La Legge di Lidia Poët è una serie Netflix prodotta in collaborazione con POR FESR Piemonte e il Ministero della Cultura, con la regia di Matteo Rovere. Le vicende sono liberamente ispirate alla storia di Lidia Poët, prima avvocata italiana, anche se i personaggi e le vicende trattate sono romanzate.
Prima di procedere con la nostra recensione, ci teniamo a ringraziare Netflix che ci ha dato la possibilità di poter vedere la serie in anteprima che sarà disponibile dal 15 febbraio 2023.
La Legge di Lidia Poët – Trama
Torino, fine 1800. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte.
Attraverso uno sguardo che va oltre il suo tempo, Lidia assiste gli indagati ricercando la verità dietro le apparenze e i pregiudizi. Jacopo, un misterioso giornalista e cognato di Lidia, le passa informazioni e la guida nei mondi nascosti di una Torino magniloquente. La serie rilegge in chiave light procedural la storia vera di Lidia Poët, la prima avvocata d’Italia.
Recensione
Come abbiamo già accennato nella parte introduttiva di questo articolo, La Legge di Lidia Poët è liberamente ispirata al personaggio storico della stessa Lidia Poët, prima donna italiana a ottenere ufficialmente la carica di avvocato. Per quanto le vicende siano romanzate, ciò che a noi preme di presentare è la figura stessa dell’avvocata interpretata da Matilda De Angelis che si mostra come una personalità estremamente forte per i tempi delle vicende narrate.
Non è in effetti una novità in tempi recenti vedere la rappresentazione di caratteri femminili di grande rilievo nelle serie moderne. Tuttavia Lidia Poët fu effettivamente una donna che combatté al fine di difendere le proprie posizioni quando ben poche donne ne avevano il coraggio. E questo sottolinea solo maggiormente l’importanza di questo personaggio e della serie stessa.
Ma chi è stata Lidia Poët?
Di personaggi femminili si parla e si è parlato sempre molto poco. Se dovessimo cercare il nome di Lidia Poët su una vecchia enciclopedia potrebbe assalirci il dubbio che abbia subito una sorta di Damnatio Memoriae perché è completamente assente. Bisogna dunque affidarsi al web per poter recuperare qualche informazione in più.
Scopriamo così, finalmente, che Lidia nacque nel torinese del 1855 e si laureò in modo brillante all’età di 26 anni con una tesi titolata “Studio sulla Condizione della Donna rispetto al Diritto Costituzionale ed al Diritto Amministrativo nelle Elezioni” disponibile sul sito dedicato per coloro che avessero intenzione di approfondire. Già da questo tuttavia possiamo capire molto della sua personalità e di quanto le sue idee fossero divergenti dalla società dell’epoca.
Nell’agosto del 1883 fu la prima donna a essere ammessa all’Ordine degli Avvocati in Italia. Purtroppo pochi mesi più tardi, nel novembre dello stesso anno, la Corte di Appello ne ordinò la cancellazione e nonostante il ricorso, la corte di Cassazione confermò la Sentenza impedendole di fatto di esercitare. La cosa non scoraggiò comunque la Poët che collaborò con il fratello Giovanni Enrico dedicandosi prevalentemente alla difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne.
Se si riflette su tutto questo, ci si rende conto quanto possa essere assurdo che di un’eccellenza italiana nel settore della questione femminile sia così poco riconosciuta. Io stessa non ne sapevo nulla prima di apprendere della realizzazione di questa serie. Abbiamo grandi nomi eppure non se ne parla abbastanza.
La serie
La serie ci appare come un giallo di avvocatura calato nel contesto storico di fine ottocento/inizio novecento italiano. La Lidia Poët di Matilda De Angelis prende attivamente parte alle indagini che le consentono di lavorare alla difesa dei suoi protetti. Ci troviamo di fronte a un personaggio orgoglioso, attivo e femminile che è ben consapevole che il mondo in cui vive non riconosce il posto che le spetta realmente. Eppure è ostinata a ottenere nel suo “hic et nunc” perché, dopotutto, i cambiamenti possono essere attuati solo se c’è qualcuno disposto a combattere per essi.
Forte, bella, ambiziosa e tenace l’interpretazione della De Angelis arriva estremamente vicino a quella che mi ero prefigurata leggendo la biografia del personaggio prima di approcciarmi alla visione della serie. Narrativa a parte, non sarebbe difficile pensare che ella potesse essere esattamente così, libera e indipendente. Un vento di tempesta che non può essere fermato di fronte a una barriera costruita per impedirgli di portare avanti le proprie idee. È bella questa Poët, bella nel suo animo e nel suo spirito, di un femminismo incontestabile. E per questo l’interpretazione non può che meritare un encomio.
La narrativa
La narrativa parte da ciò che fondamentalmente ci si aspetta da una serie del genere. Segue lo schema classico della giallistica con delitto, indagine e risoluzione includendo all’interno le vicende personali dei personaggi e i temi sociali di cui si fa portatrice con annesse vicende storiche senza però farli pesare sullo spettatore. È piacevole, agile, d’intrattenimento e allo stesso tempo capace di generare la riflessione in chi invece cerca qualcosa di più di una semplice storia.
Sostanzialmente può accontentare diversi tipi di pubblico da quello che cerca semplicemente una buona trama da seguire con la giusta dose di colpi di scena, suspense e momenti più narrativi ed elaborativi. Gli episodi si chiamano a vicenda e lo spettatore è stimolato a proseguire la visione finendo per divorare l’intera stagione.
Personaggi e vicende
Abbiamo dei buoni personaggi che non restano statici nel loro elemento, ma che interagiscono con la storia mostrandosi nelle varie sfaccettature ed evolvendosi all’interno di essa. E se della De Angelis abbiamo parlato abbondantemente, dobbiamo sottolineare anche la buona interpretazione di Eduardo Scarpetta nel ruolo del giornalista Jacopo Barberis, di Pier Luigi Pasino ovvero Enrico Poët e Dario Aita che interpreta invece Andrea Caracciolo.
Per quanto invece riguarda le vicende delle indagini non sono certa che la Poët storica abbia seguito esattamente i casi descritti, piuttosto, stando alle mie ricerche sono più propensa a pensare che si tratti di eventi di fantasia. Del resto appunto si tratta comunque di una serie liberamente ispirata a un personaggio reale. Se però ci domandiamo se effettivamente avrebbe potuto trattare casi simili, la risposta allora è sì. Lidia Poët si dedicò soprattutto agli ultimi, coloro che altri avrebbero lasciato indietro.
Mi sento perciò di consigliare un approccio critico alla visione de La Legge di Lidia Poët. La battaglia per la parità dei diritti di cui Lidia fu portavoce in tempi non sospetti è ancora in atto. Ma soprattutto è importante fare la conoscenza di un personaggio che ha lasciato la sua impronta indelebile all’interno di essa.
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