“Voi non mi capite e non mi aspetto che lo facciate.
Non ne siete in grado, Io sono oltre la vostra esperienza,io sono oltre il bene e il male”
Sono queste le parole pronunciate in aula da Ricardo Leyva Muñoz Ramírez, meglio conosciuto come Richard Ramirez, noto alla storia del crimine come The Night Stalker, ovvero il cacciatore della notte.
Questo appellativo nasce in seguito alle dinamiche del suo modus operandi criminale. The Night Stalker a cui Netflix ha dedicato un mini documentario “The Night Stalker: caccia a un serial killer“.
Ramirez ha compiuto infatti la maggior parte dei suoi crimini di notte, negli anni 80′ a Los Angeles, intrufolandosi nelle abitazioni, entrando dalle finestre o varcando le porte sul retro.
Nel mio articolo precedente ho scritto di un caso completamente diverso, quello di Jeffrey Dahmer . Il Serial Killer Richard Ramirez sembra presentare notevoli differenze dal punto di vista comportamentale e psicologico rispetto al cannibale di Milwaukee.
Ed è stata proprio la mia curiosità che mi ha spinto ad analizzare, finalmente, l’aspetto psicologico del Night Stalker . Uno degli uomini, a mio avviso, più inquietanti della storia del crimine.
Richard Ramirez – Genesi di un serial killer
“Un serial killer nasce dalle circostanze, come una ricetta. Povertà, droghe, abusi sui minori. Tutte queste cose contribuiscono alla frustrazione e alla rabbia di una persona e ad un certo punto della vita, si esplode” .
Questa è una delle tante riflessioni rilasciate da Richard, tutte a mio parere obiettivamente intelligenti. D’altronde egli lo era… Intelligente tanto quanto malvagio, complicato e bizzarro.
Se dovessi descrivere in breve la formazione della personalità di Ramirez, oserei invitarvi a pensare a una semplice goccia d’acqua.
Immaginate una goccia d’acqua che riposa sola su una superficie, ma che successivamente viene contaminata da sostanze in grado di influenzare la sua natura, come batteri e composti organici.
Ed egli è proprio così.
Richard Ramirez sin da bambino è stato circondato e influenzato da esperienze e persone negative che non hanno fatto altro che plasmare e plagiare una mente assorbente in piena evoluzione.
Come ho specificato nel mio precedente articolo, esiste sempre una componente multifattoriale alla base di un comportamento atipico o una personalità deviata, filtrata attraverso la grande dimensione della percezione individuale delle cose, che ancora oggi sembra essere poco comprensibile. Solo tante ipotesi e teorie, ma un’effimera certezza.
Tuttavia la personalità complessa del serial killer sembra avere una radice neuropsicologica e neurobiologica.
Numerosi fonti dichiarano che la madre di Richard, durante la gravidanza, abbia lavorato in una fabbrica trovandosi a contatto con sostanze chimiche.
Ciò spiegherebbe anche il motivo per il quale i fratelli Ramirez non godevano di un ottima salute. Joseph Ramirez aveva deformazioni ossee, altri due fratelli soffrivano di disturbi comportamentali a oggi ancora ignoti.
È risaputo che le origini dei disturbi comportamentali sono attribuibili alla presenza di deficit neuro-cognitivi (in particolare deficit delle funzioni esecutive che spiegherò dopo) e ai fattori di rischio legati alla fase prenatale e perinatale oltre che allo stile educativo genitoriale.
L’infanzia
Ci tengo a sottolineare per l’appunto, che Richard da bimbo non ha di certo vissuto situazioni leggere da un punto di vista emotivo.
Julian Ramirez, suo padre, è descritto come un uomo molto violento. Tutte le fonti riportano che prendeva a schiaffi bruscamente suo figlio incutendo molta paura nel piccolo Richard che all’epoca non aveva più di 13 anni.
Il ragazzino così tanto impaurito andava molto spesso a rifugiarsi in un cimitero, vicino casa sua, di notte. A volte restava lì anche per dormire.
Molte ricerche hanno evidenziato le ripercussioni da un punto di vista psicologico delle violente punizioni corporali. Le conseguenze comportamentali rilevate sono aggressività e antisocialità e abuso di sostanze (altro aspetto presente nella vita di Ramirez) oltre che a favorire la presenza di disturbi psichiatrici.
Le punizioni corporali inoltre hanno un impatto emotivamente complesso e alterano percorsi di sviluppo neurologici che aumentano il rischio di depressione e ansia.
Infatti alcuni colleghi di lavoro di Julian hanno testimoniato come l’uomo avesse frequenti scatti d’ira e di collera. Ciò potrebbe spiegare anche una trasmissione genetica di un’alterazione comportamentale.
Altre situazioni che hanno sicuramente scosso emotivamente Ramirez sono senz’altro gli episodi di bullismo che ha subito nel periodo scolastico. Era chiaro infatti come il ragazzo avesse lineamenti femminili e veniva deriso per questo dai suoi stessi coetanei.
Aspetto neuropsicologico
Voglio chiarire l’aspetto neuropsicologico prima citato riguardo il ruolo distintivo di uno o più deficit alle funzioni esecutive (definite anche sindromi frontali).
Le funzioni esecutive sono implicate nei processi di pianificazione, controllo e regolazione del comportamento adattivo.
Lesioni a quest’area possono determinare un quadro clinico molto ampio che abbraccia un versante di tipo produttivo caratterizzato da disturbi di iperattività o disturbi da disinibizione, tra questi alterazioni della condotta sociale e impulsività.
Non è una coincidenza infatti che altri Serial Killer come Albert Fish e John Wayne Gacy abbiano subito da giovanissimi un trauma cranico (che interessa il lobo frontale, preposto tra le altre cose, alla programmazione dei comportamenti).
Questo potrebbe trovare il suo fondamento sul fatto che Richard Ramirez a soli 2 anni ebbe una forte lacerazione sulla fronte in seguito alla caduta di un cassonetto/comò proprio sulla sua testa.
Altre fonti testimoniano addirittura che Ramirez a soli 5 anni perse i sensi su un’altalena e cadde. In seguito all’evento ha dovuto fare i conti con attacchi epilettici. Tuttavia non sono certa della veridicità di quest’ultima notizia.
Non meno importante del resto è approfondire il rapporto che Richard aveva con suo cugino Miguel, reduce della guerra del Vietnam. Miguel era venerato da suo cugino minore in quanto lo considerava un sostituto di suo padre. Tuttavia il rapporto tra i due divenne alquanto tossico dal momento che vennero mostrate a Richard le foto di torture e mutilazioni eseguite alle donne vietnamite.
Ramirez rimane eccitato e soddisfatto della visione… Ma l’accaduto decisivo che, a mio avviso, influenzò maggiormente la persona di Richard quando era appena un adolescente, fu l’uccisione della moglie di Miguel davanti ai suoi occhi.
Proprio suo cugino puntò una pistola alla testa di sua moglie, lasciandola a terra senza vita.
” I serial killer fanno su piccola scala quello che i governi fanno su larga scala. Sono un prodotto dei tempi e questi sono tempi sanguinosi. Anche gli psicopatici provano emozioni se si scava in profondità. Posso dire che ho rinunciato all’amore e alla felicità molto tempo fa.
[…]
Le persone di oggi sono sottoposte al lavaggio del cervello e programmate come un computer per essere nient’altro che marionette.
[…]
Poi avremo il coraggio di ribattezzare le nostre peggiori qualità come le nostri migliori qualità”
Crimini
Descrivere i crimini di Richard Ramirez significherebbe descrivere la forza di una rabbia repressa, che non conosce una regola.
Vorrebbe dire immergersi nel lato maligno dell’uomo e analizzare la parte oscura che campeggiava nella sua essenza.
Provava rabbia per tutti e per nessuno, per tutto e per niente.
Mi ha dato l’impressione di un uomo che ha conosciuto e assorbito una percezione distorta del piacere.
Una dimensione a oggi parzialmente conosciuta. Le interviste al Night Stalker di Mike Watkiss , ‘Intervista Ramirez che vi invito ad ascoltare ragionevolmente, danno voce a un uomo che sembra vivere nel vuoto più totale, disceso ormai nei meandri della mente.
Un uomo che alla domanda “ma tu chi sei”? Temporeggia per circa 10 secondi fissando il vuoto, prima di dire “Just a guy” (solo un ragazzo).
Neanche lui sapeva descriversi, ma sapeva attribuirsi la malvagità e l’infelicità. Richard Ramirez ha ucciso e torturato circa 13 persone, e devo sottolineare a malincuore che sono inclusi anche dei bambini.
A questo punto una domanda sorge spontanea: si nasce cattivi o si diventa cattivi?
Durante le mie ricerche mi sono chiesta: se Richard avesse vissuto un contesto familiare sereno o fosse stato circondato da persone positive, sarebbe diventato comunque il “Night Stalker”?
La risposta non è univoca ed è molto complessa, ma a tal proposito cito lo psicologo statunitense Philip Zimbardo che condusse un esperimento denominato “L’esperimento della prigione di Stanford” conosciuto anche come l’effetto Lucifero.
L’esperimento era volto a dimostrare come persone essenzialmente buone ma trovatesi in un contesto malvagio e violento possano essere capaci di compiere atti disumani.
Questo effetto suggerisce che la malvagità non è sempre congenita, ma rappresenta il risultato di molteplici situazioni in grado di influenzare il temperamento di una persona. Per chi fosse curioso è possibile approfondire l’Esperimento qui.
In conclusione, il caso di Richard Ramirez è molto complesso, rappresenta letteralmente il prodotto di una società poco attenta alla formazione di un uomo del domani ignorando ciò di cui un bambino ha bisogno per la sua serenità.
Ovviamente non è da tralasciare la presenza di una predisposizione genetica la quale molto probabilmente senza l’insieme delle tante influenze negative vissute, non avrebbe determinato per forza una personalità deviata.
Termino lasciandovi una riflessione: se noi avessimo vissuto la loro stessa vita, saremo stati migliori di loro?
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