Tante sono le testimonianze letterarie e storiche che ci illustrano gli eventi storici della seconda guerra mondiale o che descrivono la vita dei deportati, delle loro paure, sofferenze e speranze.
Tra tutti trovo che il Diario di Anna Frank, sia il libro che ha conquistato il mio cuore per la vita. Questa raccolta di pensieri è racchiusa in un vero e proprio diario, quello di Anna.
Una famosissima storia biografica incredibilmente intensa, tanto da sembrare un costrutto letterario. E invece non è soltanto vera, è incredibilmente ben scritta, ed è entrata a ragion veduta nella storia.
Riflessioni personali
Questo libro va letto almeno una o più volte nella vita, perché non si tratta soltanto di una serie di eventi, o di un semplice diario infantile. All’interno di queste numerose pagine troverete Anna, nuda e cruda. La sua filosofia di vita, la sua grande anima critica, la sua purezza e le sue imperfezioni. Scritta nero su bianco con una maturità e un’obbiettività fuori del comune considerata la sua età.
Ciò che fa di questo libro un grande libro è la presenza di ogni elemento narrativo di base. Ella descrive ogni cosa, il come, il dove, il quando, il perché. Trabocca di emozioni. Tanto drammatico quanto divertente e sagace. Una volta iniziato non vorresti mai smettere di leggerlo. La sua scrittura è semplice, ma allo stesso tempo elegante e magnetica.
Ogni personaggio della sua storia viene descritto in maniera vivida e concreta, possiamo vedere e conoscere lei e tutti coloro che hanno toccato la sua vita.
La stessa Kitty che è il diario, come fosse un’amica a cui lei scrive, denota quanto sia stata sensibile e desiderosa di condividere ogni pensiero con un’amica che purtroppo, non poteva essere altro al di fuori del diario.
Un lavoro pregevole di un valore inestimabile. Una fonte d’ispirazione per chiunque voglia scrivere, per chiunque voglia capire la storia e sicuramente, per chiunque voglia comprendere qualcosa riguardo la sofferenza e le privazioni. Ma più della paura e dei problemi si avverte forte in ogni pagina il senso di speranza dell’autrice che nessuna circostanza è stata in grado di piegare.
Sono commossa fino alle lacrime, benché non sia la prima volta che leggo le sue parole. Ogni volta, entro sempre più in empatia con Anna, sentendola vicina come una carissima amica e che ancora una volta sento il bisogno di ringraziare.
«…È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili.
Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere..»
La storia di Anna
Anne (1929-1945), era una ragazza ebrea nata a Francoforte, fu costretta nel 1942 a entrare nella clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio nazisti.
Il carattere di Anna era volubile, gioioso, era seriamente troppo matura per la sua età, profonda e dal carattere forte. Ciò non le impediva di sentirsi sola e per nulla capita soprattutto da sua madre. Il suo desiderio di una vita indipendente e di una carriera da scrittrice è ben palese pagina dopo pagina.
Lei e gli altri sette vissero nel rifugio segreto sopra la fabbrica di confetture di suo padre Otto. Per quasi due anni riuscirono a sopravvivere aiutati dai dipendenti e dagli amici dell’azienda che con tanto affetto passarono loro tutto ciò che gli era necessario. Vissero fino a quando non furono così orribilmente traditi. Da chi sia stato compiuto il vile atto resta ancora oggi un mistero.
Nell’agosto del 1944 i clandestini vennero denunciati e così di conseguenza arrestati. Poi condotti al campo di concentramento di Westerbork; da qui le loro strade si divisero. Fatta eccezione del padre di Anna, tutti quanti morirono all’interno dei campi di sterminio nazisti. Dopo essere stata deportata nel settembre 1944 ad Auschwitz, Anna morì insieme a sua sorella Margot di tifo, a Bergen-Belsen, tra febbraio e marzo del 1945.
Alcuni amici di famiglia che avevano aiutato i clandestini a nascondersi nel rifugio, riuscirono a salvare gli appunti scritti da Anna, consegnandoli poi al padre, Otto Frank. Dopo alcuni giorni dalla notizia della morte delle sue figlie, l’uomo trovò il coraggio di leggerlo e ne curò la pubblicazione avvenuta ad Amsterdam nel 1947, col titolo originale Het Achterhuis (Il retrocasa).
Storia del diario
Scritto in lingua olandese, poiché Anna visse la clandestinità proprio ad Amsterdam. La prima edizione a stampa tenne conto sia della prima redazione originale, sia di successive rielaborazioni che Anna stessa stava facendo, auspicando una futura pubblicazione del suo diario.
Alcune pagine del diario furono omesse, perché ritenute da Otto Frank non rilevanti. La prima edizione critica del diario fu pubblicata nel 1986. Il libro suscitò un vasto interesse; ebbe svariate traduzioni (oltre settanta) e rappresenta una delle più tragiche, immediate e toccanti testimonianze della Shoah.
Divenuto anche oggetto di un’opera teatrale e di due lungometraggi, usciti al cinema nel 1959 e 2016 nonché di due film di animazione nel 1978 e 1995. Nel 2009 l’UNESCO ha inserito il Diario di Anna Frank nell’Elenco delle Memorie del mondo. Il manoscritto originale è conservato nell’Istituto nazionale degli archivi sulla seconda guerra mondiale di Amsterdam.
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