Vi abbiamo già accennato al lancio del Kickstarter per il corto musicale in chiave horror The Threshold. Per l’occasione abbiamo inviato una piccola intervista alla mente dietro l’intero progetto.
Benvenuto sul nostro portale. Cominciamo dalla domanda più semplice, come nasce The Threshold?
Innanzitutto grazie mille per avermi concesso (di nuovo) quest’intervista per The Threshold!
Le domande semplici non è detto che necessitino di semplici risposte, ma cercherò di fare del mio meglio…
Io mi ritengo un pessimista, sia filosoficamente che caratterialmente parlando. E questo, il più delle volte, alla gente non va giù. Sono anche un accanito lettore di letteratura Weird e le due cose convergono nelle opere del Maestro HP Lovecraft in quelle del meno conosciuto (ma altrettanto capace e terrificante) Thomas Ligotti.
Ligotti ha scritto un libro, un saggio in cui esprime tutto il suo pensiero pessimista ed antinatalista, mettendolo anche in correlazione con il mondo della letteratura horror. Tale saggio si intitola “La Cospirazione Contro la Razza Umana” e sviscera nel profondo la condizione umana nella maniera più brutale possibile. Inutile sottolineare che mi trovo d’accordo con (quasi) tutto ciò che viene lì esplicato ed è altrettanto inutile dire quanto questo libro mi abbia colpito e sconvolto. Nel bene e nel male.
Ora da qui fino ad un musical animato è stato un enorme viaggio, ma può essere semplicemente riassunto dicendo che ho sentito la necessità di esprimere anch’io questo pensiero. Volevo che la gente prendesse atto dell’esistenza di questo punto di vista sulla vita e l’esistenza umana. Ma, come lo stesso Ligotti dice, di certe cose non si può parlare apertamente, senza filtri, altrimenti barriere vengono innalzate e porte chiuse in faccia. Quindi, quale modo più carino ed “edulcorato” per esprimere questo modo di pensare se non attraverso un musical?
Da tempo avevo in mente un personaggio, un medico della peste che cercava di eradicare “il virus della coscienza” e calzava a pennello per quello che volevo fare. Quindi…
Ho diviso il libro in capitoli, ogni capitolo affronta un tema ed ogni tema è espresso tramite una canzone; poi ho preso due personaggi quanto più lontani possibili dal pensiero pessimista, ma immersi fino ai capelli nella “condizione umana”, ho fatto scontrare il tutto, sale e pepe quanto basta e voilà, così è nato The Threshold.
Perché proprio il titolo Threshold?
“The Threshold” è la Soglia, ed ha molti aspetti all’interno del corto: spesso mi rifaccio alla metafora dello spettacolo teatrale, quindi in questo caso è la soglia delle pesanti tende rosse che separa la realtà dalla finzione; ma è anche una soglia che separa una visione della realtà dall’altra, il famoso “Velo di Maya” di Schopenhauer. Ma non solo: il cortometraggio si sviluppa in diversi livelli sotterranei, ed ogni livello è preceduto da una porta da attraversare, quindi ecco una miriade di piccole soglie… Ed infine è la soglia che separa il sogno dalla realtà, ma purtroppo noi non siamo (ancora) in grado di distinguere da che parte siamo…
Hai scelto come ambientazione un parco dei divertimenti. Perché?
È un corto allegorico, basato interamente su metafore visive, e il luna park ne è una. Ma non è solo un luna park, attenzione: è un luna park sperduto, circondato da un bosco in cui non si vede la fine, ma tutte le persone lo visitano. Non ricorda un po’ un piccolo granello di polvere alla deriva nello spazio sconfinato ed oscuro del cosmo? Il luna park è la realtà così come la conosciamo, o meglio, così come l’abbiamo costruita, per distrarci da ciò che ci circonda, da ciò che ci affligge; è una fuga dal vuoto. Questo è solo il punto di partenza da cui ci avventureremo (letteralmente) nel profondo della terra…
Perché i pupazzi?
Ligotti usa molto spesso la metafora della marionetta, e secondo me è qualcosa di geniale. Noi non siamo altro che marionette consapevoli della loro condizione – legati ai fili della coscienza – che fanno però di tutto per mascherarla.
Il personaggio mascherato da medico della peste è l’unico a non avere “fili”. Questa sua caratteristica, in un certo senso, lo rende più libero rispetto agli altri?
Noi simpatici pessimisti vediamo la coscienza come una maledizione. Lo diceva anche Shakespeare: “Essere o non essere?” È la condanna di Sisifo. È la Pale Blue Dot. È qualcosa che la mente fatica a reggere e quindi parte il meccanismo dell’autoinganno.
Non penso sia più libero rispetto agli altri, ma non è afflitto dalla sofferenza dell’essere.
Qual è il messaggio dietro The Threshold?
Il testo di Ligotti è un testo pessimista, antinatalista ed “estinzionalista” – passatemi il termine. E come lui anche il già citato Schopenhauer, o anche Giacomo Leopardi, Peter W. Zapffe e tanti altri (forse non moltissimi, ma tanti…). Ci sono anche tantissimi gruppi, come il Movimento per l’Estinzione Umana (VHEMT) o la Church of Euthanasia.
Anche io, nel mio piccolo, voglio prendermi la responsabilità di esprimere questi pensieri e dire che no, essere vivi non è così bello e non essere nati sarebbe stato molto meglio.
(Mama! Uh-uh-uhhh! I don’t wanna die! Sometimes i wish i was never born at all!)
Quando hai deciso che The Threshold sarebbe diventato un corto musicale?
Praticamente all’inizio, altrimenti sarebbe stato un qualcosa di estremo e brutale.
Il rapporto fra te e Paolo Cotrone. Come nasce questa collaborazione.
Anni e anni fa, mi gettai a capofitto nella realizzazione di un lungometraggio animato basato sul Richiamo di Cthulhu (non è un progetto che ho abbandonato, solo posticipato per mancanza di mezzi… ma che negli ultimi tempi sto pensando di riprendere tra le mani – no spoiler!). Pubblicizzai un po’ la cosa sulle pagine e gruppi di Facebook che parlavano di HPL…
Paolo mi contattò, dicendomi che gli sarebbe piaciuto curare la colonna sonora.
Il messaggio finì nello spam e io lo lessi solo un anno dopo, quando postai un piccolo annuncio su Facebook alla ricerca di un compositore per The Threshold.
Diciamo che era destino.
Con lui ho trovato un ottimo compositore ed un grandissimo amico.
Dal primo giorno siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda praticamente su tutto.
Se non qualche piccola modifica di alcuni tempi e pause nel brano, non ho mai dovuto chiedergli di rifare o cambiare cose.
Se questo progetto sta vedendo la luce (che cosa paradossale) è grazie a lui.
Ma ora sto diventando sentimentale, scusate…
Abbiamo parlato di La cospirazione contro la razza umana. Raccontaci qualcosa di questo testo, come ti ha influenzato e se e perché consigli di leggerlo.
Ma io assolutamente non consiglio a nessuno di leggerlo! È un testo brutale, cattivo, che vi catapulta in una visione della realtà da cui è impossibile poi sfuggire. No, non leggetelo; è la strada per uscire dal luna park, ma vi assicuro che questa presa di coscienza non è qualcosa di così leggero e positivo. Anzi, ripensando a quel testo, più e più volte mi è sceso addosso uno sconforto allucinante. Però penso bisogna a avere la forza, o il coraggio – o la follia – di abbracciare questi pensieri. Altrimenti statevene alla larga!
E la stessa cosa vale per The Threshold.
Anche se… Anche se a me piacerebbe molto si venisse a creare un dibattito, un confronto o addirittura uno scontro. Si parla molto spesso di film che ci sono piaciuti o meno, se li abbiamo trovati belli o brutti, se ci hanno fatto emozionare o annoiare, se gli attori o la fotografia erano di nostro gradimento, se le inquadrature registiche raccontavano bene la storia e quant’altro… Ma non si parla quasi mai del messaggio, dell’espressione del pensiero del regista. Succede davvero poche volte. Io voglio prendermi la responsabilità di quello che dico. Voglio prendermi la responsabilità che qualcuno mi dica di non essere d’accordo, che il mio pensiero gli fa schifo o ribrezzo. Ma è anche questo il bello, no?
Ci sono altre opere a cui questo corto si ispira?
Opere nel vero termine della parola no, ma diciamo che c’è la presenza di qualche Outer God lovecraftiano… Ma niente spoiler!
Parliamo invece delle persone dietro le quinte. Chi sono gli altri volti dietro The Threshold?
Ci siamo io, Paolo, la sua ragazza Maria Di Maro e il nostro amico Andrea Cerbone. Fine. Questo è l’enorme team dietro ad un corto di animazione. Io mi occupo di tutta la parte visiva e produttiva, Paolo delle musiche (e presta anche la voce al Medico della Peste!), Maria e Andrea ci supportano innanzitutto moralmente e psicologicamente in questa odissea in cui ci siamo catapultati, poi ci hanno aiutato e rifinire la storia, mi hanno sbrogliato alcuni passaggi registici in cui mi ero ingarbugliato e in cui non trovavo l’uscita; Andrea ha realizzato anche alcuni disegni presenti nel corto! Ma non solo, sono stati anche parte attiva nella stesura dei testi delle canzoni. E poi ci hanno aiutato a sviluppare la campagna di raccolta fondi.
Alcuni dei premi del Kickstarter sono davvero esclusivi. Come li avete scelti?
Li abbiamo scelti come si ponderano le più importanti decisioni nella vita: davanti ad un caffè o una birra. Abbiamo pensato a cosa potesse essere carino ed economico (per noi da realizzare e per voi da acquistare, eventualmente), oltre alle ricompense più “classiche” e rodate come wallpaper, soundtrack, accesso digitale al corto, ecc…
Ho fatto realizzare un pupazzo e di questo ne vado molto fiero, comunque.
Un ultimo messaggio al nostro pubblico. Perché sostenere questo progetto?
Non sono bravo a convincere la gente a fare cose… Paolo ha deciso di aiutarmi perché siamo entrambi folli, ma io penso (spero) che la maggior parte dei vostri lettori sia composta da persone lucide e con la testa sulle spalle.
Diciamo che potrei dirvi perché io sosterrei questo progetto (sono di parte, lo so): principalmente perché è un progetto ambizioso, sia del contenuto che della forma. Del contenuto ne abbiamo discusso abbondantemente e non voglio essere ridondante, ma ritengo che la libertà di espressione sia qualcosa di sacrosanto e c’è bisogno di esprimere anche pensieri che il più delle volte vengono celati e fuggiti – a meno che non siano messaggi d’odio, in tal caso si perde ogni libertà e diritto.
E poi per la forma: siamo un piccolo gruppo di ragazzi che vogliono fare un cortometraggio HORROR ANIMATO IN ITALIA. Nel nostro Paese il cinema di genere è rilegato nei più infimi meandri delle produzioni… Per non parlare ciò che concerne l’animazione! Solo prodotti per bambini. Non si investe né per l’una né per l’altra cosa.
Noi ci vogliamo provare.
E con il vostro aiuto speriamo di riuscirci.
Un ringraziamento speciale a tutta la redazione di Vampire’s Tears e a Kei Leela per regalarmi sempre questi spazi ad ogni mio folle progetto!
Un abbraccio a tutti!
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