inevitabilmente la mia passione per i romanzi classici. In particolare, per questo mio scritto ho tratto a piene mani dal Paradiso perduto di John Milton e dai poeti maledetti.
Riguardo l’ambientazione e i costumi dell’epoca hai fatto degli studi precisi?
Sono sempre stata appassionata dell’Ottocento e dell’inizio Novecento, le epoche in cui generalmente ambiento i miei testi. Inoltre, il tutto è implementato dalla fatto di possedere una laurea triennale in Filosofia e Storia e una magistrale in Scienze Filosofiche. I miei studi, infatti, alimentano spesso il mio modo di scrivere.
In particolare, per la novella che antecede questo romanzo avevo fatto delle ricerche riguardanti le abitazioni e gli abiti adoperati nell’epoca di Elia. Anche per quanto riguarda Igor ho fatto alcune indagini.
Infatti, i lettori più attenti hanno potuto notare particolari come i modelli di automobili prodotti e messi in vendita proprio nel 1930, anno della sua trasformazione.
Ho amato molto i tuoi personaggi, Elia e Igor in primis, ma per te quale di tutti i tuoi figli letterari pensi sia quello meglio riuscito?
Ho cercato di caratterizzare al meglio tutti loro, ma Lilith ha richiesto uno sforzo maggiore. Volevo che fosse palese il fatto che per lei non era ammesso alcun freno alla sua volontà. Quest’ultima, infatti, l’aveva portata a fuggire in principio dall’Eden e da Adamo.
Quale dei grandi autori del passato o di quelli contemporanei hanno ispirato il tuo lavoro e ti hanno fatto appassionare al mondo della scrittura?
Ce ne sono tre che credo che mi abbiano fortemente influenzato, ognuno a modo loro. Essi sono Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Edgar Allan Poe e Charles Baudelaire. A un secondo livello, invece, metterei Lewis Carroll e Jane Austen.
Ovviamente sono tutti mostri sacri della letteratura mondiale, ma che mi piace leggere e rileggere per trovare sempre nuova ispirazione. Sperando di non ricevere maledizioni dagli stessi.
Di tutte le creature fantastiche descritte nei tuoi scritti, quali ami di più?
Amo sostanzialmente tutti i personaggi che, nonostante abbiano subito gravi lutti e/o privazioni iniziali, riescono a non perdere mai se stessi. Il tema della rinascita mi sta molto a cuore. Ho sempre odiato il detto la mela non cade mai lontano dall’albero. In quest’ultimo, infatti, vedo solo l’arroganza altrui di voler rilegare i più sfortunati ai meandri della disperazione.
Di conseguenza, in un modo o in un altro, cerco sempre di costruire personaggi forti capaci di risollevarsi, uscendo dagli abissi in cui sono stati gettati.
Abbiamo parlato molto del tuo lavoro, ma ora vorrei chiederti: Chi è Rosita? Cosa fai nella vita oltre alla scrittura?
Fortunatamente sono riuscita a fare della scrittura il mio lavoro. Naturalmente ho dovuto faticare tanto, ma ho concretizzato il mio obiettivo. Infatti, oltre a essere una scrittrice sono anche una giornalista pubblicista. Nonostante la mia giovane età ho avuto modo di lavorare per diverse testate giornalistiche. Mi sono occupata di recensione letteraria, cosa che faccio ancora, ma anche del mondo scuola. Inoltre, sono anche una editor, mestiere scaturito da uno stage in un’agenzia letteraria. Di conseguenza, sono sempre davanti al PC a scrivere qualcosa di nuovo.
Cosa consiglieresti agli autori esordienti che lottano per farsi strada nel mondo editoriale italiano?
Vorrei consigliare di affidarsi a persone competenti. Ciò implica anche editor e correttori di bozze. Spesso non ci si rende conto della quantità di errori che possono essere presenti in un testo e lo dico sia come scrittrice che come addetta ai lavori. Una figura esterna può aiutarci a vedere quello che da soli non si riuscirebbe a notare.
Puoi svelarci qualcosa dei tuoi prossimi progetti editoriali?
Ho completato un romanzo fantasy autoconclusivo che spero di poter pubblicare il prossimo anno. Inoltre, sto scrivendo un romanzo horror anch’esso autoconclusivo. Forse, prima o poi, troverò la storia giusta da tramutare in saga letteraria.
Grazie di cuore per essere stata con noi e continua a farci sognare con i tuoi libri e le tue novelle
Grazie ancora a voi per avermi dato uno spazio in cui esprimermi. Spero che possano esserci altre occasioni in futuro. Mi complimento, inoltre, per aver creato un luogo che consente agli artisti di esprimersi al loro meglio.
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